Il saggio prende in esame le riletture e le interpretazioni critiche della "Tempesta" shakeaspeariana offerte da autori postcoloniali di diverse espressioni linguistiche: l'anglofono Lamming nel suo saggio seminale "A Monster, a Child, a Slave" (1960), contenuto nella raccolta "The Pleasures of Exile"; il francofono Césaire con la sua riscrittura teatrale, "Une tempete" (1969); l'ispanofono Retamar con il saggio "Calibano" (1970). Per fornire una visione e un'analisi quanto più approfondite possibile delle opere in oggetto, l'autrice fa riferimento a lavori ormai classici e assolutamente imprescindibili per lo studio della colonizzazione come "Les damnés de la terre" e "Le noir et l'autre" di Fanon e "Psychologie de la colonisation" di Mannoni, e anche alle varie revisioni e interpretazioni di Calibano e Ariel che hanno preceduto Retamar , come "El Triunfo de Caliban" di Dario e l' "Ariel" di Rodò, a loro volta preceduti dal "Caliban" di Renan. Si delinea così una rilettura a più facce soprattutto della figura di Calibano, riappropriata per rivendicare l'orgoglio antillano, ora come simbolo del subalterno ribelle, ora come emblema dello schiavo che combatte per la libertà, ora del diverso che, spaventando il bianco Prospero, lo porta a manifestazioni di aggressività e deliri di onnipotenza. Il saggio in oggetto vuole dimostrare come queste opere, lette a torto solo come revisioni anticoloniali della tragedia shakespeariana, abbiano invece anche un'enorme importanza per la creazione e la costruzione di un'identità e una letteratura postcoloniali.

"Vile Old World: altre isole, altre tempeste" / S. Albertazzi. - STAMPA. - (2010), pp. 193-218.

"Vile Old World: altre isole, altre tempeste"

ALBERTAZZI, SILVIA
2010

Abstract

Il saggio prende in esame le riletture e le interpretazioni critiche della "Tempesta" shakeaspeariana offerte da autori postcoloniali di diverse espressioni linguistiche: l'anglofono Lamming nel suo saggio seminale "A Monster, a Child, a Slave" (1960), contenuto nella raccolta "The Pleasures of Exile"; il francofono Césaire con la sua riscrittura teatrale, "Une tempete" (1969); l'ispanofono Retamar con il saggio "Calibano" (1970). Per fornire una visione e un'analisi quanto più approfondite possibile delle opere in oggetto, l'autrice fa riferimento a lavori ormai classici e assolutamente imprescindibili per lo studio della colonizzazione come "Les damnés de la terre" e "Le noir et l'autre" di Fanon e "Psychologie de la colonisation" di Mannoni, e anche alle varie revisioni e interpretazioni di Calibano e Ariel che hanno preceduto Retamar , come "El Triunfo de Caliban" di Dario e l' "Ariel" di Rodò, a loro volta preceduti dal "Caliban" di Renan. Si delinea così una rilettura a più facce soprattutto della figura di Calibano, riappropriata per rivendicare l'orgoglio antillano, ora come simbolo del subalterno ribelle, ora come emblema dello schiavo che combatte per la libertà, ora del diverso che, spaventando il bianco Prospero, lo porta a manifestazioni di aggressività e deliri di onnipotenza. Il saggio in oggetto vuole dimostrare come queste opere, lette a torto solo come revisioni anticoloniali della tragedia shakespeariana, abbiano invece anche un'enorme importanza per la creazione e la costruzione di un'identità e una letteratura postcoloniali.
2010
Strehler e oltre. Il "Galileo" di Brecht e "La tempesta" di Shakespeare
193
218
"Vile Old World: altre isole, altre tempeste" / S. Albertazzi. - STAMPA. - (2010), pp. 193-218.
S. Albertazzi
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