Introduzione Quando oggi guardiamo all’offerta di prodotti audiovisivi di un qualunque servizio (sia esso la tv broadcast o una piattaforma on demand), essa sembra invasa dalla serialità televisiva. Anche se questo genere di produzioni ha avuto un’impennata negli ultimi decenni, le sue origini risalgono a un paio di secoli fa: è nel XIX secolo che la narrazione seriale diventa una modalità privilegiata di narrazione popolare. Dai feuilleton ai fumetti e ai film a puntate, dalle commedie radiofoniche alle serie televisive, ai videogiochi, le narrazioni seriali si sono rivelate un mezzo efficace per attrarre e coinvolgere il pubblico. La narrazione seriale è un prodotto culturale ovvero un «luogo di sedimentazione, di espressione, di diffusione e di rafforzamento di conoscenze, credenze, atteggiamenti, valori, norme propri di una società o di una sua produzione» (Colombo ed Eugeni, 2001; 28, Cfr. Innocenti e Pescatore, 2012). In questo senso si tratta di un meccanismo narrativo che influisce sul modo in cui la società fruisce delle storie. Negli ultimi anni anche la scuola e le istituzioni educative si sono avvicinate ai media audiovisivi, facendo emergere la necessità di costruire percorsi formativi per insegnanti ed educatori e la volontà di incrociare le diete mediali degli adolescenti al tempo delle piattaforme. Alla luce di questa premessa, uno dei casi di serialità televisiva più discussi è rappresentato da Black Mirror (Bennato 2018; Garofalo 2017), una science fiction britannica organizzata in episodi autoconclusivi che si muovono nello spazio del rapporto tra uomo e tecnologia in un futuro possibile. Creata da Charlie Brooker, la serie tv dischiude orizzonti narrativi e sociali e riflette alcune istanze della contemporaneità legate alla cultura digitale. Grazie all’ambiguità e alla indistinguibilità tra realtà e fantascienza, Black Mirror consente di ragionare e indagare alcune delle questioni più pregnanti dei nostri tempi: essere o apparire al tempo dei social media, condividere il proprio mondo privato per solitudine, piacere o incapacità di gestire lo spazio relazionale, la stupidità digitale, il controllo genitoriale attraverso app e software, i media indossabili come parte del nostro vissuto quotidiano. Con quali attenzioni possiamo raggiungere i contesti dell’educazione e della scuola, partendo proprio dalle trame della serialità? Come può Black Mirror attivare percorsi educativi che vanno a intersecare gli interessi sia della Media Literacy che dei linguaggi audiovisivi? Descrizione Se si avverte la volontà da parte di molti insegnanti, degli adulti di riferimento e degli educatori di portare la cultura popolare in classe e in aula, come modo per “sintonizzarsi”, ecco che testi mediali come Black Mirror possono aprire a interconnessioni con una molteplicità di tematiche. Attraverso lo specifico caso di Black Mirror, il contributo vuole offrire riflessioni teoriche e attività pratiche da svolgere in classe, negli spazi educativi e nei luoghi di incontro con i ragazzi, toccando tematiche che spaziano dall’utilizzo dei social media alla cittadinanza digitale, alla problematizzazione delle dinamiche legate alle industrie mediali, ma anche all’analisi del linguaggio audiovisivo e alle potenzialità delle narrazioni distopiche, solo per citarne alcune. L’intenzione del lavoro è quella di: riflettere su alcune tematiche cruciali che la serie sollecita a livello educativo e di analisi critica; ripercorrere le potenzialità degli audiovisivi nello spazio dell’educazione e della scuola; fornire esempi e sceneggiature d’uso attraverso schede didattiche pensate per il confronto con gli adolescenti e i giovani, oltre che con il proprio campo culturale e visivo. Dal punto di vista metodologico, la proposta combina due sguardi, quello tipico dei delle Scienze dell’Educazione e quello dei Media Studies, con due affondi: il primo si riferisce all’uso educativo della serialità attraverso la selezione di alcuni episodi di Black Mirror come “mediatori” e stimolo per la riflessione (uso asistematico); il secondo al linguaggio audiovisivo di Black Mirror e al suo funzionamento all’interno dell’ecosistema mediale contemporaneo (Buckingham 2020). In questo preliminare approccio interdisciplinare, la serie agisce come termometro dell’odierno contesto mediale e come sfida ai contesti educativi. La prospettiva futura vorrebbe sperimentare le sceneggiature didattiche proposte, raccogliendo dal campo suggerimenti e dati per ulteriori sviluppi, e allo stesso tempo costruire un modello esportabile ad altri prodotti e contesti mediali. References 1. Bennato, D. (a cura di) (2018). Black Mirror. Distopia e antropologia digitale. Catania: Villaggio Maori Edizioni. 2. Buckingham, D. (2020), Epilogue: Rethinking digital literacy: Media Education in the age of digital capitalism. Digital Education Review, 37, 230-239. 3. Carenzio, A., & Farinacci E. (2023). Dentro Black Mirror. Media, società, educazione. Brescia: Morcelliana. 4. Colombo, F., & Eugeni, R. (Eds.) (2001), Il prodotto culturale. Roma: Carocci. 5. Garofalo, D. (2017). Black Mirror. Memorie dal futuro. Roma: Edizioni Estemporanee. 6. Innocenti, V., Pescatore, G. (2008). Le nuove forme della serialità televisiva. Storia, linguaggio e temi. Bologna: Archetipolibri. 7. Rivoltella, P.C. (2020). Nuovi alfabeti. Educazione e culture nella società postmediale. Brescia: Scholé.

Elisa Farinacci, Alessandra Carenzio (2023). Dentro Black Mirror: la serialità per 139 promuovere la media literacy nei contesti educativi. Brescia : Scholé.

Dentro Black Mirror: la serialità per 139 promuovere la media literacy nei contesti educativi

Elisa Farinacci
;
2023

Abstract

Introduzione Quando oggi guardiamo all’offerta di prodotti audiovisivi di un qualunque servizio (sia esso la tv broadcast o una piattaforma on demand), essa sembra invasa dalla serialità televisiva. Anche se questo genere di produzioni ha avuto un’impennata negli ultimi decenni, le sue origini risalgono a un paio di secoli fa: è nel XIX secolo che la narrazione seriale diventa una modalità privilegiata di narrazione popolare. Dai feuilleton ai fumetti e ai film a puntate, dalle commedie radiofoniche alle serie televisive, ai videogiochi, le narrazioni seriali si sono rivelate un mezzo efficace per attrarre e coinvolgere il pubblico. La narrazione seriale è un prodotto culturale ovvero un «luogo di sedimentazione, di espressione, di diffusione e di rafforzamento di conoscenze, credenze, atteggiamenti, valori, norme propri di una società o di una sua produzione» (Colombo ed Eugeni, 2001; 28, Cfr. Innocenti e Pescatore, 2012). In questo senso si tratta di un meccanismo narrativo che influisce sul modo in cui la società fruisce delle storie. Negli ultimi anni anche la scuola e le istituzioni educative si sono avvicinate ai media audiovisivi, facendo emergere la necessità di costruire percorsi formativi per insegnanti ed educatori e la volontà di incrociare le diete mediali degli adolescenti al tempo delle piattaforme. Alla luce di questa premessa, uno dei casi di serialità televisiva più discussi è rappresentato da Black Mirror (Bennato 2018; Garofalo 2017), una science fiction britannica organizzata in episodi autoconclusivi che si muovono nello spazio del rapporto tra uomo e tecnologia in un futuro possibile. Creata da Charlie Brooker, la serie tv dischiude orizzonti narrativi e sociali e riflette alcune istanze della contemporaneità legate alla cultura digitale. Grazie all’ambiguità e alla indistinguibilità tra realtà e fantascienza, Black Mirror consente di ragionare e indagare alcune delle questioni più pregnanti dei nostri tempi: essere o apparire al tempo dei social media, condividere il proprio mondo privato per solitudine, piacere o incapacità di gestire lo spazio relazionale, la stupidità digitale, il controllo genitoriale attraverso app e software, i media indossabili come parte del nostro vissuto quotidiano. Con quali attenzioni possiamo raggiungere i contesti dell’educazione e della scuola, partendo proprio dalle trame della serialità? Come può Black Mirror attivare percorsi educativi che vanno a intersecare gli interessi sia della Media Literacy che dei linguaggi audiovisivi? Descrizione Se si avverte la volontà da parte di molti insegnanti, degli adulti di riferimento e degli educatori di portare la cultura popolare in classe e in aula, come modo per “sintonizzarsi”, ecco che testi mediali come Black Mirror possono aprire a interconnessioni con una molteplicità di tematiche. Attraverso lo specifico caso di Black Mirror, il contributo vuole offrire riflessioni teoriche e attività pratiche da svolgere in classe, negli spazi educativi e nei luoghi di incontro con i ragazzi, toccando tematiche che spaziano dall’utilizzo dei social media alla cittadinanza digitale, alla problematizzazione delle dinamiche legate alle industrie mediali, ma anche all’analisi del linguaggio audiovisivo e alle potenzialità delle narrazioni distopiche, solo per citarne alcune. L’intenzione del lavoro è quella di: riflettere su alcune tematiche cruciali che la serie sollecita a livello educativo e di analisi critica; ripercorrere le potenzialità degli audiovisivi nello spazio dell’educazione e della scuola; fornire esempi e sceneggiature d’uso attraverso schede didattiche pensate per il confronto con gli adolescenti e i giovani, oltre che con il proprio campo culturale e visivo. Dal punto di vista metodologico, la proposta combina due sguardi, quello tipico dei delle Scienze dell’Educazione e quello dei Media Studies, con due affondi: il primo si riferisce all’uso educativo della serialità attraverso la selezione di alcuni episodi di Black Mirror come “mediatori” e stimolo per la riflessione (uso asistematico); il secondo al linguaggio audiovisivo di Black Mirror e al suo funzionamento all’interno dell’ecosistema mediale contemporaneo (Buckingham 2020). In questo preliminare approccio interdisciplinare, la serie agisce come termometro dell’odierno contesto mediale e come sfida ai contesti educativi. La prospettiva futura vorrebbe sperimentare le sceneggiature didattiche proposte, raccogliendo dal campo suggerimenti e dati per ulteriori sviluppi, e allo stesso tempo costruire un modello esportabile ad altri prodotti e contesti mediali. References 1. Bennato, D. (a cura di) (2018). Black Mirror. Distopia e antropologia digitale. Catania: Villaggio Maori Edizioni. 2. Buckingham, D. (2020), Epilogue: Rethinking digital literacy: Media Education in the age of digital capitalism. Digital Education Review, 37, 230-239. 3. Carenzio, A., & Farinacci E. (2023). Dentro Black Mirror. Media, società, educazione. Brescia: Morcelliana. 4. Colombo, F., & Eugeni, R. (Eds.) (2001), Il prodotto culturale. Roma: Carocci. 5. Garofalo, D. (2017). Black Mirror. Memorie dal futuro. Roma: Edizioni Estemporanee. 6. Innocenti, V., Pescatore, G. (2008). Le nuove forme della serialità televisiva. Storia, linguaggio e temi. Bologna: Archetipolibri. 7. Rivoltella, P.C. (2020). Nuovi alfabeti. Educazione e culture nella società postmediale. Brescia: Scholé.
2023
New literacies. Nuovi linguaggi, nuove competenze Book of Abstracts
139
142
Elisa Farinacci, Alessandra Carenzio (2023). Dentro Black Mirror: la serialità per 139 promuovere la media literacy nei contesti educativi. Brescia : Scholé.
Elisa Farinacci; Alessandra Carenzio
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