La detenzione amministrativa è stata investita nel corso del tempo da una serie di innovazioni non solo nei riferimenti normativi, ma anche nella capacità delle strutture, nella configurazione generale e nell’utilizzo che si è fatto di tale pratica. Tali innovazioni in parte rispondono a cambiamenti effettivi negli equilibri geopolitici capaci di influenzare i flussi migratori - sebbene, allo stesso tempo, il tipo di immigrazione che si ha in un paese è sempre anche il frutto stesso delle leggi messe in atto per regolare il fenomeno; in parte, sono il prodotto del continuo intrecciarsi di spinte provenienti dalla politica a livello nazionale e a livello europeo. Sul piano europeo, nel tempo è diventato sempre più evidente quanto l’Italia non si occupi solo di gestire i flussi migratori nel proprio territorio ma, in quanto confine sud d’Europa insieme a Grecia e Spagna, è chiamata ad essere in prima linea nel “difendere” il continente dall’immigrazione irregolare (irregolarizzata), specie in arrivo dalla rotta del Mediterraneo centrale. Allo stesso tempo, accanto ad una nuova funzione della detenzione amministrativa rinvenibile nell’esigenza di controllare i confini esterni, sembra possibile ipotizzare anche il contemporaneo permanere di una funzione della detenzione amministrativa ancora legata alla gestione dei confini interni e al governo, all’interno del territorio, di una presenza di persone migranti irregolarizzate. Peraltro, queste non sono più persone migrate per lavoro o con visto turistico e successivamente diventate irregolari, che era il tipico processo di “illegalizzazione” operativo in Italia, almeno fino a che è stato ancora possibile entrare nel Paese tramite i decreti flussi. Ora bisogna confrontarsi con una nuova realtà di persone irregolarizzate dopo aver fatto richiesta di asilo, dopo aver passato del tempo nel circuito dell’accoglienza, prima di venirne espulsi. Sembra allora importante continuare ad indagare le molte direttrici che convergono verso l’utilizzo della detenzione amministrativa nelle sue varie forme e trasformazioni, con un occhio quanto più attento a che uso ne faccia l’istituzione poliziale, nonché a come questa si leghi al contesto locale specifico e alle sue mutevoli esigenze.

Il confinamento della mobilità. Innovazioni e continuità nella storia della detenzione amministrativa in Italia

Giulia Fabini
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2022

Abstract

La detenzione amministrativa è stata investita nel corso del tempo da una serie di innovazioni non solo nei riferimenti normativi, ma anche nella capacità delle strutture, nella configurazione generale e nell’utilizzo che si è fatto di tale pratica. Tali innovazioni in parte rispondono a cambiamenti effettivi negli equilibri geopolitici capaci di influenzare i flussi migratori - sebbene, allo stesso tempo, il tipo di immigrazione che si ha in un paese è sempre anche il frutto stesso delle leggi messe in atto per regolare il fenomeno; in parte, sono il prodotto del continuo intrecciarsi di spinte provenienti dalla politica a livello nazionale e a livello europeo. Sul piano europeo, nel tempo è diventato sempre più evidente quanto l’Italia non si occupi solo di gestire i flussi migratori nel proprio territorio ma, in quanto confine sud d’Europa insieme a Grecia e Spagna, è chiamata ad essere in prima linea nel “difendere” il continente dall’immigrazione irregolare (irregolarizzata), specie in arrivo dalla rotta del Mediterraneo centrale. Allo stesso tempo, accanto ad una nuova funzione della detenzione amministrativa rinvenibile nell’esigenza di controllare i confini esterni, sembra possibile ipotizzare anche il contemporaneo permanere di una funzione della detenzione amministrativa ancora legata alla gestione dei confini interni e al governo, all’interno del territorio, di una presenza di persone migranti irregolarizzate. Peraltro, queste non sono più persone migrate per lavoro o con visto turistico e successivamente diventate irregolari, che era il tipico processo di “illegalizzazione” operativo in Italia, almeno fino a che è stato ancora possibile entrare nel Paese tramite i decreti flussi. Ora bisogna confrontarsi con una nuova realtà di persone irregolarizzate dopo aver fatto richiesta di asilo, dopo aver passato del tempo nel circuito dell’accoglienza, prima di venirne espulsi. Sembra allora importante continuare ad indagare le molte direttrici che convergono verso l’utilizzo della detenzione amministrativa nelle sue varie forme e trasformazioni, con un occhio quanto più attento a che uso ne faccia l’istituzione poliziale, nonché a come questa si leghi al contesto locale specifico e alle sue mutevoli esigenze.
2022
Corpi reclusi in attesa di espulsione
41
73
Giulia Fabini
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