Stranger Things. Intertestualità, audience e nostalgia

In questo articolo si intende investigare la serie TV Stranger Things considerando tre aspetti connessi con la sua complessità (Mittell 2015): la funzione delle citazioni presenti nel testo; l’apprezzamento da parte di differenti gruppi di audience; l’importanza dell’abbigliamento nell’ottica del consumo. In Stranger Things le citazioni fanno parte della materia narrativa e producono costanti rimandi agli anni 70 e 80: i diversi frammenti che compaiono in scena si configurano quasi come un patchwork di topoi legati alla cultura pop e mediale di quel periodo storico, così riconoscibili da creare immediatamente forme di intertestualità. L’uso della citazione comporta inoltre la creazione di un secondo livello della fruizione della visione, connesso ad un sapere enciclopedico (Eco 1979) già acquisito: “The evocation of 1980s nostalgia in Stranger Things proves to be a manifestation of the cultural capital of the era” (Twomey, 2018, pos. 774). Il secondo punto del mio articolo si inserisce in questo quadro e riguarda lo studio delle audience. Per realizzare l’analisi sono stati considerati due strumenti, il questionario e l’intervista semi-strutturata, che hanno permesso di raggiungere due gruppi di pubblico lontani fra loro per età anagrafica (Feasey 2009). Gli esiti della ricerca evidenziano quanto Stranger Things contempli un diverso piacere del testo (Barthes, 1973) a seconda della coorte generazionale di riferimento. L’ultimo punto dell’analisi riguarda l’approfondimento di un focus specifico: l’importanza dell’abbigliamento in Stranger Things e le sue connessioni con l’ambito del vintage e del marketing del “reboot” nel fashion system. Il mood nostalgico diventa così proposta e ispirazione di gusto, apprezzato anche dalle audience più giovani (Mascio 2021).