In questo contributo si riflette sul complicato rapporto tra Università e Città, fornendo alcuni spunti riguardo l’impatto della prima sulla seconda. In realtà esiste ormai un’ampia letteratura sul tema, a grandi linee suddivisibile nei seguenti argomenti: i mutamenti nell’assetto urbano, l’impatto economico, lo sviluppo sociale e culturale. Molti atenei, peraltro, producono regolarmente rapporti e documenti che si propongono proprio di misurare tale impatto, soprattutto attraverso un monitoraggio delle attività svolte, dei servizi offerti e delle ricadute sul territorio. La ricerca sociologica, però, ha spesso faticato ad approfondire tale rapporto, soprattutto in relazione alle popolazioni universitarie ed agli spazi di cui fruiscono: anche definizioni come “città universitaria” o “città a misura di studente” appartengono più al senso comune che ad esiti specifici di studi. Dalla prima ricerca in tal senso (Martinotti, 1969) ad oggi, emerge una scarsità di approfondimenti, soprattutto di come questa popolazione viva nella città e si relazioni ad essa. D’altronde le pratiche degli universitari sono “riconoscibili” riguardi ai processi di apprendimento, al rapporto con i docenti e con gli apparati burocratico-amministrativi, all’uso degli spazi di ateneo, alla protesta o al disagio. Per il resto, la popolazione studentesca e le sue pratiche si disperdono fra quelle dei residenti, dei pendolari, dei city users. Il caso bolognese non può certamente essere rappresentativo, vista la complessità di questo rapporto e la grande varietà di situazioni che abbiamo nelle città italiana. Costituisce però un osservatorio privilegiato sotto molti aspetti: per la sua lunga storia, per la sua peculiare dislocazione sul territorio, per il rapporto che si è creato tra gli studenti e gli abitanti nel corso dei secoli. In questo capitolo si intende sottolineare la crescente rilevanza di quest’istituzione a Bologna negli ultimi decenni su diversi piani, nonché il rapporto tra gli studenti e la città stessa, sia per quanto riguarda le istituzioni locali sia con i suoi residenti. Nella prima parte si fanno alcune considerazioni storiche e sociologiche sul rapporto università-città, in particolare nel nostro Paese, per poi entrare nel caso bolognese, ricordando alcune tappe fondamentali del suo consolidarsi nel tessuto cittadino, nonché anche alcuni luoghi significativi nel passato e nel presente. Nella seconda parte si prova ad evidenziare l’impatto dell’università sulla città, attraverso alcuni dati sulla presenza studentesca, sul personale docente e tecnico-amministrativo, sull’indotto delle attività collegate alla presenza dell’ateneo in città. Nella terza e quarta parte si entra più nel dettaglio della condizione degli studenti, prendendo in considerazione la loro condizione abitativa a Bologna ed il caso di Piazza Verdi nella Zona Universitaria. In molte città europee le università condividono fortune e sfortune. Si caratterizzano comunque per un continuo scambio di saperi, risorse e capitale umano, aprendo alle diversità di età, di etnia e cultura, di genere e religione. L’impressione è però che, in questo scambio, il rapporto con gli resti ancora con molti aspetti da approfondire. Bologna incarna uno degli esempi più emblematici in cui la presenza dell’università risulta determinante, acquistando un ruolo decisivo nella creazione di un’immagine identitaria, nella struttura urbana e soprattutto nel condizionamento dell’economia e dello sviluppo, della mobilità e del funzionamento complessivo. Tanti cambiamenti della città sono stati fatti proprio per venire incontro alle esigenze dell’ateneo bolognese e delle persone che la compongono, dagli studenti ai docenti al personale tecnico amministrativo. Questo ha portato l’Alma Mater Studiourm a diventare anche la “azienda” più grande dell’Emilia-Romagna per numero di utenti, di dipendenti e per volume del budget: basti pensare che nel bilancio di ateneo del 2018 risultano quasi 637 milioni di euro di proventi e poco più di 612 milioni di euro di costi. Se la grandezza dell’impatto universitario sulla città è fuori discussione, lo è anche la sua ambivalenza, soprattutto per ciò che riguarda la presenza studentesca: “miniera d’oro” da un lato, “cliente scomodo e rumoroso” dall’altro. Abbiamo visto come i contrasti tra studenti e cittadini e tra studenti e amministrazione abbia assunto varie forme negli ultimi decenni, dalla lotta politica alla guerriglia urbana alle campagne anti degrado. Al di là delle tante criticità, tuttavia, il rapporto tra Università e Bologna è ancora fortissimo e apparentemente inscindibile. Gli studenti che la scelgono ogni anno continuano ad essere tantissimi e molto spesso da altre regioni. Le motivazioni, peraltro, sembrano sempre meno legate alla proverbiale ospitalità ed accoglienza bolognese e sempre più al valore aggiunto dell’università: per la qualità dell’istruzione, per la fama dell’ateneo, perché certi corsi di studio sono presenti solo a Bologna. Quale futuro quindi? I nuovi obiettivi strategici, forniti da Recovery Plan e Pnrr della transizione ecologica, digitalizzazione, coesione sociale, innovazione, sostenibilità e sviluppo regionale, fanno sì che le “città universitarie” abbiano oggi una responsabilità in più, poiché chiamate a costituirsi come attori strategici per lo sviluppo, ancora più forti se capaci di generare delle City Region funzionali. In questo quadro i fruitori dell’università, cioè gli studenti, non possono mancare.

Università e città, tra nuove opportunità e nuovi problemi: riflessioni a partire dal caso dell'Alma Mater Studiorum di Bologna

Manella Gabriele
2022

Abstract

In questo contributo si riflette sul complicato rapporto tra Università e Città, fornendo alcuni spunti riguardo l’impatto della prima sulla seconda. In realtà esiste ormai un’ampia letteratura sul tema, a grandi linee suddivisibile nei seguenti argomenti: i mutamenti nell’assetto urbano, l’impatto economico, lo sviluppo sociale e culturale. Molti atenei, peraltro, producono regolarmente rapporti e documenti che si propongono proprio di misurare tale impatto, soprattutto attraverso un monitoraggio delle attività svolte, dei servizi offerti e delle ricadute sul territorio. La ricerca sociologica, però, ha spesso faticato ad approfondire tale rapporto, soprattutto in relazione alle popolazioni universitarie ed agli spazi di cui fruiscono: anche definizioni come “città universitaria” o “città a misura di studente” appartengono più al senso comune che ad esiti specifici di studi. Dalla prima ricerca in tal senso (Martinotti, 1969) ad oggi, emerge una scarsità di approfondimenti, soprattutto di come questa popolazione viva nella città e si relazioni ad essa. D’altronde le pratiche degli universitari sono “riconoscibili” riguardi ai processi di apprendimento, al rapporto con i docenti e con gli apparati burocratico-amministrativi, all’uso degli spazi di ateneo, alla protesta o al disagio. Per il resto, la popolazione studentesca e le sue pratiche si disperdono fra quelle dei residenti, dei pendolari, dei city users. Il caso bolognese non può certamente essere rappresentativo, vista la complessità di questo rapporto e la grande varietà di situazioni che abbiamo nelle città italiana. Costituisce però un osservatorio privilegiato sotto molti aspetti: per la sua lunga storia, per la sua peculiare dislocazione sul territorio, per il rapporto che si è creato tra gli studenti e gli abitanti nel corso dei secoli. In questo capitolo si intende sottolineare la crescente rilevanza di quest’istituzione a Bologna negli ultimi decenni su diversi piani, nonché il rapporto tra gli studenti e la città stessa, sia per quanto riguarda le istituzioni locali sia con i suoi residenti. Nella prima parte si fanno alcune considerazioni storiche e sociologiche sul rapporto università-città, in particolare nel nostro Paese, per poi entrare nel caso bolognese, ricordando alcune tappe fondamentali del suo consolidarsi nel tessuto cittadino, nonché anche alcuni luoghi significativi nel passato e nel presente. Nella seconda parte si prova ad evidenziare l’impatto dell’università sulla città, attraverso alcuni dati sulla presenza studentesca, sul personale docente e tecnico-amministrativo, sull’indotto delle attività collegate alla presenza dell’ateneo in città. Nella terza e quarta parte si entra più nel dettaglio della condizione degli studenti, prendendo in considerazione la loro condizione abitativa a Bologna ed il caso di Piazza Verdi nella Zona Universitaria. In molte città europee le università condividono fortune e sfortune. Si caratterizzano comunque per un continuo scambio di saperi, risorse e capitale umano, aprendo alle diversità di età, di etnia e cultura, di genere e religione. L’impressione è però che, in questo scambio, il rapporto con gli resti ancora con molti aspetti da approfondire. Bologna incarna uno degli esempi più emblematici in cui la presenza dell’università risulta determinante, acquistando un ruolo decisivo nella creazione di un’immagine identitaria, nella struttura urbana e soprattutto nel condizionamento dell’economia e dello sviluppo, della mobilità e del funzionamento complessivo. Tanti cambiamenti della città sono stati fatti proprio per venire incontro alle esigenze dell’ateneo bolognese e delle persone che la compongono, dagli studenti ai docenti al personale tecnico amministrativo. Questo ha portato l’Alma Mater Studiourm a diventare anche la “azienda” più grande dell’Emilia-Romagna per numero di utenti, di dipendenti e per volume del budget: basti pensare che nel bilancio di ateneo del 2018 risultano quasi 637 milioni di euro di proventi e poco più di 612 milioni di euro di costi. Se la grandezza dell’impatto universitario sulla città è fuori discussione, lo è anche la sua ambivalenza, soprattutto per ciò che riguarda la presenza studentesca: “miniera d’oro” da un lato, “cliente scomodo e rumoroso” dall’altro. Abbiamo visto come i contrasti tra studenti e cittadini e tra studenti e amministrazione abbia assunto varie forme negli ultimi decenni, dalla lotta politica alla guerriglia urbana alle campagne anti degrado. Al di là delle tante criticità, tuttavia, il rapporto tra Università e Bologna è ancora fortissimo e apparentemente inscindibile. Gli studenti che la scelgono ogni anno continuano ad essere tantissimi e molto spesso da altre regioni. Le motivazioni, peraltro, sembrano sempre meno legate alla proverbiale ospitalità ed accoglienza bolognese e sempre più al valore aggiunto dell’università: per la qualità dell’istruzione, per la fama dell’ateneo, perché certi corsi di studio sono presenti solo a Bologna. Quale futuro quindi? I nuovi obiettivi strategici, forniti da Recovery Plan e Pnrr della transizione ecologica, digitalizzazione, coesione sociale, innovazione, sostenibilità e sviluppo regionale, fanno sì che le “città universitarie” abbiano oggi una responsabilità in più, poiché chiamate a costituirsi come attori strategici per lo sviluppo, ancora più forti se capaci di generare delle City Region funzionali. In questo quadro i fruitori dell’università, cioè gli studenti, non possono mancare.
2022
La rinascita delle città come opportunità economica e sociale. Tra realtà, percezione e speranze
77
101
Manella Gabriele
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