La collana Ecologia Politica nasce dalla volontà di pensare la crisi ecologica in termini immediatamente politico-filosofici. La crisi della natura, infatti, non è esterna all’economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile, l’ingiunzione cui non ci si può sottrarre procrastinando. André Gorz fu tra i primi a pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un’origine storica precisa e che dischiude una inedita posta in gioco della trasformazione sociale. In questo quadro, ci interessa sottolineare il protagonismo della riproduzione sociale, cioè tutti quei conflitti che parlano una lingua diversa dalla crescita come obiettivo indiscutibile, che prospettano orizzonti altri rispetto all’accumulazione del capitale. Ci riferiamo in particolare ai conflitti che investono i rapporti socio-ecologici e la resistenza alle strategie politiche neocoloniali di appropriazione e spoliazione, ma anche a tutte quelle pratiche sociali che sperimentano forme di riappropriazione della ricchezza sociale e comune, dunque dalle resistenze contadine e bracciantili a quelle ispirate alle relazioni socio-ecologiche pensate all’interno del pensiero e delle pratiche decoloniali e femministe.
Emanuele Leonardi (In stampa/Attività in corso). Ecologia politica.
Ecologia politica
Emanuele Leonardi
In corso di stampa
Abstract
La collana Ecologia Politica nasce dalla volontà di pensare la crisi ecologica in termini immediatamente politico-filosofici. La crisi della natura, infatti, non è esterna all’economia, alla società, alla politica; ne è semmai il volto estremo, il sintomo inaggirabile, l’ingiunzione cui non ci si può sottrarre procrastinando. André Gorz fu tra i primi a pensare la questione ambientale nella sua non-autosufficienza, nella sua impossibilità a spiegarsi da sé: essa dischiude infatti una crisi del produttivismo occidentale e del capitalismo industriale che possiede un’origine storica precisa e che dischiude una inedita posta in gioco della trasformazione sociale. In questo quadro, ci interessa sottolineare il protagonismo della riproduzione sociale, cioè tutti quei conflitti che parlano una lingua diversa dalla crescita come obiettivo indiscutibile, che prospettano orizzonti altri rispetto all’accumulazione del capitale. Ci riferiamo in particolare ai conflitti che investono i rapporti socio-ecologici e la resistenza alle strategie politiche neocoloniali di appropriazione e spoliazione, ma anche a tutte quelle pratiche sociali che sperimentano forme di riappropriazione della ricchezza sociale e comune, dunque dalle resistenze contadine e bracciantili a quelle ispirate alle relazioni socio-ecologiche pensate all’interno del pensiero e delle pratiche decoloniali e femministe.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.