Obiettivo di questa proposta è quello di esplorare le relazioni esistenti tra le serie TV e il mondo della moda, utilizzando una prospettiva mediale e uno sguardo sociologico. La moda intrattiene, infatti, da tempo uno stretto rapporto con i mass media, ma il suo ruolo sembra essere cambiato di recente negli audiovisivi e in particolare nei prodotti di fiction. Considerando i “Quality Drama” come campo di indagine, notiamo che il guardaroba dei personaggi riveste oggi una grande importanza nella costruzione narrativa: gli abiti, gli accessori, le calzature non partecipano solo alla definizione identitaria dei protagonisti, ma si configurano come veri e propri progetti di stile, capaci di influenzare le audience verso nuove forme e nuovi trend (si pensi ad esempio Gossip Girl, CW 2007-2012). In alcuni casi le serie tv sembrano addirittura configurarsi come una forma di catalogo di moda narrativizzato, all’interno del quale il pubblico trova una sorta di campionario, insieme alle “indicazioni da seguire” per indossare gli outfit giusti nelle diverse occasioni, seguendo linee che vanno dalla più originale contemporaneità fino al vintage prezioso. La moda partecipa dunque alla rappresentazione (finzionale) delle dinamiche sociali: le serie tv ci mostrano quanto l’abito faccia il monaco e quanto evidenzi la differenza di classe (Simmel, 1895) fino a farci riflettere sulla sua importanza nei processi di cambiamento, funzionando da chiave di interpretazione del sociale (Blumer, 1969; Edwards, 2011). Per analizzare questi passaggi, la mia intenzione è di concentrarmi su un esempio specifico: Sex Education (Netflix, 2019-).
Antonella Mascio (2022). Moda e serialità televisiva: i guardaroba di Sex Education fra strategie narrative e costruzioni identitarie. Roma : Carocci.
Moda e serialità televisiva: i guardaroba di Sex Education fra strategie narrative e costruzioni identitarie
Antonella Mascio
2022
Abstract
Obiettivo di questa proposta è quello di esplorare le relazioni esistenti tra le serie TV e il mondo della moda, utilizzando una prospettiva mediale e uno sguardo sociologico. La moda intrattiene, infatti, da tempo uno stretto rapporto con i mass media, ma il suo ruolo sembra essere cambiato di recente negli audiovisivi e in particolare nei prodotti di fiction. Considerando i “Quality Drama” come campo di indagine, notiamo che il guardaroba dei personaggi riveste oggi una grande importanza nella costruzione narrativa: gli abiti, gli accessori, le calzature non partecipano solo alla definizione identitaria dei protagonisti, ma si configurano come veri e propri progetti di stile, capaci di influenzare le audience verso nuove forme e nuovi trend (si pensi ad esempio Gossip Girl, CW 2007-2012). In alcuni casi le serie tv sembrano addirittura configurarsi come una forma di catalogo di moda narrativizzato, all’interno del quale il pubblico trova una sorta di campionario, insieme alle “indicazioni da seguire” per indossare gli outfit giusti nelle diverse occasioni, seguendo linee che vanno dalla più originale contemporaneità fino al vintage prezioso. La moda partecipa dunque alla rappresentazione (finzionale) delle dinamiche sociali: le serie tv ci mostrano quanto l’abito faccia il monaco e quanto evidenzi la differenza di classe (Simmel, 1895) fino a farci riflettere sulla sua importanza nei processi di cambiamento, funzionando da chiave di interpretazione del sociale (Blumer, 1969; Edwards, 2011). Per analizzare questi passaggi, la mia intenzione è di concentrarmi su un esempio specifico: Sex Education (Netflix, 2019-).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.