Viviamo in uno stato di guerriglia semiologica generalizzata. Ma forse non è come l’avevamo sperata. Quando in Il costume di casa Umberto Eco parlava di “guerriglia semiologica”, la pensava infatti come una forma di resistenza locale e molteplice al potere centralizzato dei media, che faceva circolare la “versione del mondo” dominante. All’epoca il sistema dei media aveva una forma “unomolti”: l’informazione proveniva da una fonte, che aveva un potere culturale (e non solo) e arrivava a una foce, dove trovava posto ciò che allora veniva chiamata “la massa”. Eco diceva che al posto che controllare la fonte, si poteva forse provare a controllare la foce, cambiando di segno il senso dei messaggi voluto dalla fonte attraverso un’attività semiotica di guerriglia, fatta di interpretazioni devianti e non uniformate. Viviamo in un mondo in cui la guerriglia semiologica pare avere vinto ed essere paradossalmente diventata lo stato di default di tantissime forme contemporanee di comunicazione, fatte di decodifiche aberranti, interpretazioni devianti, interventi di decostruzione massiccia su un sapere che ormai si sa essere sempre legato a un potere. Postverità, fake news, morte dell’expertise sono nomi eterogenei che si danno per spiegare gli effetti di un fenomeno semiotico che è in fondo di altro genere: la vittoria della guerriglia semiologica.
Paolucci, C. (2022). Per una nuova guerriglia semiologica. Fake news, credenze, enunciazioni e preverità. Roma : Meltemi.
Per una nuova guerriglia semiologica. Fake news, credenze, enunciazioni e preverità
Paolucci, Claudio
2022
Abstract
Viviamo in uno stato di guerriglia semiologica generalizzata. Ma forse non è come l’avevamo sperata. Quando in Il costume di casa Umberto Eco parlava di “guerriglia semiologica”, la pensava infatti come una forma di resistenza locale e molteplice al potere centralizzato dei media, che faceva circolare la “versione del mondo” dominante. All’epoca il sistema dei media aveva una forma “unomolti”: l’informazione proveniva da una fonte, che aveva un potere culturale (e non solo) e arrivava a una foce, dove trovava posto ciò che allora veniva chiamata “la massa”. Eco diceva che al posto che controllare la fonte, si poteva forse provare a controllare la foce, cambiando di segno il senso dei messaggi voluto dalla fonte attraverso un’attività semiotica di guerriglia, fatta di interpretazioni devianti e non uniformate. Viviamo in un mondo in cui la guerriglia semiologica pare avere vinto ed essere paradossalmente diventata lo stato di default di tantissime forme contemporanee di comunicazione, fatte di decodifiche aberranti, interpretazioni devianti, interventi di decostruzione massiccia su un sapere che ormai si sa essere sempre legato a un potere. Postverità, fake news, morte dell’expertise sono nomi eterogenei che si danno per spiegare gli effetti di un fenomeno semiotico che è in fondo di altro genere: la vittoria della guerriglia semiologica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.