L’articolo indaga il tormentato rapporto che Maximilien Aue, protagonista de Les Bienveillantes (2006) di Jonathan Littell, intrattiene con il tempo. Il testo, concepito nella forma di un lungo mémoire, costituisce un’autopsia dei ricordi su cui la mente del narratore torna ossessivamente, nel tentativo di negare lo scorrere inesorabile del tempo. Partendo da un’analisi delle sue strategie testuali (che mescolano forme e codici letterari del passato), si perverrà alla lettura del testo di Littell come esempio di hauntologia: condizione che, secondo Mark Fisher, affligge la cultura occidentale contemporanea.
“Qua non esiste tempo”: mito, trauma ed evento ne Le Benevole di Jonathan Littell / Andrea Suverato. - STAMPA. - 8:(2022), pp. 83-94.
“Qua non esiste tempo”: mito, trauma ed evento ne Le Benevole di Jonathan Littell
Andrea Suverato
2022
Abstract
L’articolo indaga il tormentato rapporto che Maximilien Aue, protagonista de Les Bienveillantes (2006) di Jonathan Littell, intrattiene con il tempo. Il testo, concepito nella forma di un lungo mémoire, costituisce un’autopsia dei ricordi su cui la mente del narratore torna ossessivamente, nel tentativo di negare lo scorrere inesorabile del tempo. Partendo da un’analisi delle sue strategie testuali (che mescolano forme e codici letterari del passato), si perverrà alla lettura del testo di Littell come esempio di hauntologia: condizione che, secondo Mark Fisher, affligge la cultura occidentale contemporanea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.