Ci sono eventi che più di altri dovrebbero renderci evidente l’interdipendenza globale che lega popoli, persone diverse, distanti geograficamente, per condizioni climatiche, sociali, economiche, culturali, demografiche. Può, forse, non essere immediatamente evidente, ma anche eventi di questo tipo sono all’origine della nascita di nuove famiglie. Siamo in gennaio 2010, la terra su cui vive la popolazione dello Stato di Haiti (che, accanto a Santo Domingo, costituisce l’altra metà dell’isola di Hispaniola) ha tremato violentemente, più volte, causando oltre 200mila vittime e lasciando molti bambini e ragazzini soli. Molti più di quanti fossero già prima di questo evento catastrofico. Soli; in strada, in orfanotrofi; soli o in compagnia di adulti non adatti a crescerli bene, almeno sufficientemente bene. Haiti è stata ripetutamente definita - e di fatto lo è, ma forse erano in pochi ad averlo presente prima - “Il paese più povero d’America”. E la povertà colpisce duramente le bambine, i bambini. Il terremoto ha reso soli, feriti, impauriti, esposti a pericoli, altri bambini ancora. Partire dalla descrizione delle complesse questioni che si intrecciano in uno dei problemi più gravi - la tutela dei bambini - che nascono da un evento catastrofico, verificatosi in una zona del mondo gravata da povertà e altri disagi, offre come necessaria l’opportunità di compiere chiarimenti e riflessioni. Di fornire informazioni corrette a fronte di un coacervo di notizie mediatiche a volte disorientanti che si sovrappongono, confondendo le idee. Partire da qui consente di mettere in luce aspetti delicatissimi, dell’adozione internazionale: consente di dire che l’urgenza e la drammaticità delle problematiche che si presentano nell’emergenza rende più aspre e più dure situazioni di difficoltà e bisognosità in cui già si trovano i bambini per i quali si rende necessaria l’adozione da parte di coppie straniere. Il fatto che tante regioni del globo si siano aperte all’adozione extranazionale ha strettamente a che fare con i disequilibri mondiali sul piano economico, sociale, demografico. I bambini sono le principali vittime delle problematiche connesse alle disuguaglianze a livello mondiale, e in questa dimensione devono essere attuati interventi diversi e complementari per farvi fronte. Può apparire strano parlare di responsabilità globale sui bambini a coloro che semplicemente si sentano spinti dal desiderio di “metter su famiglia”, trasformandosi da coppia di coniugi, in un padre e una madre con i propri figli; eppure, la possibilità di divenire famiglia con l’adozione internazionale comincia proprio da lì. E riguarda - prima - la capacità degli Stati di farsi carico dei propri nati, anche affidandoli a famiglie cittadine di altri Stati, implicando, cioè, questioni etiche, politiche, economiche che dovrebbero porsi lo scopo prioritario di perseguire e realizzare il “superiore interesse dei minori”. E che riguarda - poi - la disponibilità ad accogliere, educare ed amare di adulti/genitori.

Genitori e Figli che arrivano da lontano: l’adozione internazionale / Lorenzini S.. - STAMPA. - (2010), pp. 119-138.

Genitori e Figli che arrivano da lontano: l’adozione internazionale

LORENZINI, STEFANIA
2010

Abstract

Ci sono eventi che più di altri dovrebbero renderci evidente l’interdipendenza globale che lega popoli, persone diverse, distanti geograficamente, per condizioni climatiche, sociali, economiche, culturali, demografiche. Può, forse, non essere immediatamente evidente, ma anche eventi di questo tipo sono all’origine della nascita di nuove famiglie. Siamo in gennaio 2010, la terra su cui vive la popolazione dello Stato di Haiti (che, accanto a Santo Domingo, costituisce l’altra metà dell’isola di Hispaniola) ha tremato violentemente, più volte, causando oltre 200mila vittime e lasciando molti bambini e ragazzini soli. Molti più di quanti fossero già prima di questo evento catastrofico. Soli; in strada, in orfanotrofi; soli o in compagnia di adulti non adatti a crescerli bene, almeno sufficientemente bene. Haiti è stata ripetutamente definita - e di fatto lo è, ma forse erano in pochi ad averlo presente prima - “Il paese più povero d’America”. E la povertà colpisce duramente le bambine, i bambini. Il terremoto ha reso soli, feriti, impauriti, esposti a pericoli, altri bambini ancora. Partire dalla descrizione delle complesse questioni che si intrecciano in uno dei problemi più gravi - la tutela dei bambini - che nascono da un evento catastrofico, verificatosi in una zona del mondo gravata da povertà e altri disagi, offre come necessaria l’opportunità di compiere chiarimenti e riflessioni. Di fornire informazioni corrette a fronte di un coacervo di notizie mediatiche a volte disorientanti che si sovrappongono, confondendo le idee. Partire da qui consente di mettere in luce aspetti delicatissimi, dell’adozione internazionale: consente di dire che l’urgenza e la drammaticità delle problematiche che si presentano nell’emergenza rende più aspre e più dure situazioni di difficoltà e bisognosità in cui già si trovano i bambini per i quali si rende necessaria l’adozione da parte di coppie straniere. Il fatto che tante regioni del globo si siano aperte all’adozione extranazionale ha strettamente a che fare con i disequilibri mondiali sul piano economico, sociale, demografico. I bambini sono le principali vittime delle problematiche connesse alle disuguaglianze a livello mondiale, e in questa dimensione devono essere attuati interventi diversi e complementari per farvi fronte. Può apparire strano parlare di responsabilità globale sui bambini a coloro che semplicemente si sentano spinti dal desiderio di “metter su famiglia”, trasformandosi da coppia di coniugi, in un padre e una madre con i propri figli; eppure, la possibilità di divenire famiglia con l’adozione internazionale comincia proprio da lì. E riguarda - prima - la capacità degli Stati di farsi carico dei propri nati, anche affidandoli a famiglie cittadine di altri Stati, implicando, cioè, questioni etiche, politiche, economiche che dovrebbero porsi lo scopo prioritario di perseguire e realizzare il “superiore interesse dei minori”. E che riguarda - poi - la disponibilità ad accogliere, educare ed amare di adulti/genitori.
2010
Molte infanzie, molte famiglie. Interpretare i contesti in pedagogia
119
138
Genitori e Figli che arrivano da lontano: l’adozione internazionale / Lorenzini S.. - STAMPA. - (2010), pp. 119-138.
Lorenzini S.
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