La sua natura artificiale di composto di più ingredienti, il suo processo di fabbricazione, i passaggi dallo stato fluido a quello solido, la presenza o meno dello stampo o delle casseforme, lo stesso cantiere edile con la partecipazione di manovali, sono tutti elementi, fasi e luoghi della fabbricazione che hanno imposto il calcestruzzo tra i prodotti tecnici più idonei a esprimere i radicali mutamenti culturali e politici della società contemporanea quando gli artisti attivi negli anni Sessanta del Novecento hanno reso sempre più vasto e irrituale il catalogo di materiali e le azioni creative della scultura. Nel cemento, nel calcestruzzo e nei loro processi di fabbricazione sono stati scoperti i modi per rifondare l’intelaiatura stessa del quadro, per creare cataste arcaiche e ostruzioni politiche, per produrre rovine, colate lungo scarpate e giganteschi monumenti in parchi e città, oppure trincee nei deserti per innalzare steli simboliche della civiltà dei consumi, per fomentare happening e sperimentare forme di riciclaggio, per trasformare la scultura in struttura seriale e commensurare o imbrigliare lo spazio, per mostrare il dolore di donne violate. Di tutte queste forme artistiche del calcestruzzo sono stati protagonisti i massimi artisti della seconda metà del Novecento, da Uncini a Schifano, Zorio, Boetti, Anselmo e Pistoletto, da Shiraga a Sekine, Kishio e Oiticica, da Rauschenberg a Smithson, Andre, De Maria, Heizer, Holt, Oppenheim, Aycock, Ross e Turrell, da Kaprow a Kienholz, Oldenburg, Nek Chand, De Sainte Phalle e Matta-Clark, da Vostell a Staccioli e Arman, da Chillida a Serra, LeWitt e Judd. La traiettoria creativa di ognuno di loro ha spesso intercettato opere e tecniche di architetti che del calcestruzzo sono stati maestri, da Le Corbusier, a Wright, Kahn, Rudolph, Pei e Scarpa, o che, come Hollein, hanno saputo intuire il potenziale artistico di quel materiale. Il saggio vuole offrire al lettore un frammento dello straordinario universo creativo della scultura in calcestruzzo cui è dedicata la serie Sculture in calcestruzzo dal Novecento ad oggi curata da Anna Rosellini.
Anna Rosellini (2018). Prodotti edili e figure arcaiche, da Uncini a Zorio. Roma : Aracne.
Prodotti edili e figure arcaiche, da Uncini a Zorio
Anna Rosellini
2018
Abstract
La sua natura artificiale di composto di più ingredienti, il suo processo di fabbricazione, i passaggi dallo stato fluido a quello solido, la presenza o meno dello stampo o delle casseforme, lo stesso cantiere edile con la partecipazione di manovali, sono tutti elementi, fasi e luoghi della fabbricazione che hanno imposto il calcestruzzo tra i prodotti tecnici più idonei a esprimere i radicali mutamenti culturali e politici della società contemporanea quando gli artisti attivi negli anni Sessanta del Novecento hanno reso sempre più vasto e irrituale il catalogo di materiali e le azioni creative della scultura. Nel cemento, nel calcestruzzo e nei loro processi di fabbricazione sono stati scoperti i modi per rifondare l’intelaiatura stessa del quadro, per creare cataste arcaiche e ostruzioni politiche, per produrre rovine, colate lungo scarpate e giganteschi monumenti in parchi e città, oppure trincee nei deserti per innalzare steli simboliche della civiltà dei consumi, per fomentare happening e sperimentare forme di riciclaggio, per trasformare la scultura in struttura seriale e commensurare o imbrigliare lo spazio, per mostrare il dolore di donne violate. Di tutte queste forme artistiche del calcestruzzo sono stati protagonisti i massimi artisti della seconda metà del Novecento, da Uncini a Schifano, Zorio, Boetti, Anselmo e Pistoletto, da Shiraga a Sekine, Kishio e Oiticica, da Rauschenberg a Smithson, Andre, De Maria, Heizer, Holt, Oppenheim, Aycock, Ross e Turrell, da Kaprow a Kienholz, Oldenburg, Nek Chand, De Sainte Phalle e Matta-Clark, da Vostell a Staccioli e Arman, da Chillida a Serra, LeWitt e Judd. La traiettoria creativa di ognuno di loro ha spesso intercettato opere e tecniche di architetti che del calcestruzzo sono stati maestri, da Le Corbusier, a Wright, Kahn, Rudolph, Pei e Scarpa, o che, come Hollein, hanno saputo intuire il potenziale artistico di quel materiale. Il saggio vuole offrire al lettore un frammento dello straordinario universo creativo della scultura in calcestruzzo cui è dedicata la serie Sculture in calcestruzzo dal Novecento ad oggi curata da Anna Rosellini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.