La presente ricerca nasce dalla rielaborazione della tesi di specializzazione in Preistoria e Protostoria Egea, discussa nel giugno 2004 presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene. ‘Case’, ‘culti’ e ‘rituali’ non sono temi nuovi nell’ambito degli studi sulla Creta minoica, e un’indagine che provi a comporli in una visione unitaria può esser considerata, in un certo senso, come uno dei tanti episodi di un filone di studi che ha dominato la ricerca archeologica nell’isola fin dai suoi albori. L’identificazione di ambienti destinati allo svolgimento di attività cultuali all’interno degli abitati rappresentava un importante polo di interesse già per i protagonisti delle imprese di scavo del primo decennio del XX secolo, a Festòs come a Knossos, a Gournia come a Palaikastro. Una tale attenzione derivava in gran parte dal fatto che, a differenza che in Egitto e nel Vicino Oriente, a Creta non sembrava documentata la tipologia architettonica del ‘tempio’, inteso come residenza monumentale della divinità e destinato ad ospitarne l’immagine di culto. Di fatto, mentre già nel corso delle prime esplorazioni dell’isola erano state identificate aree sacre presso le necropoli, sulle vette montane o nelle grotte, l’evidenza offerta dagli abitati si presentava più problematica. Ambienti interpretati come santuari erano stati inizialmente identificati all’interno dei palazzi; al contrario, l’esistenza negli insediamenti di edifici di carattere sacro strutturalmente indipendenti è a lungo sembrata un fenomeno piuttosto raro, limitato alle fasi inoltrate della Tarda Età del Bronzo. Con il progredire delle ricerche, soprattutto nella seconda metà del XX secolo, santuari indipendenti sono stati identificati con sicurezza in contesti datati a partire dal terzo millennio a.C. L’assenza di una dimensione monumentale paragonabile a quella dei palazzi, tuttavia, ha condizionato non poco gli studiosi nel proporre un’interpretazione di tali edifici, quasi sempre interpretati come santuari domestici e ricondotti al culto di una o più ‘divinità della casa’. Proprio partendo da simili presupposti, lo studio di sintesi di Geraldine Gesell Town, Palace, and House Cult in Minoan Crete (1985), ha raggiunto la conclusione opposta, cioè che larga parte dei cosiddetti santuari domestici sembrerebbe aver rivestito un carattere pubblico, connesso con i contesti palatini o urbani.

Privitera Santo (2008). Case e rituali a Creta nel periodo neopalaziale. Atene : Scuola Archeologica Italiana di Atene.

Case e rituali a Creta nel periodo neopalaziale

Privitera Santo
2008

Abstract

La presente ricerca nasce dalla rielaborazione della tesi di specializzazione in Preistoria e Protostoria Egea, discussa nel giugno 2004 presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene. ‘Case’, ‘culti’ e ‘rituali’ non sono temi nuovi nell’ambito degli studi sulla Creta minoica, e un’indagine che provi a comporli in una visione unitaria può esser considerata, in un certo senso, come uno dei tanti episodi di un filone di studi che ha dominato la ricerca archeologica nell’isola fin dai suoi albori. L’identificazione di ambienti destinati allo svolgimento di attività cultuali all’interno degli abitati rappresentava un importante polo di interesse già per i protagonisti delle imprese di scavo del primo decennio del XX secolo, a Festòs come a Knossos, a Gournia come a Palaikastro. Una tale attenzione derivava in gran parte dal fatto che, a differenza che in Egitto e nel Vicino Oriente, a Creta non sembrava documentata la tipologia architettonica del ‘tempio’, inteso come residenza monumentale della divinità e destinato ad ospitarne l’immagine di culto. Di fatto, mentre già nel corso delle prime esplorazioni dell’isola erano state identificate aree sacre presso le necropoli, sulle vette montane o nelle grotte, l’evidenza offerta dagli abitati si presentava più problematica. Ambienti interpretati come santuari erano stati inizialmente identificati all’interno dei palazzi; al contrario, l’esistenza negli insediamenti di edifici di carattere sacro strutturalmente indipendenti è a lungo sembrata un fenomeno piuttosto raro, limitato alle fasi inoltrate della Tarda Età del Bronzo. Con il progredire delle ricerche, soprattutto nella seconda metà del XX secolo, santuari indipendenti sono stati identificati con sicurezza in contesti datati a partire dal terzo millennio a.C. L’assenza di una dimensione monumentale paragonabile a quella dei palazzi, tuttavia, ha condizionato non poco gli studiosi nel proporre un’interpretazione di tali edifici, quasi sempre interpretati come santuari domestici e ricondotti al culto di una o più ‘divinità della casa’. Proprio partendo da simili presupposti, lo studio di sintesi di Geraldine Gesell Town, Palace, and House Cult in Minoan Crete (1985), ha raggiunto la conclusione opposta, cioè che larga parte dei cosiddetti santuari domestici sembrerebbe aver rivestito un carattere pubblico, connesso con i contesti palatini o urbani.
2008
242
9789609839716
Privitera Santo (2008). Case e rituali a Creta nel periodo neopalaziale. Atene : Scuola Archeologica Italiana di Atene.
Privitera Santo
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