Il libro è stato voluto per diminuire il danno che è stato fatto allorché il Museo dei Cappuccini di Bologna, allestito dall'architetto Leone Pancaldi, nell 2005 è stato chiuso e lo straordinario patrimonio in esso custodito, che comprende opere di Marco Zoppo, Prospero Fontana, Bartolomeo Cesi, del Leonardino, del Lianori, di Flaminio Torri, Giuseppe Maria Crespi, Ercole Graziani, Ubaldo e Gaetano Gandolfi e molti altri è a rischio dispersione. Si è proceduto recuperando la storia dello stanziamento dei Minori Cappuccini in Emilia Romagna pochi anni dopo la fondazione dell'Ordine, nell'età della Riforma cattolica, e di quanto da loro scelto per il decoro delle loro case e chiese. Dunque si è ripercorso il rapporto instaurato dai frati con gli artisti dell'età del cardinale Paleotti, segnatamente Ludovico Carracci; del primo Seicento, che vede all'opera per le loro chiese Guido Reni, in più casi, ed è stata portata la riflessione sulla realtà degli scambi culturali tra artisti e religiosi, confutando la tesi di Marc Fumaroli, sulla scorta delle riflessioni di Bruno Toscano; ancora per il Seicento, è stata presa in esame l'attività del Guercino e della sua scuola anche nel Ducato Estense. Il Settecento è stato il secolo che ha visto crescere esponenzialmente l'importanza dello stanziamento cappuccino, la cui sede, nella collina bolognese, ha assunto le dimensioni di un piccolo villaggio, autosufficiente; particolare attenzione è stata riservata alla descrizione degli apparati per le santificazioni e beatificazioni. Con i francesi, il convento è chiuso e parzialmente distrutto, come l'ottima biblioteca e i laboratori scientifici; la chiesa spogliata di quanto nei secoli era stato acquisito per la catechesi per immagini e gran parte di tale patrimonio disperso. Con la resturazione, viene deciso che i cappuccini si avvicino alla città e vine loro affidato il quattrocentesco convento di San Giuseppe, fuori le mura, e la chiesa annessa, che nel 1841 fu rifatta di pianta. La soppressione del 1866 sottrasse ai frati nuovamente la loro casa e i loro beni, restituiti non completamente nel 1876, allorché chiesa e convento di San Giuseppe Sposo di Maria divenne definitivamente di loro proprietà. Negli anni trenta del Novecento si impose la necessità di porre in sicurezza le opere d'arte degli stanziamenti cappuccini più periferici, e fu decisa la costituzione del Museo Provinciale dei Minori Cappuccini di Bologna, che tra alterne vicende, e nonostante i danni subiti durante la seconda Guerra Mondiale, trovò definitiva sistemazione negli anni settanta in alcune sale dedicate del convento grazie all'opera di Cesare Gnudi, Andrea Emiliani e con l'allestimento di Leone Pancaldi, i cui disegni prepratori, inediti, sono qui pubblicati. Viene fornito l'elenco delle molte opere qui esposte, affinché nell'attuale precaria situazione del complesso conventuale, destinato a tutt'altro uso, non sia possibile diminuire tale patrimonio, fondamentale non solo per la qualittà della maggior parte delle opere ma anche perché tale da concedere la ricostruzione storica dell'apporto dei Minori Cappuccini alla cultura pittorica emiliano-romagnola. Si è proceduto ad illustrare alcune delle analisi scientifiche condotte, grazie ai finaziamenti del Progetto Giano (Applicazione di tecniche di grafica innovativa ed elaborazione di immagini per sistemi complessi, con finanziamento del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e dell'Unione Europea, legge 488/92), su due opere eccellenti, il Crocefisso di Marco Zoppo e e la Madonna col Bambino di Pietro Lianori, entrambe su tavola.
Donatella Biagi (2022). Arte e carità. Il complesso storico e museale dei Frati Minori Cappuccini di Bologna. Bologna : Bologna University Press.
Arte e carità. Il complesso storico e museale dei Frati Minori Cappuccini di Bologna
Donatella Biagi
2022
Abstract
Il libro è stato voluto per diminuire il danno che è stato fatto allorché il Museo dei Cappuccini di Bologna, allestito dall'architetto Leone Pancaldi, nell 2005 è stato chiuso e lo straordinario patrimonio in esso custodito, che comprende opere di Marco Zoppo, Prospero Fontana, Bartolomeo Cesi, del Leonardino, del Lianori, di Flaminio Torri, Giuseppe Maria Crespi, Ercole Graziani, Ubaldo e Gaetano Gandolfi e molti altri è a rischio dispersione. Si è proceduto recuperando la storia dello stanziamento dei Minori Cappuccini in Emilia Romagna pochi anni dopo la fondazione dell'Ordine, nell'età della Riforma cattolica, e di quanto da loro scelto per il decoro delle loro case e chiese. Dunque si è ripercorso il rapporto instaurato dai frati con gli artisti dell'età del cardinale Paleotti, segnatamente Ludovico Carracci; del primo Seicento, che vede all'opera per le loro chiese Guido Reni, in più casi, ed è stata portata la riflessione sulla realtà degli scambi culturali tra artisti e religiosi, confutando la tesi di Marc Fumaroli, sulla scorta delle riflessioni di Bruno Toscano; ancora per il Seicento, è stata presa in esame l'attività del Guercino e della sua scuola anche nel Ducato Estense. Il Settecento è stato il secolo che ha visto crescere esponenzialmente l'importanza dello stanziamento cappuccino, la cui sede, nella collina bolognese, ha assunto le dimensioni di un piccolo villaggio, autosufficiente; particolare attenzione è stata riservata alla descrizione degli apparati per le santificazioni e beatificazioni. Con i francesi, il convento è chiuso e parzialmente distrutto, come l'ottima biblioteca e i laboratori scientifici; la chiesa spogliata di quanto nei secoli era stato acquisito per la catechesi per immagini e gran parte di tale patrimonio disperso. Con la resturazione, viene deciso che i cappuccini si avvicino alla città e vine loro affidato il quattrocentesco convento di San Giuseppe, fuori le mura, e la chiesa annessa, che nel 1841 fu rifatta di pianta. La soppressione del 1866 sottrasse ai frati nuovamente la loro casa e i loro beni, restituiti non completamente nel 1876, allorché chiesa e convento di San Giuseppe Sposo di Maria divenne definitivamente di loro proprietà. Negli anni trenta del Novecento si impose la necessità di porre in sicurezza le opere d'arte degli stanziamenti cappuccini più periferici, e fu decisa la costituzione del Museo Provinciale dei Minori Cappuccini di Bologna, che tra alterne vicende, e nonostante i danni subiti durante la seconda Guerra Mondiale, trovò definitiva sistemazione negli anni settanta in alcune sale dedicate del convento grazie all'opera di Cesare Gnudi, Andrea Emiliani e con l'allestimento di Leone Pancaldi, i cui disegni prepratori, inediti, sono qui pubblicati. Viene fornito l'elenco delle molte opere qui esposte, affinché nell'attuale precaria situazione del complesso conventuale, destinato a tutt'altro uso, non sia possibile diminuire tale patrimonio, fondamentale non solo per la qualittà della maggior parte delle opere ma anche perché tale da concedere la ricostruzione storica dell'apporto dei Minori Cappuccini alla cultura pittorica emiliano-romagnola. Si è proceduto ad illustrare alcune delle analisi scientifiche condotte, grazie ai finaziamenti del Progetto Giano (Applicazione di tecniche di grafica innovativa ed elaborazione di immagini per sistemi complessi, con finanziamento del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e dell'Unione Europea, legge 488/92), su due opere eccellenti, il Crocefisso di Marco Zoppo e e la Madonna col Bambino di Pietro Lianori, entrambe su tavola.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.