L'idea fissa. Una malattia dell'immaginario

Il saggio intende esplorare per la prima volta, in forma sistematica, quella che Baudelaire in una pagina dei suoi diari definisce con fulminea icasticità: “la potenza dell’idea fissa”, conferendo a questa nuova entità psichica, scoperta dalla psichiatria dell’Ottocento, una aurea quasi sovrannaturale. Si tratta di un vero e proprio nuovo modello immaginativo attraverso cui gli scrittori dell’Ottocento, nel dare forma alla sua più varia e complessa fenomenologia, deformano o sospendono la commedia dei segni con cui ogni personaggio è stato abitualmente costretto a recitare la propria vita interiore. Partendo da alcuni luoghi cruciali dell’opera di Balzac e Maupassant, soffermandosi poi su Poe e Melville per arrivare a Henry James e Conrad, il libro propone, in un fitto dialogo con la psicoanalisi, l’estetica e l’antropologia, una campionatura di alcuni dei nodi figurali più significativi, attraverso i quali l’idea fissa prende corpo.