Lo studio delle fratture dentarie (chipping) può fornire informazioni sull’uso della dentatura in attività di tipo masticatorio e non-masticatorio, collegate a differente dieta e abitudini. Tuttavia, le analisi sistematiche di questi caratteri sono poche e si riferiscono prevalentemente all’uomo moderno (Turner e Cadien, 1969; Milner, 1984; Milner e Larsen, 1991; Bonfiglioli, 2002; Bonfiglioli et al., 2004; Belcastro et al., 2007). Nei lavori in cui si è tentato di risalire ai comportamenti alimentari e non-alimentari dei neandertaliani attraverso l’analisi delle caratteristiche dentarie, i chipping non sono stati specificamente presi in considerazione (Kallay, 1951; Wallace, 1975; Smith, 1976a; Smith, 1976; Puech, 1981; Frayer e Russel, 1987; Trinkaus, 1978; Bermudez de Castro et al., 1988; Villa e Giacobini, 1995; Lalueza et al., 1996; Lalueza Fox e Frayer, 1997; Perez-Perez et al., 2003). In alcuni studi dedicati alla descrizione dei caratteri dentari dei Neandertaliani in generale si è solo accennato alla loro presenza (de Lumley, 1973; Bailey e Hublin, 2006). Lo scopo di questo studio è, quindi, quello di ottenere informazioni relative al comportamento delle popolazioni europee del Pleistocene superiore attraverso l’analisi sistematica dei chipping nella collezione di denti di Krapina (Croatia, 130.000 fa) e di indagare le eventuali differenze tra questi Neandertaliani e alcuni campioni di uomo moderno. I chipping sono scheggiature dalla forma irregolare, che coinvolgono lo smalto e/o la dentina, localizzate lungo i margini o le creste del dente. Tali fratture possono essere state prodotte ante mortem come risultato di traumi meccanici verificatisi durante attività di tipo masticatorio (consumo di alimenti duri o ricchi di contaminanti) e para-masticatorio (trattamento del cibo prima del suo consumo), o in seguito ad un uso extra-masticatorio dei denti (trattenere oggetti mentre le mani sono impegnate altrove, ritoccare attrezzi di pietra, ecc.). I chipping non sembrano riconducibili a traumi dovuti a cadute o a violenza interpersonale, che più verosimilmente portano a lussazioni della mandibola o fratture alveolari (Andreasen, 1970). La gravità dei chipping (da piccole scheggiature dello smalto a fratture del dente di maggiori dimensioni), la distribuzione fra i differenti denti e la posizione (buccale, linguale, interprossimale) sulla corona forniscono importanti informazioni sull’uso della dentatura, e contribuiscono quindi a ricostruire la dieta ed il comportamento delle antiche popolazioni. Il riconoscimento di queste fratture rispetto ad analoghe lesioni prodottesi post mortem per fattori tafonomici, può essere molto problematico e necessita di particolare attenzione ed esperienza da parte del rilevatore. Nel presente studio, per la rilevazione dei dati è stato utilizzato un metodo standardizzato dal nostro gruppo di ricerca su collezioni scheletriche identificate (sesso, età, occupazione, causa della morte, ecc.) di epoca moderna del territorio italiano, conservate presso il Museo di Antropologia dell’Università di Bologna. L’utilizzo da parte nostra dello stesso metodo per lo studio di campioni preistorici e storici ha consentito di ottenere dati omogenei e confrontabili, permettendo interpretazioni più attendibili.

Comportamenti alimentari nei Neandertaliani di Krapina. Lo studio delle fratture dentarie

BELCASTRO, MARIA GIOVANNA;MARIOTTI, VALENTINA;TODERO, ANTONIO;FACCHINI, FIORENZO;BONFIGLIOLI, BENEDETTA
2009

Abstract

Lo studio delle fratture dentarie (chipping) può fornire informazioni sull’uso della dentatura in attività di tipo masticatorio e non-masticatorio, collegate a differente dieta e abitudini. Tuttavia, le analisi sistematiche di questi caratteri sono poche e si riferiscono prevalentemente all’uomo moderno (Turner e Cadien, 1969; Milner, 1984; Milner e Larsen, 1991; Bonfiglioli, 2002; Bonfiglioli et al., 2004; Belcastro et al., 2007). Nei lavori in cui si è tentato di risalire ai comportamenti alimentari e non-alimentari dei neandertaliani attraverso l’analisi delle caratteristiche dentarie, i chipping non sono stati specificamente presi in considerazione (Kallay, 1951; Wallace, 1975; Smith, 1976a; Smith, 1976; Puech, 1981; Frayer e Russel, 1987; Trinkaus, 1978; Bermudez de Castro et al., 1988; Villa e Giacobini, 1995; Lalueza et al., 1996; Lalueza Fox e Frayer, 1997; Perez-Perez et al., 2003). In alcuni studi dedicati alla descrizione dei caratteri dentari dei Neandertaliani in generale si è solo accennato alla loro presenza (de Lumley, 1973; Bailey e Hublin, 2006). Lo scopo di questo studio è, quindi, quello di ottenere informazioni relative al comportamento delle popolazioni europee del Pleistocene superiore attraverso l’analisi sistematica dei chipping nella collezione di denti di Krapina (Croatia, 130.000 fa) e di indagare le eventuali differenze tra questi Neandertaliani e alcuni campioni di uomo moderno. I chipping sono scheggiature dalla forma irregolare, che coinvolgono lo smalto e/o la dentina, localizzate lungo i margini o le creste del dente. Tali fratture possono essere state prodotte ante mortem come risultato di traumi meccanici verificatisi durante attività di tipo masticatorio (consumo di alimenti duri o ricchi di contaminanti) e para-masticatorio (trattamento del cibo prima del suo consumo), o in seguito ad un uso extra-masticatorio dei denti (trattenere oggetti mentre le mani sono impegnate altrove, ritoccare attrezzi di pietra, ecc.). I chipping non sembrano riconducibili a traumi dovuti a cadute o a violenza interpersonale, che più verosimilmente portano a lussazioni della mandibola o fratture alveolari (Andreasen, 1970). La gravità dei chipping (da piccole scheggiature dello smalto a fratture del dente di maggiori dimensioni), la distribuzione fra i differenti denti e la posizione (buccale, linguale, interprossimale) sulla corona forniscono importanti informazioni sull’uso della dentatura, e contribuiscono quindi a ricostruire la dieta ed il comportamento delle antiche popolazioni. Il riconoscimento di queste fratture rispetto ad analoghe lesioni prodottesi post mortem per fattori tafonomici, può essere molto problematico e necessita di particolare attenzione ed esperienza da parte del rilevatore. Nel presente studio, per la rilevazione dei dati è stato utilizzato un metodo standardizzato dal nostro gruppo di ricerca su collezioni scheletriche identificate (sesso, età, occupazione, causa della morte, ecc.) di epoca moderna del territorio italiano, conservate presso il Museo di Antropologia dell’Università di Bologna. L’utilizzo da parte nostra dello stesso metodo per lo studio di campioni preistorici e storici ha consentito di ottenere dati omogenei e confrontabili, permettendo interpretazioni più attendibili.
2009
LA LUNGA STORIA DI NEANDERTAL. BIOLOGIA E COMPORTAMENTO.
215
238
BELCASTRO M.G; MARIOTTI V.; TODERO A; FACCHINI F; BONFIGLIOLI B
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