Se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 mancava di una legittimazione universale, la Dichiarazione di Vienna del 1993, pur enunciando la necessità di giungere ad una coscienza normativa condivisa e ad un fondamento comune che esprima i valori della diverse culture e civiltà, non ha tuttavia indicato la via per conseguire questo importante risultato. Il saggio ritiene che sia possibile raggiungere questo importante risultato. Una via per conseguire questo risultato è stata proposta da innovativi studiosi come Raimundo Panikkar e Boaventura de Sousa Santos che, procedendo dalla constatazione della incompletezza di tutte le culture, ricercano la complementarietà dei loro concetti fondamentali, dei loro rispettivi «topoi» per raggiungere un fondamento interculturale. Fintantoché i diritti umani saranno concepiti come universali, essi potranno essere utilizzati strumentalmente per finalità egemoniche. B. de Sousa Santos analizza il problema dei diritti umani nel contesto della globalizzazione o, meglio, secondo la sua prospettiva, nell’ambito delle globalizzazioni. In particolare Sousa Santos introduce due forme di globalizzazione: il concetto di “localismo globalizzato”, ossia il processo attraverso il quale un fenomeno locale diventa globale, e il “cosmopolitismo”, che si riferisce alle organizzazioni transnazionali di gruppi sociali che mirano alla difesa di interessi comuni, come organizzazioni mondiali dei lavoratori, networks di gruppi mondiali per la tutela dei diritti delle donne, organizzazioni per i diritti umani ecc. Per poter operare come una forma di cosmopolitismo, come vedremo, i diritti umani debbono essere ri-concettualizzati come “multiculturali.” Concepiti come universali, nella prospettiva di una globalizzazione dall’alto, i diritti umani saranno sempre uno strumento dello “scontro di civiltà”, ossia della lotta dell’Occidente contro il resto dell’umanità. Al contrario, nella prospettiva di una globalizzazione dal basso, i diritti umani saranno sempre a tutela della dignità di individui e di popoli in uno sforzo di emancipazione dall’egemonia dell’attuale ordine economico globale.

Gustavo Gozzi (2022). La concezione multiculturale dei diritti: una prospettiva tra l'universalismo e il relativismo culturale. Verona : ombre corte.

La concezione multiculturale dei diritti: una prospettiva tra l'universalismo e il relativismo culturale

Gustavo Gozzi
2022

Abstract

Se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 mancava di una legittimazione universale, la Dichiarazione di Vienna del 1993, pur enunciando la necessità di giungere ad una coscienza normativa condivisa e ad un fondamento comune che esprima i valori della diverse culture e civiltà, non ha tuttavia indicato la via per conseguire questo importante risultato. Il saggio ritiene che sia possibile raggiungere questo importante risultato. Una via per conseguire questo risultato è stata proposta da innovativi studiosi come Raimundo Panikkar e Boaventura de Sousa Santos che, procedendo dalla constatazione della incompletezza di tutte le culture, ricercano la complementarietà dei loro concetti fondamentali, dei loro rispettivi «topoi» per raggiungere un fondamento interculturale. Fintantoché i diritti umani saranno concepiti come universali, essi potranno essere utilizzati strumentalmente per finalità egemoniche. B. de Sousa Santos analizza il problema dei diritti umani nel contesto della globalizzazione o, meglio, secondo la sua prospettiva, nell’ambito delle globalizzazioni. In particolare Sousa Santos introduce due forme di globalizzazione: il concetto di “localismo globalizzato”, ossia il processo attraverso il quale un fenomeno locale diventa globale, e il “cosmopolitismo”, che si riferisce alle organizzazioni transnazionali di gruppi sociali che mirano alla difesa di interessi comuni, come organizzazioni mondiali dei lavoratori, networks di gruppi mondiali per la tutela dei diritti delle donne, organizzazioni per i diritti umani ecc. Per poter operare come una forma di cosmopolitismo, come vedremo, i diritti umani debbono essere ri-concettualizzati come “multiculturali.” Concepiti come universali, nella prospettiva di una globalizzazione dall’alto, i diritti umani saranno sempre uno strumento dello “scontro di civiltà”, ossia della lotta dell’Occidente contro il resto dell’umanità. Al contrario, nella prospettiva di una globalizzazione dal basso, i diritti umani saranno sempre a tutela della dignità di individui e di popoli in uno sforzo di emancipazione dall’egemonia dell’attuale ordine economico globale.
2022
Diritti e comunità plurali. Clinica transculturale e società dell'inclusione
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Gustavo Gozzi (2022). La concezione multiculturale dei diritti: una prospettiva tra l'universalismo e il relativismo culturale. Verona : ombre corte.
Gustavo Gozzi
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