Il principio di differenziazione nella costruzione della città europea

Starting from the development of the bourgeois city at the end of the 1800s, the traditional categories with which the European city had built the quality of public places came up against a crisis: the relationship between building typology, urban morphology, and the continuity of urban space. This essay traces some of the attempts made in the field of architectural and urban composition to reconsider those concepts and categories that could restore the contemporary city’s formal qualities: the concepts of part, context, piece, place-space, fragment, and figure. Among the principles, that of “differentiation” refers to Erwin Panofsky’s essay entitled Meaning in the Visual Arts, in which by “difference” he intended the predilection for a qualitative approach in the face of a quantitative one: the “fundamental alternative” – as he termed it – between volumetric units (bodies) and unrestricted extension (Cartesian space) is prescribed and spelled out between “differentiation” and “continuity”. With this, the attention focuses on the difference between the “things” of the city, whose nature must be recognizable and intelligible, on their relationship, and on the grammar that regulates this relationship. In this sense, the concept of “figure” makes it possible to subtract architecture from the building-volumetric constraint, and to include in the design of the city the configuration of “wide open spaces”, that is, the relationship of architecture with the land, on which, in the compact city, the dialectic between building typology and urban morphology was based. Additionally, this concept leads back to a unity of form and meaning, where the latter concerns the game of references and reverberations with the collective imagination that the figure sparks off.

A partire dallo sviluppo della città borghese alla fine dell’800, sono entrate in crisi le categorie tradizionali su cui la città europea aveva costruito la qualità degli spazi pubblici: il rapporto tra tipologia edilizia e morfologia urbana e la continuità dello spazio urbano. Questo saggio ripercorre alcuni dei tentativi posti in essere nell’ambito della Composizione architettonica e urbana per ripensare i concetti e le categorie in grado di restituire alla città contemporanea le sue qualità formali: i concetti di parte, contesto, pezzo, luogo-spazio, frammento, figura. Tra i principi, quello della “differenziazione” fa riferimento al saggio di Erwin Panofsky sul Significato nelle arti visive, dove per “differenza” intende la predilezione per un approccio qualitativo a fronte di uno quantitativo: la “alternativa fondamentale” – come la chiama lui – tra unità volumetriche (corpi) ed estensione illimitata (lo spazio cartesiano) viene declinata e precisata in quella tra “differenziazione” e “continuità”. Con ciò l’attenzione viene posta sulla differenza tra le “cose” della città, la cui natura deve essere riconoscibile ed intelligibile, sul loro rapporto e sulla grammatica che regola tale rapporto. In tal senso, il concetto di “figura” permette di sottrarre l’architettura al vincolo edilizio-volumetrico e di ricomprendere nel progetto della città la configurazione degli “ampi spazi”, cioè il rapporto dell’architettura col suolo, su cui si era fondata la dialettica tra tipologia edilizia e morfologia urbana nella città compatta. Inoltre, tale concetto riconduce ad unità forma e significato, dove quest’ultimo riguarda il gioco dei rimandi e dei riverberi con l’immaginario collettivo che la figura aziona.