Dopo il catalogo degli incunaboli della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini (2019), il catalogo degli incunaboli della Biblioteca Universitaria di Napoli è il secondo risultato conseguito dalla Scuola di alta formazione « Alberto Varvaro » in « Storia e Filologia del manoscritto e del libro antico » istituita nel 2017 con una convenzione dell’Università degli Studi « Federico II » di Napoli e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. Il volume che vede ora la luce, frutto dello strenuo impegno degli allievi della Scuola e di alcuni dottorandi della Scuola Superiore Meridionale coordinati da Giancarlo Petrella, dischiude per la prima volta agli studiosi e alla collettività uno dei fondi incunabolistici numericamente più ricchi e storicamente interessanti del patrimonio librario napoletano. Pur defraudata per regio decreto della corposa collezione di oltre quattrocento incunaboli che nel 1812 il marchese Francesco Taccone aveva assegnato all’istituenda biblioteca pubblica assieme all’intera sua magnifica raccolta di edizioni a stampa, nei decenni successivi la Biblioteca Universitaria riuscì a rastrellare un numero altrettanto ingente di edizioni quattrocentesche. Da dove giunsero? L’analisi autoptica dei circa 450 esemplari oggi conservati – e qui per la prima volta descritti nei loro aspetti materiali (legatura, decorazione, interventi manoscritti d’uso e di possesso) – consente di intravedere la progressiva formazione e l’accrescimento del fondo incunabolistico, oltre che ricostruirne in filigrana le storie parallele. Attraverso un percorso sistematico di rilevamento delle tracce di provenienza che delinea modalità e diacronie nel processo di sedimentazione libraria, riaffiorano frammenti delle soppresse biblioteche religiose (il Collegio Massimo dei Gesuiti, San Domenico Maggiore, San Giovanni a Carbonara, le Clarisse di Donnaregina, ma anche i conventi della Provincia), reliquie di una dispersa raccolta papale settecentesca e piú corposi lasciti di colti giuristi e collezionisti napoletani. Note di lettura e marginalia manoscritti, dietro i quali affiora il volto di alcuni dei protagonisti del cenacolo umanistico napoletano quattro-cinquecentesco, apportano importanti e impreviste acquisizioni sul fronte del libro postillato. Tale catalogo, a lungo atteso anche ai fini dell’accertamento patrimoniale del posseduto, restituisce una messe significativa di nuovi dati utili a delineare la circolazione, consultazione e conservazione del libro a Napoli tra Rinascimento ed Età moderna.

Schede catalografiche n. 55, 113, 119, 350 - 365, 399, 406, 407,408 / Silvia Tripodi. - STAMPA. - (2022), pp. 146-147, 198-199, 202-203, 406-423, 449, 454-456-146-147, 198-199, 202-203, 406-423, 449, 454-456.

Schede catalografiche n. 55, 113, 119, 350 - 365, 399, 406, 407,408

Silvia Tripodi
2022

Abstract

Dopo il catalogo degli incunaboli della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini (2019), il catalogo degli incunaboli della Biblioteca Universitaria di Napoli è il secondo risultato conseguito dalla Scuola di alta formazione « Alberto Varvaro » in « Storia e Filologia del manoscritto e del libro antico » istituita nel 2017 con una convenzione dell’Università degli Studi « Federico II » di Napoli e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. Il volume che vede ora la luce, frutto dello strenuo impegno degli allievi della Scuola e di alcuni dottorandi della Scuola Superiore Meridionale coordinati da Giancarlo Petrella, dischiude per la prima volta agli studiosi e alla collettività uno dei fondi incunabolistici numericamente più ricchi e storicamente interessanti del patrimonio librario napoletano. Pur defraudata per regio decreto della corposa collezione di oltre quattrocento incunaboli che nel 1812 il marchese Francesco Taccone aveva assegnato all’istituenda biblioteca pubblica assieme all’intera sua magnifica raccolta di edizioni a stampa, nei decenni successivi la Biblioteca Universitaria riuscì a rastrellare un numero altrettanto ingente di edizioni quattrocentesche. Da dove giunsero? L’analisi autoptica dei circa 450 esemplari oggi conservati – e qui per la prima volta descritti nei loro aspetti materiali (legatura, decorazione, interventi manoscritti d’uso e di possesso) – consente di intravedere la progressiva formazione e l’accrescimento del fondo incunabolistico, oltre che ricostruirne in filigrana le storie parallele. Attraverso un percorso sistematico di rilevamento delle tracce di provenienza che delinea modalità e diacronie nel processo di sedimentazione libraria, riaffiorano frammenti delle soppresse biblioteche religiose (il Collegio Massimo dei Gesuiti, San Domenico Maggiore, San Giovanni a Carbonara, le Clarisse di Donnaregina, ma anche i conventi della Provincia), reliquie di una dispersa raccolta papale settecentesca e piú corposi lasciti di colti giuristi e collezionisti napoletani. Note di lettura e marginalia manoscritti, dietro i quali affiora il volto di alcuni dei protagonisti del cenacolo umanistico napoletano quattro-cinquecentesco, apportano importanti e impreviste acquisizioni sul fronte del libro postillato. Tale catalogo, a lungo atteso anche ai fini dell’accertamento patrimoniale del posseduto, restituisce una messe significativa di nuovi dati utili a delineare la circolazione, consultazione e conservazione del libro a Napoli tra Rinascimento ed Età moderna.
2022
Gli incunaboli della Biblioteca Universitaria di Napoli. Catalogo
146-147, 198-199, 202-203, 406-423, 449, 454-456
146-147, 198-199, 202-203, 406-423, 449, 454-456
Schede catalografiche n. 55, 113, 119, 350 - 365, 399, 406, 407,408 / Silvia Tripodi. - STAMPA. - (2022), pp. 146-147, 198-199, 202-203, 406-423, 449, 454-456-146-147, 198-199, 202-203, 406-423, 449, 454-456.
Silvia Tripodi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/918343
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