La città di Bologna, in epoca moderna centro per importanza secondo solo a Roma all’interno dello Stato della Chiesa, continua a rappresentare nel corso del Settecento un vivace polo culturale per la presenza dell’Università e di numerosi circoli accademici che contribuiscono ad animare il panorama cittadino. Dopo la caduta dei Bentivoglio, Bologna aveva infatti perso la corte che per tutto il Quattrocento aveva rappresentato un dinamico centro politico e culturale. Nel territorio felsineo era però sopravvissuta un’aristocrazia che continuò pervicacemente, nel corso di tutti i secoli dell’età moderna, a farsi promotrice di iniziative culturali, in continua gara con la capitale dello Stato pontificio: una competizione che rifletteva le tradizionali spinte politiche autonomistiche avanzate dalla città attraverso gli scritti di insigni giuristi. A partire dai primi decenni del Cinquecento Bologna rappresentò una capitale di Legazione nella quale, ancora nel corso del XVIII secolo, si esprimeva un policentrismo culturale attraverso il mecenatismo promosso dalle antiche famiglie patrizie (Pepoli, Malvezzi, Ranuzzi etc.) che trovavano nello Studio cittadino (con i professori e gli scolari residenti nei collegi universitari) un imprescindibile punto di riferimento. Espressione di tale vivacità culturale sono le numerose accademie che risultavano attive fin dai primi secoli dell’età moderna, alle quali si aggiunsero quelle fondate nel corso del XVIII secolo. L’Istituto delle Scienze e la figura di Benedetto XIV, pontefice che ebbe un contrastato rapporto con la propria terra d’origine e in particolare con lo Studio cittadino, occupano uno spazio di rilievo nella settecentesca scena bolognese nella quale tuttavia non sono da trascurare altre esperienze accademiche, quali ad esempio gli Inestricati e i Filarmonici. Tali circoli culturali furono incoraggiati da Prospero Lambertini e da lui utilizzati, al pari dell’Istituto delle Scienze, come strumento di una strategia politica dell’equilibrio praticata nei confronti della propria città natia. L’intervento si propone di ricostruire questa dialettica politica tra il centro, rappresentato dalla Corte di Roma, e la periferia bolognese attraverso il transfer culturale di queste accademie meno esplorate e il contributo offerto al dibattito dal Collegio di Spagna.
Maria Teresa Guerrini (2023). Alla corte di Benedetto XIV: circoli culturali ed élites spagnole nella Bologna del XVIII secolo. Napoli : Federico II University Press.
Alla corte di Benedetto XIV: circoli culturali ed élites spagnole nella Bologna del XVIII secolo
Maria Teresa Guerrini
2023
Abstract
La città di Bologna, in epoca moderna centro per importanza secondo solo a Roma all’interno dello Stato della Chiesa, continua a rappresentare nel corso del Settecento un vivace polo culturale per la presenza dell’Università e di numerosi circoli accademici che contribuiscono ad animare il panorama cittadino. Dopo la caduta dei Bentivoglio, Bologna aveva infatti perso la corte che per tutto il Quattrocento aveva rappresentato un dinamico centro politico e culturale. Nel territorio felsineo era però sopravvissuta un’aristocrazia che continuò pervicacemente, nel corso di tutti i secoli dell’età moderna, a farsi promotrice di iniziative culturali, in continua gara con la capitale dello Stato pontificio: una competizione che rifletteva le tradizionali spinte politiche autonomistiche avanzate dalla città attraverso gli scritti di insigni giuristi. A partire dai primi decenni del Cinquecento Bologna rappresentò una capitale di Legazione nella quale, ancora nel corso del XVIII secolo, si esprimeva un policentrismo culturale attraverso il mecenatismo promosso dalle antiche famiglie patrizie (Pepoli, Malvezzi, Ranuzzi etc.) che trovavano nello Studio cittadino (con i professori e gli scolari residenti nei collegi universitari) un imprescindibile punto di riferimento. Espressione di tale vivacità culturale sono le numerose accademie che risultavano attive fin dai primi secoli dell’età moderna, alle quali si aggiunsero quelle fondate nel corso del XVIII secolo. L’Istituto delle Scienze e la figura di Benedetto XIV, pontefice che ebbe un contrastato rapporto con la propria terra d’origine e in particolare con lo Studio cittadino, occupano uno spazio di rilievo nella settecentesca scena bolognese nella quale tuttavia non sono da trascurare altre esperienze accademiche, quali ad esempio gli Inestricati e i Filarmonici. Tali circoli culturali furono incoraggiati da Prospero Lambertini e da lui utilizzati, al pari dell’Istituto delle Scienze, come strumento di una strategia politica dell’equilibrio praticata nei confronti della propria città natia. L’intervento si propone di ricostruire questa dialettica politica tra il centro, rappresentato dalla Corte di Roma, e la periferia bolognese attraverso il transfer culturale di queste accademie meno esplorate e il contributo offerto al dibattito dal Collegio di Spagna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.