Lo studio presentato in questo capitolo presenta e commenta alcune particolari strategie linguistiche che i parlanti usano nel discorso per categorizzare gli altri e, al contempo, per affermare le proprie identità locali rispetto a quelle stesse categorie. Si parla in questi casi di atti di posizionamento: chi parla propone alcune categorie – che, per definizione, includono alcune persone e ne escludono altre (alto/basso, amico/conoscente/estraneo, ecc.) – e si posiziona rispetto a esse sottolineando la propria appartenenza a un gruppo e non agli altri. Questo fenomeno è noto per quanto riguarda gruppi sociali ben riconoscibili e in qualche modo convenzionalizzati (Davies, Harré 1990; Van Langenhove, Harré 2010). Si sa ad esempio che, anche quando stanno parlando di altro, le persone fanno spesso esplicito o implicito riferimento a categorie umane specifiche (“gli italiani”, “i filosofi”, “le madri”, ecc.) per comunicare a chi li ascolta a quali gruppi (non) appartengono e quindi quali identità riconoscono a se stessi. Rispetto a queste, le strategie di posizionamento su cui ci concentriamo nelle pagine seguenti hanno una peculiarità: si basano su categorie per cui la lingua non dispone di mezzi lessicali precostituiti, ma che vengono create dal parlante ad hoc attraverso particolari formulazioni linguistiche riconducibili a due diverse tipologie. In un primo momento, ci concentriamo su quella che abbiamo chiamato la prospettiva “di costruzione incrementale”, in cui la definizione della categoria sociale ad hoc necessaria al posizionamento viene co-costruita dai partecipanti all’interazione (§3.4). Dopodiché tratteremo il fenomeno della “costruzione lessicale di categorie sociali”, secondo cui il parlante, per creare una categoria sociale instabile (o, ad hoc, appunto), propone un’etichetta linguistica “nuova”avvalendosi di processi morfologici di tipo derivazionale (§3.5). Infine, nella discussione generale e nelle conclusioni (§3.6), riprenderemo insieme le due strategie e commenteremo il ruolo che ciascuna svolge in riferimento al posizionamento identitario.
Caterina Mauri, F.M. (2022). Posizionamento del sé e rappresentazione dell’Altro nel discorso: una prospettiva interculturale. Milano : Meltemi editore.
Posizionamento del sé e rappresentazione dell’Altro nel discorso: una prospettiva interculturale
Caterina Mauri;Francesca Masini;Claudia Borghetti;Marianna Bolognesi
2022
Abstract
Lo studio presentato in questo capitolo presenta e commenta alcune particolari strategie linguistiche che i parlanti usano nel discorso per categorizzare gli altri e, al contempo, per affermare le proprie identità locali rispetto a quelle stesse categorie. Si parla in questi casi di atti di posizionamento: chi parla propone alcune categorie – che, per definizione, includono alcune persone e ne escludono altre (alto/basso, amico/conoscente/estraneo, ecc.) – e si posiziona rispetto a esse sottolineando la propria appartenenza a un gruppo e non agli altri. Questo fenomeno è noto per quanto riguarda gruppi sociali ben riconoscibili e in qualche modo convenzionalizzati (Davies, Harré 1990; Van Langenhove, Harré 2010). Si sa ad esempio che, anche quando stanno parlando di altro, le persone fanno spesso esplicito o implicito riferimento a categorie umane specifiche (“gli italiani”, “i filosofi”, “le madri”, ecc.) per comunicare a chi li ascolta a quali gruppi (non) appartengono e quindi quali identità riconoscono a se stessi. Rispetto a queste, le strategie di posizionamento su cui ci concentriamo nelle pagine seguenti hanno una peculiarità: si basano su categorie per cui la lingua non dispone di mezzi lessicali precostituiti, ma che vengono create dal parlante ad hoc attraverso particolari formulazioni linguistiche riconducibili a due diverse tipologie. In un primo momento, ci concentriamo su quella che abbiamo chiamato la prospettiva “di costruzione incrementale”, in cui la definizione della categoria sociale ad hoc necessaria al posizionamento viene co-costruita dai partecipanti all’interazione (§3.4). Dopodiché tratteremo il fenomeno della “costruzione lessicale di categorie sociali”, secondo cui il parlante, per creare una categoria sociale instabile (o, ad hoc, appunto), propone un’etichetta linguistica “nuova”avvalendosi di processi morfologici di tipo derivazionale (§3.5). Infine, nella discussione generale e nelle conclusioni (§3.6), riprenderemo insieme le due strategie e commenteremo il ruolo che ciascuna svolge in riferimento al posizionamento identitario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.