Il capitolo riflette sulle implicazioni territoriali dell’uso turistico del patrimonio della tratta degli schiavi nel continente africano, con esempi tratti dall’isola di Gorée in Senegal, dall’isola di Mozambico in Mozambico – dove l’autrice ha condotto uno studio sul campo - e da alcuni forti “degli schiavi” presenti sulla costa del Ghana. La tratta degli schiavi e lo schiavismo hanno contributo a modificare la storia e la geografia sia dei territori di origine e cattura sa quelli di arrivo e vendita, da entrambi i lati dell’Oceano Atlantico, lasciando segni tangibili e intangibili che nella società postmoderna hanno progressivamente acquisito un ruolo culturale sempre più significativo, in connessione con le politiche legate alla preservazione della memoria e alla sua trasformazione in heritage. Questo ha stimolato un interesse molteplice per la tratta degli schiavi da parte di diverse discipline (sociali, storiche, politiche, geografiche, turistiche), ma anche di diversi altri ambiti sociali quali i diritti umani, lo sviluppo, le identità (Curto, Lovejoy, 2004). L’uso turistico e culturale del patrimonio della tratta offre inoltre l’occasione per una messa in discussione del rapporto che turisti e residenti hanno con la propria cultura, tradizione e identità, e stimola una riflessione su questo episodio della storia globale. Nell’ambito degli studi turistici, in particolare, ci si concentra sul valore culturale dei luoghi connessi alla tratta degli schiavi (turismo culturale) e sugli impatti territoriali che esso produce, mentre un altro filone di analisi riflette sulla connessione con il dark tourism e il thanatourism. Questo capitolo vuole proporre una riflessione sull’opportunità di inquadrare le tipologie turistiche promosse dai luoghi della tratta degli schiavi in Africa e il dark tourism e thanatourism. Il contributo è strutturato in due sezioni: partendo dall’analisi della letteratura di riferimento, la prima parte offre un inquadramento delle diverse prospettive concettuali attraverso le quali si intende esplorare la relazione tra memoria, diaspore e turismo, ovvero il turismo culturale, dark tourism/thanatourism e l’approccio del contested heritage, al fine di sostenere l’analisi dei casi di studio e trarre conclusioni.
Magnani E. (2023). Il patrimonio della tratta come risorsa turistica: opportunità e criticità. Casi da Senegal, Mozambico e Ghana. Milano : Unicopli.
Il patrimonio della tratta come risorsa turistica: opportunità e criticità. Casi da Senegal, Mozambico e Ghana
Magnani E.
2023
Abstract
Il capitolo riflette sulle implicazioni territoriali dell’uso turistico del patrimonio della tratta degli schiavi nel continente africano, con esempi tratti dall’isola di Gorée in Senegal, dall’isola di Mozambico in Mozambico – dove l’autrice ha condotto uno studio sul campo - e da alcuni forti “degli schiavi” presenti sulla costa del Ghana. La tratta degli schiavi e lo schiavismo hanno contributo a modificare la storia e la geografia sia dei territori di origine e cattura sa quelli di arrivo e vendita, da entrambi i lati dell’Oceano Atlantico, lasciando segni tangibili e intangibili che nella società postmoderna hanno progressivamente acquisito un ruolo culturale sempre più significativo, in connessione con le politiche legate alla preservazione della memoria e alla sua trasformazione in heritage. Questo ha stimolato un interesse molteplice per la tratta degli schiavi da parte di diverse discipline (sociali, storiche, politiche, geografiche, turistiche), ma anche di diversi altri ambiti sociali quali i diritti umani, lo sviluppo, le identità (Curto, Lovejoy, 2004). L’uso turistico e culturale del patrimonio della tratta offre inoltre l’occasione per una messa in discussione del rapporto che turisti e residenti hanno con la propria cultura, tradizione e identità, e stimola una riflessione su questo episodio della storia globale. Nell’ambito degli studi turistici, in particolare, ci si concentra sul valore culturale dei luoghi connessi alla tratta degli schiavi (turismo culturale) e sugli impatti territoriali che esso produce, mentre un altro filone di analisi riflette sulla connessione con il dark tourism e il thanatourism. Questo capitolo vuole proporre una riflessione sull’opportunità di inquadrare le tipologie turistiche promosse dai luoghi della tratta degli schiavi in Africa e il dark tourism e thanatourism. Il contributo è strutturato in due sezioni: partendo dall’analisi della letteratura di riferimento, la prima parte offre un inquadramento delle diverse prospettive concettuali attraverso le quali si intende esplorare la relazione tra memoria, diaspore e turismo, ovvero il turismo culturale, dark tourism/thanatourism e l’approccio del contested heritage, al fine di sostenere l’analisi dei casi di studio e trarre conclusioni.File | Dimensione | Formato | |
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