Questo progetto per un’ampia area a nord-ovest di Bologna denominata ex Mercato Navile è un progetto urbano e come tale assume la grande scala della città come movente delle sue forme. È chiaro, dunque, che sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di vista pratico, questa proposta progettuale pone la forma della città e la sua evoluzione storica al centro dell’invenzione urbana e architettonica. In altre parole si tratta di assumere le forme dell’architettura della città e trasfigurarle in altrettante forme del progetto contemporaneo. Una delle caratteristiche di questa impostazione progettuale consiste nel considerare la città, seguendo l’avvertenza di Lévi-Strauss, come «la cosa umana per eccellenza»; in cui convergono, come noto, memorie, aspirazioni e desideri della vita collettiva. Si tratta in un certo senso di un’ovvietà, ma che ci aiuta a pensare i fatti urbani come una forma di vita spirituale e pertanto di poterli considerare, di conseguenza, come un’opera d’arte. Assumere la città e i suoi fatti urbani come opera d’arte vuol dire in qualche modo che la relazione che si stabilisce tra la città e l’invenzione architettonica è prima di tutto di ordine immaginativo. Io credo, infatti, che con questa impostazione si possibile rivitalizzare e riportare la relazione tra città e progetto nella sfera di una ricerca compositiva di ordine razionale, ma allo stesso tempo ricca di sviluppi imprevisti. In questo senso il primo atto dell’invenzione del progetto urbano consiste proprio nell’attingere dalla realtà urbana temi di rilevanza storica e figurativa. Ora il tessuto residenziale del nuovo insediamento si differenzia notevolmente, nella misura e nel carattere, dal modello delle grandi corti della Bolognina ed assume come riferimento la densità e la compattezza del centro storico di Bologna. Più in generale la domanda diventa: è possibile replicare la qualità e la vivibilità dei centri storici delle città europee di medie dimensioni, replicandone per lo meno alcuni caratteri quali la densità edilizia, la continuità dello spazio urbano nella sua alternanza di contrazioni e dilatazioni, la dialettica tra abitazioni private, luoghi collettivi ed emergenze monumentali (le torri cilindriche)? Nel settore sud-occidentale della ‘parte’ le campate a shed degli attuali depositi ferroviari vengono riassegnati a funzioni collettive (studentato, centro socio-culturale, spazi espositivi) e si aprono sugli interni urbani di due grandi corti a ridosso del ‘Ponte di Rialto’. Per l’altro verso, una lunga galleria urbana attraversa la compattezza del tessuto residenziale da parte a parte. Va considerato per un istante il ruolo di questa nuova ‘parte’ all’interno della città. Pur riprendendo le direttrici geometriche della Bolognina e del Piano del 1889, le varianti di cui abbiamo parlato, e specialmente il ponte abitato lungo il suo limite occidentale, conferiscono alla ‘parte’ il carattere della finitezza e dell’inestensibilità. L’analogia tra la ‘parte’ ed il centro storico della città consolidata trasforma il quartiere periferico non solo in una nuova centralità ma in un nuovo centro. Questo nuovo centro decentrato avvicina Bologna alla ricchezza e alla vivibilità di una città arcipelago, una città arcipelago di medie dimensioni europea.
Lamberto Amistadi, Ildebrando Clemente (2022). Ex mercato Navile in Bologna. Urban reinvention project. Firenze : Aion.
Ex mercato Navile in Bologna. Urban reinvention project
Lamberto Amistadi;Ildebrando Clemente
2022
Abstract
Questo progetto per un’ampia area a nord-ovest di Bologna denominata ex Mercato Navile è un progetto urbano e come tale assume la grande scala della città come movente delle sue forme. È chiaro, dunque, che sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di vista pratico, questa proposta progettuale pone la forma della città e la sua evoluzione storica al centro dell’invenzione urbana e architettonica. In altre parole si tratta di assumere le forme dell’architettura della città e trasfigurarle in altrettante forme del progetto contemporaneo. Una delle caratteristiche di questa impostazione progettuale consiste nel considerare la città, seguendo l’avvertenza di Lévi-Strauss, come «la cosa umana per eccellenza»; in cui convergono, come noto, memorie, aspirazioni e desideri della vita collettiva. Si tratta in un certo senso di un’ovvietà, ma che ci aiuta a pensare i fatti urbani come una forma di vita spirituale e pertanto di poterli considerare, di conseguenza, come un’opera d’arte. Assumere la città e i suoi fatti urbani come opera d’arte vuol dire in qualche modo che la relazione che si stabilisce tra la città e l’invenzione architettonica è prima di tutto di ordine immaginativo. Io credo, infatti, che con questa impostazione si possibile rivitalizzare e riportare la relazione tra città e progetto nella sfera di una ricerca compositiva di ordine razionale, ma allo stesso tempo ricca di sviluppi imprevisti. In questo senso il primo atto dell’invenzione del progetto urbano consiste proprio nell’attingere dalla realtà urbana temi di rilevanza storica e figurativa. Ora il tessuto residenziale del nuovo insediamento si differenzia notevolmente, nella misura e nel carattere, dal modello delle grandi corti della Bolognina ed assume come riferimento la densità e la compattezza del centro storico di Bologna. Più in generale la domanda diventa: è possibile replicare la qualità e la vivibilità dei centri storici delle città europee di medie dimensioni, replicandone per lo meno alcuni caratteri quali la densità edilizia, la continuità dello spazio urbano nella sua alternanza di contrazioni e dilatazioni, la dialettica tra abitazioni private, luoghi collettivi ed emergenze monumentali (le torri cilindriche)? Nel settore sud-occidentale della ‘parte’ le campate a shed degli attuali depositi ferroviari vengono riassegnati a funzioni collettive (studentato, centro socio-culturale, spazi espositivi) e si aprono sugli interni urbani di due grandi corti a ridosso del ‘Ponte di Rialto’. Per l’altro verso, una lunga galleria urbana attraversa la compattezza del tessuto residenziale da parte a parte. Va considerato per un istante il ruolo di questa nuova ‘parte’ all’interno della città. Pur riprendendo le direttrici geometriche della Bolognina e del Piano del 1889, le varianti di cui abbiamo parlato, e specialmente il ponte abitato lungo il suo limite occidentale, conferiscono alla ‘parte’ il carattere della finitezza e dell’inestensibilità. L’analogia tra la ‘parte’ ed il centro storico della città consolidata trasforma il quartiere periferico non solo in una nuova centralità ma in un nuovo centro. Questo nuovo centro decentrato avvicina Bologna alla ricchezza e alla vivibilità di una città arcipelago, una città arcipelago di medie dimensioni europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.