Il 20 gennaio del 1616, durante il Carnevale, venne rappresentata a Pisa la commedia Carlos Perseguido di Lope de Vega. Sappiamo che fu preceduta da un prologo e, fra il secondo e il terzo atto, venne inserito un entremés. La rappresentazione teatrale fu organizzata dalla comunità portoghese, composta da nuovi cristiani e da ebrei, che si era stabilita in città grazie alle leggi e privilegi emanati nel Granducato nel corso del ’500 (in particolare il privilegio del 1548 e le cosiddette ‘Livornine’ del 1591-1593). La rappresentazione avvenne in lingua spagnola, la la lingua di cultura della comunità. Lo spettacolo ebbe luogo nel magazzino del commerciante Gioseffo Franco, residente nella pa rrocchia di Sant’Andrea. La particolarità dell’evento è data dal fatto che Franco era ebreo, come la maggior parte degli attori della compagnia e del pubblico. In questo contesto alcuni spettatori italiani e cristiani ritennero offensive le allusioni “a cose sante o della chiesa” contenute nell’entremés, il giorno dopo denunciarono il fatto al tribunale dell’Inquisizione. Nelle carte del processo si conservano oltre agli interrogatori anche il testo manoscritto dell’ Entremés de la Infanta Palancona e un estratto con i passi ritenuti più offensivi di cui gli indagati negli interrogatori danno un’esegesi difensiva. Nell’ultima parte dell’articolo si studia la versione S (conservata nello stesso codice sivigliano in cui è trascritto Entremés de la Infanta Palancona ) della comedia burlesca “Durandarte y Belerma” che rispetto alla versione dell’altro manoscritto noto da cui derivano le stampe presenta un testo meno censurato. La censura in questo caso avviene per sostituzioni (sinonimiche o no) poiché il testo è burlesco e spesso privo di logica.

La censura del “disparate”: l'“Entremés de la Infanta Palancona” (Pisa 1616) e la commedia burlesca “Durandarte y Belerma”

Nider, Valentina
2011

Abstract

Il 20 gennaio del 1616, durante il Carnevale, venne rappresentata a Pisa la commedia Carlos Perseguido di Lope de Vega. Sappiamo che fu preceduta da un prologo e, fra il secondo e il terzo atto, venne inserito un entremés. La rappresentazione teatrale fu organizzata dalla comunità portoghese, composta da nuovi cristiani e da ebrei, che si era stabilita in città grazie alle leggi e privilegi emanati nel Granducato nel corso del ’500 (in particolare il privilegio del 1548 e le cosiddette ‘Livornine’ del 1591-1593). La rappresentazione avvenne in lingua spagnola, la la lingua di cultura della comunità. Lo spettacolo ebbe luogo nel magazzino del commerciante Gioseffo Franco, residente nella pa rrocchia di Sant’Andrea. La particolarità dell’evento è data dal fatto che Franco era ebreo, come la maggior parte degli attori della compagnia e del pubblico. In questo contesto alcuni spettatori italiani e cristiani ritennero offensive le allusioni “a cose sante o della chiesa” contenute nell’entremés, il giorno dopo denunciarono il fatto al tribunale dell’Inquisizione. Nelle carte del processo si conservano oltre agli interrogatori anche il testo manoscritto dell’ Entremés de la Infanta Palancona e un estratto con i passi ritenuti più offensivi di cui gli indagati negli interrogatori danno un’esegesi difensiva. Nell’ultima parte dell’articolo si studia la versione S (conservata nello stesso codice sivigliano in cui è trascritto Entremés de la Infanta Palancona ) della comedia burlesca “Durandarte y Belerma” che rispetto alla versione dell’altro manoscritto noto da cui derivano le stampe presenta un testo meno censurato. La censura in questo caso avviene per sostituzioni (sinonimiche o no) poiché il testo è burlesco e spesso privo di logica.
2011
Leyendas negras e leggende auree
153
184
Nider, Valentina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/904188
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