Le crescenti richieste di maggior autonomia da parte degli enti territoriali, stimolate dal processo di globalizzazione dell’economia e dalla crisi fiscale dello stato sociale, non fanno venir meno la necessità di interventi delle istituzioni nazionali che preservino l’unità giuridica e la coesione sociale dello stato. L’esperienza del regionalismo italiano è sotto questo profilo emblematica: il venir meno, con la riforma costituzionale del 2001, della clausola dell’interesse nazionale, non ha fatto venir meno l’esigenza di tutelare le istanze unitarie, richiedendo, come ha sottolineato la Corte costituzionale in più occasioni, «una deroga alla normale ripartizione di competenze». È allora interessante cercare di capire come tale deroga sia avvenuta in un ordinamento, come quello statunitense, che si confronta da più di due secoli con la ripartizione verticale del potere e che sembra oggi, con la presidenza di Barack Obama, avviarsi ad una nuova stagione di vigorosi interventi nazionali. L’osservazione di un ordinamento come quello statunitense, propriamente federale, è ancor più utile in presenza di un innegabile avvicinamento tra i modelli dello stato federale e dello stato regionale. Con quali meccanismi allora la federazione statunitense ha superato i limiti che il catalogo dei poteri enumerati in Costituzione sembrava assegnarle? Con quali strumenti è intervenuta, ad esempio, per garantire diritti civili e sociali? Quale ruolo ha avuto la giustizia costituzionale in questa “ridistribuzione” delle competenze? Quale invece il peso delle sedi di mediazione politica? A tali domande tenta di dare risposta questo volume analizzando l'evoluzione storica del federalismo statunitense, l'allocazione delle competenze legislative tra federazione e stati nonchè il c.d. federalismo fiscale. The increasing demands for greater autonomy by the local authorities, stimulated by the process of economic globalization and the fiscal crisis of the welfare state, do not negate the need for interventions of national institutions that preserve the unity of the legal system and social cohesion. The experience of Italian regionalism is emblematic in this respect: the disappearance, with the constitutional reform of 2001, of the clause of the national interest, did not obviate the need to protect the unity instances, requiring, as pointed out by the constitutional Court on several occasions, "a departure from the normal distribution of powers". It’s so interesting to see how this departure has occurred in a system such as the U.S., which has been facing for more than two centuries the vertical distribution of power and it seems now, with the presidency of Barack Obama, to have begun a new season of vigorous national actions. The observation of a system such as the U.S., properly “federal”, it is even more useful due to the undeniable convergence between the models of federal and regional state. With such mechanisms, then the U.S. Federal government has exceeded the limits that the catalog of the powers enumerated in the Constitution seemed to give it? With such tools has occurred, for example, to ensure civil and social rights? What role did the judicial review in this "redistribution" of powers? Which rather the role of political mediation? To try to answer these questions, this book analyzes the historical evolution of American federalism, the allocation of legislative powers between the federation and the states as well as the so called fiscal federalism.

C. Bologna (2010). Stato federale e "national interest". Le istanze unitarie nell'esperienza statunitense. BOLOGNA : Bononia University Press.

Stato federale e "national interest". Le istanze unitarie nell'esperienza statunitense

BOLOGNA, CHIARA
2010

Abstract

Le crescenti richieste di maggior autonomia da parte degli enti territoriali, stimolate dal processo di globalizzazione dell’economia e dalla crisi fiscale dello stato sociale, non fanno venir meno la necessità di interventi delle istituzioni nazionali che preservino l’unità giuridica e la coesione sociale dello stato. L’esperienza del regionalismo italiano è sotto questo profilo emblematica: il venir meno, con la riforma costituzionale del 2001, della clausola dell’interesse nazionale, non ha fatto venir meno l’esigenza di tutelare le istanze unitarie, richiedendo, come ha sottolineato la Corte costituzionale in più occasioni, «una deroga alla normale ripartizione di competenze». È allora interessante cercare di capire come tale deroga sia avvenuta in un ordinamento, come quello statunitense, che si confronta da più di due secoli con la ripartizione verticale del potere e che sembra oggi, con la presidenza di Barack Obama, avviarsi ad una nuova stagione di vigorosi interventi nazionali. L’osservazione di un ordinamento come quello statunitense, propriamente federale, è ancor più utile in presenza di un innegabile avvicinamento tra i modelli dello stato federale e dello stato regionale. Con quali meccanismi allora la federazione statunitense ha superato i limiti che il catalogo dei poteri enumerati in Costituzione sembrava assegnarle? Con quali strumenti è intervenuta, ad esempio, per garantire diritti civili e sociali? Quale ruolo ha avuto la giustizia costituzionale in questa “ridistribuzione” delle competenze? Quale invece il peso delle sedi di mediazione politica? A tali domande tenta di dare risposta questo volume analizzando l'evoluzione storica del federalismo statunitense, l'allocazione delle competenze legislative tra federazione e stati nonchè il c.d. federalismo fiscale. The increasing demands for greater autonomy by the local authorities, stimulated by the process of economic globalization and the fiscal crisis of the welfare state, do not negate the need for interventions of national institutions that preserve the unity of the legal system and social cohesion. The experience of Italian regionalism is emblematic in this respect: the disappearance, with the constitutional reform of 2001, of the clause of the national interest, did not obviate the need to protect the unity instances, requiring, as pointed out by the constitutional Court on several occasions, "a departure from the normal distribution of powers". It’s so interesting to see how this departure has occurred in a system such as the U.S., which has been facing for more than two centuries the vertical distribution of power and it seems now, with the presidency of Barack Obama, to have begun a new season of vigorous national actions. The observation of a system such as the U.S., properly “federal”, it is even more useful due to the undeniable convergence between the models of federal and regional state. With such mechanisms, then the U.S. Federal government has exceeded the limits that the catalog of the powers enumerated in the Constitution seemed to give it? With such tools has occurred, for example, to ensure civil and social rights? What role did the judicial review in this "redistribution" of powers? Which rather the role of political mediation? To try to answer these questions, this book analyzes the historical evolution of American federalism, the allocation of legislative powers between the federation and the states as well as the so called fiscal federalism.
2010
414
9788873955245
C. Bologna (2010). Stato federale e "national interest". Le istanze unitarie nell'esperienza statunitense. BOLOGNA : Bononia University Press.
C. Bologna
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