Negli studi occidentali sul tema del martirio nell’Islam sunnita, il potenziale contributo della letteratura agiografica e di tutta la letteratura prodotta nell’ambito del sufismo (taṣawwuf; mistica musulmana) resta ancora largamente inespresso. Pur nella grande varietà di posizioni dei singoli autori, le ricerche ‘orientalistiche’ in questo ambito sembrano condividere, dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni, una significativa tendenza a concentrare l’analisi sulle opere di esegesi coranica (tafsīr), sulle raccolte di ḥadīth (l’insieme delle Tradizioni relative a fatti e detti del Profeta Muḥammad) e sulla connessa letteratura giuridica o edificante, con il corollario di una marginalizzazione, o esplicita esclusione, del vasto e multiforme spazio testuale del taṣawwuf. In larga misura, una simile tendenza trova una evidente giustificazione storica nel ruolo fondamentale svolto dalle prime generazioni di esperti di tafsīr e di ḥadīth nella costruzione di una dottrina martirologica compiuta a partire dagli sparsi dati scritturali sulla condizione privilegiata dei credenti – e delle credenti – che ricevono la morte «sulla via di Dio» (fī sabīl Allāh). Tuttavia, la mancata valorizzazione delle fonti sufi rispetto al tema del martirio riflette anche, a nostro avviso, un più complesso problema di ordine storiografico, determinato dalla convergenza di molteplici fattori che hanno prodotto la diffusa percezione di una scarsa o nulla rilevanza della nozione di martirio nella costruzione dell’ideale di santità in ambito sunnita (fino all’esplicita teorizzazione, in alcuni studi, di una «scissione tra santità e martirio»), in contrasto con quanto viene generalmente riconosciuto per l’ambito sciita. Una simile visione tende ad associare esclusivamente alla martirologia sciita la possibilità di significativi sviluppi in senso agiografico, così favorendo il perpetuarsi di un paradigma storiografico che una più attenta analisi di tradizioni testuali e pratiche sociali sunnite invita senz’altro a rimettere in discussione. Nel presente articolo si tenta dunque di valorizzare il rapporto tra santità (walāya) e martirio (shahāda) nell’Islam sunniti. In particolare, si evidenzia come temi martirografici ed agiografici possano cooperare significativamente nella letteratura sufi, tanto da produrre rappresentazioni di modelli idealtipici specificamente compatibili con le tradizioni della mistica sunnita (in particolare, il ‘giurista-santo-martire’). Nel contempo, si mostra come l’intreccio di temi martirografici ed agiografici possa risultare altamente produttivo anche in altri spazi testuali, incluso il vasto e vario ambito della letteratura storiografica. Dopo aver delineato alcune coordinate fondamentali della ricerca (nei paragrafi 2-4), si propone uno studio di caso (paragrafi 5-6), analizzando le rappresentazioni del martirio dello shaykh ‘Abd al-Raḥmān al-Nuwayrī durante l’assedio crociato di Damietta (1219) in alcune fonti agiografiche di età ayyubide e mamelucca (secc. XIII-XIV); quindi (paragrafi 7-8), si tenta di inquadrare questo exemplum in un più vasto ambito di tradizioni sunnite caratterizzate da un forte livello di integrazione tra ‘agiografia’ e ‘martirografia’.

Santità e Martirio nell'Islam sunnita: il contributo della letteratura agiografica.

giuseppe cecere
2022

Abstract

Negli studi occidentali sul tema del martirio nell’Islam sunnita, il potenziale contributo della letteratura agiografica e di tutta la letteratura prodotta nell’ambito del sufismo (taṣawwuf; mistica musulmana) resta ancora largamente inespresso. Pur nella grande varietà di posizioni dei singoli autori, le ricerche ‘orientalistiche’ in questo ambito sembrano condividere, dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni, una significativa tendenza a concentrare l’analisi sulle opere di esegesi coranica (tafsīr), sulle raccolte di ḥadīth (l’insieme delle Tradizioni relative a fatti e detti del Profeta Muḥammad) e sulla connessa letteratura giuridica o edificante, con il corollario di una marginalizzazione, o esplicita esclusione, del vasto e multiforme spazio testuale del taṣawwuf. In larga misura, una simile tendenza trova una evidente giustificazione storica nel ruolo fondamentale svolto dalle prime generazioni di esperti di tafsīr e di ḥadīth nella costruzione di una dottrina martirologica compiuta a partire dagli sparsi dati scritturali sulla condizione privilegiata dei credenti – e delle credenti – che ricevono la morte «sulla via di Dio» (fī sabīl Allāh). Tuttavia, la mancata valorizzazione delle fonti sufi rispetto al tema del martirio riflette anche, a nostro avviso, un più complesso problema di ordine storiografico, determinato dalla convergenza di molteplici fattori che hanno prodotto la diffusa percezione di una scarsa o nulla rilevanza della nozione di martirio nella costruzione dell’ideale di santità in ambito sunnita (fino all’esplicita teorizzazione, in alcuni studi, di una «scissione tra santità e martirio»), in contrasto con quanto viene generalmente riconosciuto per l’ambito sciita. Una simile visione tende ad associare esclusivamente alla martirologia sciita la possibilità di significativi sviluppi in senso agiografico, così favorendo il perpetuarsi di un paradigma storiografico che una più attenta analisi di tradizioni testuali e pratiche sociali sunnite invita senz’altro a rimettere in discussione. Nel presente articolo si tenta dunque di valorizzare il rapporto tra santità (walāya) e martirio (shahāda) nell’Islam sunniti. In particolare, si evidenzia come temi martirografici ed agiografici possano cooperare significativamente nella letteratura sufi, tanto da produrre rappresentazioni di modelli idealtipici specificamente compatibili con le tradizioni della mistica sunnita (in particolare, il ‘giurista-santo-martire’). Nel contempo, si mostra come l’intreccio di temi martirografici ed agiografici possa risultare altamente produttivo anche in altri spazi testuali, incluso il vasto e vario ambito della letteratura storiografica. Dopo aver delineato alcune coordinate fondamentali della ricerca (nei paragrafi 2-4), si propone uno studio di caso (paragrafi 5-6), analizzando le rappresentazioni del martirio dello shaykh ‘Abd al-Raḥmān al-Nuwayrī durante l’assedio crociato di Damietta (1219) in alcune fonti agiografiche di età ayyubide e mamelucca (secc. XIII-XIV); quindi (paragrafi 7-8), si tenta di inquadrare questo exemplum in un più vasto ambito di tradizioni sunnite caratterizzate da un forte livello di integrazione tra ‘agiografia’ e ‘martirografia’.
2022
Violenza, corpo, identirà. Il martirio nei tre monoteismi
103
133
giuseppe cecere
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/891364
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