Lo studio riguarda lo strumento musicale a fiato ritrovato, alla metà degli anni Ottanta, nello scavo di Voghenza, che ha riportato alla luce una necropoli con recinti ed epigrafi, risalenti ai primi secoli dell’Impero, e parte del centro abitato. I materiali dello scavo, compreso lo strumento musicale, è attualmente conservato al Civico museo di Belriguardo (Voghiera, Ferrara). Nel 2019, in collaborazione con il Museo archeologico nazionale di Ferrara, Fede Berti, direttrice allora dello scavo archeologico e destinataria della Festschrift, ha caldeggiato la ripresa degli studi per la valorizzazione dello strumento musicale, di cui si dà conto in queste pagine. Qui si presenta l'aggiornamento sullo stato della ricerca, verso due prospettive: una lessicale, l'altra di ricreazione del suono. Da un lato, si approfondisce l’associazione del nome ad un certo strumento musicale ormai scomparso e, dall’altro, si descrivono i procedimenti metodologici per la restituzione del suono prodotto da uno strumento musicale non più in uso da secoli. Si tratta del primo studio inter- e multidisciplinare sullo strumento, e pertanto può costituire un modello metodologico rilevante per studi futuri sia sul medesimo oggetto, sia su altri reperti sonori. Attraverso le moderne tecnologie di ripresa e di ricreazione di copie in 3D e la sonorizzazione virtuale, lo strumento potrà avere una nuova visibilità all’interno del museo dove è attualmente conservato. Un nuovo allestimento della teca è già previsto, proprio sulla base di questo studio. Il ruolo dell’autrice comprende l’ideazione del contributo, il coordinamento delle sezioni curate dai vari componenti del gruppo di studio, la stesura della sua parte.

D. Restani, D.C. (2022). Che suono avevano gli strumenti musicali degli antichi? Un progetto di ricerca e valorizzazione per lo strumento a fiato di età romana del Museo civico di Belriguardo. Pisa : ETS.

Che suono avevano gli strumenti musicali degli antichi? Un progetto di ricerca e valorizzazione per lo strumento a fiato di età romana del Museo civico di Belriguardo

D. Restani
Primo
Conceptualization
;
2022

Abstract

Lo studio riguarda lo strumento musicale a fiato ritrovato, alla metà degli anni Ottanta, nello scavo di Voghenza, che ha riportato alla luce una necropoli con recinti ed epigrafi, risalenti ai primi secoli dell’Impero, e parte del centro abitato. I materiali dello scavo, compreso lo strumento musicale, è attualmente conservato al Civico museo di Belriguardo (Voghiera, Ferrara). Nel 2019, in collaborazione con il Museo archeologico nazionale di Ferrara, Fede Berti, direttrice allora dello scavo archeologico e destinataria della Festschrift, ha caldeggiato la ripresa degli studi per la valorizzazione dello strumento musicale, di cui si dà conto in queste pagine. Qui si presenta l'aggiornamento sullo stato della ricerca, verso due prospettive: una lessicale, l'altra di ricreazione del suono. Da un lato, si approfondisce l’associazione del nome ad un certo strumento musicale ormai scomparso e, dall’altro, si descrivono i procedimenti metodologici per la restituzione del suono prodotto da uno strumento musicale non più in uso da secoli. Si tratta del primo studio inter- e multidisciplinare sullo strumento, e pertanto può costituire un modello metodologico rilevante per studi futuri sia sul medesimo oggetto, sia su altri reperti sonori. Attraverso le moderne tecnologie di ripresa e di ricreazione di copie in 3D e la sonorizzazione virtuale, lo strumento potrà avere una nuova visibilità all’interno del museo dove è attualmente conservato. Un nuovo allestimento della teca è già previsto, proprio sulla base di questo studio. Il ruolo dell’autrice comprende l’ideazione del contributo, il coordinamento delle sezioni curate dai vari componenti del gruppo di studio, la stesura della sua parte.
2022
ΤΑΞΙΔΙΑ. Scritti per Fede Berti
327
336
D. Restani, D.C. (2022). Che suono avevano gli strumenti musicali degli antichi? Un progetto di ricerca e valorizzazione per lo strumento a fiato di età romana del Museo civico di Belriguardo. Pisa : ETS.
D. Restani, D. Castaldo, A. Rodà, P. Dessì
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/904420
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