OSWALD MATHIAS UNGERS – SPECULAZIONI BERLINESI

The purpose of this text is to draw attention to the plans for the city of Berlin, with a focus on the experiments developed by Oswald Mathias Ungers, as an antidote to the loss of identity. In recent years, the speculation of the archipelago city proposed by Ungers, Kollhoff, Koolhaas, Riemann and Ovaska as part of the seminar at the Berlin Summer School (1977) has been widely discussed. This city consists of large architectural fragments interspersed in the urban fabric, which themselves become a city within a city. However, the city-archipelago plays a background role; the real interest lies in the way Ungers believed in large-scale architecture and large proportions as an antidote to the suburban sprawl of megacities, embraced by contemporary theorists such as R. Banham (1971), or the team of Venturi, Scott-Brown and Isenour (1972). In contrast to the regional dispersed city model, Ungers adopted the german term Grossformen (previously adopted in 1965) for these islands, turning them into mega-forms. But before the concept of the archipelago city, OMU defined an even more radical vision in Berlin 1995 (1968), where after discussing the plans proposed by Hilbersemer, Maeckler, Speer, etc. for Greater Berlin, he proposed a radical megastructure capable of solving the problems of the city which, at the end of the 1960s, still showed the presence of the Wall and traces of the War. Paradoxically, this vision of islands and the approach to megastructures coincided with the way Schinkel had structured the city and its suburbs, from Potsdam to Berlin: Ungers was transforming post-war Berlin into a new post-Schinkel Arcadia.

Con questo testo si intende richiamare l'attenzione sui piani per la città di Berlino, con una particolare attenzione alle sperimentazioni elaborate da Oswald Mathias Ungers, come antidoto alla perdita di identità. Negli ultimi anni è stata ampiamente discussa la speculazione della città arcipelago proposta da parte di Ungers, Kollhoff, Koolhaas, Riemann e Ovaska nell'ambito del seminario alla Scuola estiva di Berlino (1977). Questa città è costituita da grandi frammenti architettonici intervallati nel tessuto urbano, che diventano essi stesi città nella città. Tuttavia, la città-arcipelago ha un ruolo di sottofondo; il vero interesse è rappresentato dal modo in cui Ungers credeva nell'architettura su larga scala e nelle grandi proporzioni come antidoto alla dispersione suburbana delle megalopoli, abbracciata da teorici contemporanei come R. Banham (1971), o dal team di Venturi, Scott-Brown e Isenour (1972). In contrasto al modello regionale di città dispersa, Ungers ha adottato per queste isole il termine tedesco Grossformen (precedentemente adottato nel 1965), trasformandole in mega-forme. Ma prima del concetto di città arcipelago, OMU definì una visione ancora più radicale in Berlin 1995 (1968), dove dopo aver discusso i piani proposti da Hilbersemer, Maeckler, Speer, ecc. per la Grande Berlino, propose una megastruttura radicale in grado di risolvere i problemi della città che, alla fine degli anni Sessanta, mostrava ancora la presenza del Muro e le tracce della Guerra. Paradossalmente, questa visione delle isole e l'approccio alle megastrutture coincidevano con il modo in cui Schinkel aveva strutturato la città e la sua periferia, da Potsdam a Berlino: Ungers stava trasformando la Berlino del dopoguerra in una nuova Arcadia post-Schinkel.