Le infezioni tardive dopo impianto di protesi mammarie restano di difficile comprensione. Presentiamo sette casi di infezione protesica a distanza, insorte dopo un periodo fra i 9 mesi ed i 12 anni dopo il primo intervento. In alcuni casi non erano riconoscibili fenomeni traumatici, mentre in altri la paziente aveva subito un trauma contusivo pochi giorni prima dell’insorgenza dell’infezione. In un caso, insorto dopo un trauma, la paziente aveva in corso una tonsillite batterica. In questo caso il batterio responsabile è risultato essere lo Streptococcus pyogenes, reperito ad alte dosi anche nel tampone faringeo. In altri casi si è osservata la presenza di Klebsiella pneumoniae o di Pseudomonas aeruginosa. A differenza delle protesi valvolari, le protesi mammarie sono raramente soggette a fenomeni di colonizzazione batterica per via ematogena, probabilmente a causa della barriera protettiva creata dalla capsula periprotesica. Tuttavia in letteratura sono descritti casi di infezione della protesi a distanza, non imputabili a contaminazione intraoperatoria o nell’immediato postoperatorio. In alcuni dei casi presentati, i batteri responsabili erano estremamente comuni. Pertanto si deve ipotizzare un’interruzione della capsula periprotesica che abbia consentito la colonizzazione per via ematogena. Questa ipotesi appare ben supportata uno dei casi presentati.
P. Panettiere, L. Marchetti, D. Accorsi (2009). Infezioni a distanza dopo mastoplastica additiva. s.l : s.n.
Infezioni a distanza dopo mastoplastica additiva
PANETTIERE, PIETRO;
2009
Abstract
Le infezioni tardive dopo impianto di protesi mammarie restano di difficile comprensione. Presentiamo sette casi di infezione protesica a distanza, insorte dopo un periodo fra i 9 mesi ed i 12 anni dopo il primo intervento. In alcuni casi non erano riconoscibili fenomeni traumatici, mentre in altri la paziente aveva subito un trauma contusivo pochi giorni prima dell’insorgenza dell’infezione. In un caso, insorto dopo un trauma, la paziente aveva in corso una tonsillite batterica. In questo caso il batterio responsabile è risultato essere lo Streptococcus pyogenes, reperito ad alte dosi anche nel tampone faringeo. In altri casi si è osservata la presenza di Klebsiella pneumoniae o di Pseudomonas aeruginosa. A differenza delle protesi valvolari, le protesi mammarie sono raramente soggette a fenomeni di colonizzazione batterica per via ematogena, probabilmente a causa della barriera protettiva creata dalla capsula periprotesica. Tuttavia in letteratura sono descritti casi di infezione della protesi a distanza, non imputabili a contaminazione intraoperatoria o nell’immediato postoperatorio. In alcuni dei casi presentati, i batteri responsabili erano estremamente comuni. Pertanto si deve ipotizzare un’interruzione della capsula periprotesica che abbia consentito la colonizzazione per via ematogena. Questa ipotesi appare ben supportata uno dei casi presentati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.