Gli intrecci tra ecologia politica e ricerca sui disastri confermano tutto l’interesse di uscire dall’opposizione tra, da un lato, approcci materialisti-realisti e, dall’altro, approcci post-strutturalisti-costruttivisti dei disastri per privilegiare, invece, prospettive e metodologie che tengano insieme un’analisi storico-processuale delle strutture con un’attenzione alle situazioni di esperienza, ai processi di attribuzione di senso e alle ecologie concrete in cui questi processi si svolgono. L’attenzione alle situazioni di esperienza invita a tenere conto dei fenomeni emergenti e delle potenzialità inattese di «biforcazione». L’attenzione alle strutture, invece, invita a collocare le situazioni locali e la loro irriducibilità in una temporalità di lungo periodo e in una geografia multiscalare intessuta di interdipendenze sistemiche (tecnologiche, ecologiche, economiche). L’analisi dei processi di iscrizione territoriale delle politiche di gestione dei disastri e l’attenzione ai loro intrecci con i dispositivi e gli strumenti dell’economia capitalistica neoliberale costituiscono un punto di partenza promettente per cogliere l’eventuale emergenza, nelle crepe aperte dal disastro, di forme di resistenza o «frizioni» capaci di rallentare, se non bloccare, la macchina accelerazionista dello sviluppo insostenibile. Da semplici opposizioni, queste frizioni possono evolvere in processi di trasformazione che cercano di aprire sentieri di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. A questo fine, è però necessario che i soggetti che si fanno portatori di queste istanze riescano a intercettare e orientare i «processi di riparazione» che accompagnano il «recupero» (o recovery), operando perché convergano verso obiettivi condivisi di cambiamento
Davide Olori, Laura Centemeri (2023). Ecologia politica e disastri. Bologna : Mulino.
Ecologia politica e disastri
Davide Olori;Laura Centemeri
2023
Abstract
Gli intrecci tra ecologia politica e ricerca sui disastri confermano tutto l’interesse di uscire dall’opposizione tra, da un lato, approcci materialisti-realisti e, dall’altro, approcci post-strutturalisti-costruttivisti dei disastri per privilegiare, invece, prospettive e metodologie che tengano insieme un’analisi storico-processuale delle strutture con un’attenzione alle situazioni di esperienza, ai processi di attribuzione di senso e alle ecologie concrete in cui questi processi si svolgono. L’attenzione alle situazioni di esperienza invita a tenere conto dei fenomeni emergenti e delle potenzialità inattese di «biforcazione». L’attenzione alle strutture, invece, invita a collocare le situazioni locali e la loro irriducibilità in una temporalità di lungo periodo e in una geografia multiscalare intessuta di interdipendenze sistemiche (tecnologiche, ecologiche, economiche). L’analisi dei processi di iscrizione territoriale delle politiche di gestione dei disastri e l’attenzione ai loro intrecci con i dispositivi e gli strumenti dell’economia capitalistica neoliberale costituiscono un punto di partenza promettente per cogliere l’eventuale emergenza, nelle crepe aperte dal disastro, di forme di resistenza o «frizioni» capaci di rallentare, se non bloccare, la macchina accelerazionista dello sviluppo insostenibile. Da semplici opposizioni, queste frizioni possono evolvere in processi di trasformazione che cercano di aprire sentieri di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. A questo fine, è però necessario che i soggetti che si fanno portatori di queste istanze riescano a intercettare e orientare i «processi di riparazione» che accompagnano il «recupero» (o recovery), operando perché convergano verso obiettivi condivisi di cambiamentoFile | Dimensione | Formato | |
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