Il cinema indipendente americano negli anni Zero avvia uno sguardo retrospettivo attraverso la memoria attivata dalle componenti extra-filmiche trasformandosi in cinema della «mente» (Elsaesser, Hagener 2009). "Marie Antoinette" (2006) – ultimo film della “trilogia sul femminile” di Sofia Coppola – usa musica post-punk/new wave per raccontare il coming-of-age della delfina poi regina di Francia. Fondamentale è la relazione tra biografia/memoria personale e storia/memoria collettiva: i brani post-punk/new wave inseriti, non contestuali alle vicende narrate, entrano direttamente in contatto con la memoria dello «spettatore-archivio» (Eugeni 2007). "Marie Antoinette" diventa quindi esperienza filmica «radicalmente emotivo-cogniva» (Eugeni 2008) ed «esperienza cinematografica come esperienza incarnata», dove «il suono ci ricorda anche l’irreversibilità del tempo, rappresenta la perdita e annuncia la morte» (Elsaesser, Hagener 2009). La colonna sonora come imperfezione documentale incarnata nel corpo della protagonista e nel corpus filmico attiva lo spettatore rinegoziando con il pop la «poetica della nostalgia» come tradizione del cinema americano (La Polla 1996).
Post-punk e new wave nel corpo filmico di "Marie Antoinette": un’imperfezione documentale per riscrivere la storia / Maria Teresa Soldani. - STAMPA. - (2016), pp. 181-190.
Post-punk e new wave nel corpo filmico di "Marie Antoinette": un’imperfezione documentale per riscrivere la storia
Maria Teresa Soldani
2016
Abstract
Il cinema indipendente americano negli anni Zero avvia uno sguardo retrospettivo attraverso la memoria attivata dalle componenti extra-filmiche trasformandosi in cinema della «mente» (Elsaesser, Hagener 2009). "Marie Antoinette" (2006) – ultimo film della “trilogia sul femminile” di Sofia Coppola – usa musica post-punk/new wave per raccontare il coming-of-age della delfina poi regina di Francia. Fondamentale è la relazione tra biografia/memoria personale e storia/memoria collettiva: i brani post-punk/new wave inseriti, non contestuali alle vicende narrate, entrano direttamente in contatto con la memoria dello «spettatore-archivio» (Eugeni 2007). "Marie Antoinette" diventa quindi esperienza filmica «radicalmente emotivo-cogniva» (Eugeni 2008) ed «esperienza cinematografica come esperienza incarnata», dove «il suono ci ricorda anche l’irreversibilità del tempo, rappresenta la perdita e annuncia la morte» (Elsaesser, Hagener 2009). La colonna sonora come imperfezione documentale incarnata nel corpo della protagonista e nel corpus filmico attiva lo spettatore rinegoziando con il pop la «poetica della nostalgia» come tradizione del cinema americano (La Polla 1996).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.