Con il termine Rital-littérature (Morelli, 1996) si indica la produzione letteraria francofona di autori e autrici di origine italiana in spazio belga. Tra le voci italofone in Belgio spiccano quelle della prima generazione di italiani che, in seguito agli accordi tra il governo belga e italiano del 1946 noti come accordi “uomo-carbone”, hanno cercato un futuro migliore lontano dalla madrepatria lavorando nelle miniere dei bacini carboniferi della Valloni (Mattiato E., La Légion du sous-sol, 1958, Editions des Artistes) o seguendo i propri padri già minatori. Tra i secondi, il nome più noto è quello di Girolamo Santocono (Rue des Italiens, 1986 e Dinddra, 1998, entrambi Editions du Cerisier). Le donne italiane sono state fin da subito coinvolte nella migrazione verso il Belgio dalla partenza e dalla distanza di figli e mariti. In seguito, sono state a loro volta le protagoniste del viaggio e dell’esperienza lavorativa connessa alla miniera. Ciononostante, la loro partecipazione è paradigmaticamente meno documentata, sia dalle fonti storiche (Sextant, 2004) che da quelle letterarie. Fa eccezione il romanzo L’Italienne (1996, EPO) di Carmelina Carracillo, nata a Charleroi da genitori molisani, sociologa, drammaturga e poetessa. In quello che, ad oggi, è il suo unico romanzo, Carracillo mette in testo un intreccio che non si limita a raccontare le vicende di una comunità di origini italiane in Belgio. Complice un matrimonio tra une Italienne e un giovane belga, il romanzo (ispirato all’esperienza dell’autrice, ma non autobiografico) presenta a chi legge il vissuto di una grande famiglia che diviene sempre più italo-belga. La voce narrante, esterna e a focalizzazione zero, lungi dall’omogeneizzare il susseguirsi delle vicende con una resa francofona univoca, deterritorializza una lingua italiana fortemente caratterizzata dalla variazione diatopica (Grutschus, in Albrecht et al. 2016) con la presenza di diversi dialetti italiani. In presenza di tali elementi, sono numerosi i casi in cui la voce narrante svolge consecutivamente un’attività autotraduttiva e le strategie adottate sono molteplici a livello intratestuale (perifrasi, riformulazioni e parentetiche) ed extratestuale (note a piè di pagina). L’intervento mira ad analizzare le funzioni dell’eterolinguismo ne L’Italienne e il profilo della voce narrante-traducente secondo i criteri proposti da Szczur (2020 e 2021) per la prosa post-migratoria del Belgio francofono.
Matilde Soliani (2023). Narration-traduction et mémoire dans L’Italienne de Carmelina Carracillo. Roma : Istituto Armando Curcio University Press.
Narration-traduction et mémoire dans L’Italienne de Carmelina Carracillo
Matilde Soliani
2023
Abstract
Con il termine Rital-littérature (Morelli, 1996) si indica la produzione letteraria francofona di autori e autrici di origine italiana in spazio belga. Tra le voci italofone in Belgio spiccano quelle della prima generazione di italiani che, in seguito agli accordi tra il governo belga e italiano del 1946 noti come accordi “uomo-carbone”, hanno cercato un futuro migliore lontano dalla madrepatria lavorando nelle miniere dei bacini carboniferi della Valloni (Mattiato E., La Légion du sous-sol, 1958, Editions des Artistes) o seguendo i propri padri già minatori. Tra i secondi, il nome più noto è quello di Girolamo Santocono (Rue des Italiens, 1986 e Dinddra, 1998, entrambi Editions du Cerisier). Le donne italiane sono state fin da subito coinvolte nella migrazione verso il Belgio dalla partenza e dalla distanza di figli e mariti. In seguito, sono state a loro volta le protagoniste del viaggio e dell’esperienza lavorativa connessa alla miniera. Ciononostante, la loro partecipazione è paradigmaticamente meno documentata, sia dalle fonti storiche (Sextant, 2004) che da quelle letterarie. Fa eccezione il romanzo L’Italienne (1996, EPO) di Carmelina Carracillo, nata a Charleroi da genitori molisani, sociologa, drammaturga e poetessa. In quello che, ad oggi, è il suo unico romanzo, Carracillo mette in testo un intreccio che non si limita a raccontare le vicende di una comunità di origini italiane in Belgio. Complice un matrimonio tra une Italienne e un giovane belga, il romanzo (ispirato all’esperienza dell’autrice, ma non autobiografico) presenta a chi legge il vissuto di una grande famiglia che diviene sempre più italo-belga. La voce narrante, esterna e a focalizzazione zero, lungi dall’omogeneizzare il susseguirsi delle vicende con una resa francofona univoca, deterritorializza una lingua italiana fortemente caratterizzata dalla variazione diatopica (Grutschus, in Albrecht et al. 2016) con la presenza di diversi dialetti italiani. In presenza di tali elementi, sono numerosi i casi in cui la voce narrante svolge consecutivamente un’attività autotraduttiva e le strategie adottate sono molteplici a livello intratestuale (perifrasi, riformulazioni e parentetiche) ed extratestuale (note a piè di pagina). L’intervento mira ad analizzare le funzioni dell’eterolinguismo ne L’Italienne e il profilo della voce narrante-traducente secondo i criteri proposti da Szczur (2020 e 2021) per la prosa post-migratoria del Belgio francofono.File | Dimensione | Formato | |
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