Nelle primissime lezioni di linguistica generale gli studenti apprendono, sulla scia di Ferdinand de Saussure, che in virtù del suo carattere complesso, multiforme ed “eteroclito” l’analisi del linguaggio umano si colloca all’intersezione di molti campi del sapere, mutuando nozioni e metodologie da discipline tra loro assai diverse, tra cui la filosofia, l’antropologia, la sociologia, l’informatica e – last but not least – la psicologia e le neuroscienze cognitive. Tra le altre cose, infatti, il linguaggio è un oggetto mentale, la facoltà cognitiva per eccellenza. In quanto tale il suo studio ha attirato, a partire dal secolo scorso, una crescente attenzione dei ricercatori, supportata negli ultimi decenni dalla possibilità di osservare in tempo reale lo stato di attivazione delle diverse aree cerebrali grazie a tecniche sempre più sofisticate di neuroimaging (es. tomografia a emissione di positroni e risonanza magnetica funzionale). In tale contesto, quale contributo può fornire una disciplina umanistica come la linguistica alla comprensione del funzionamento della facoltà del linguaggio e dei processi patologici che possono determinare un suo sviluppo anomalo durante l’infanzia, oppure la disgregazione in età adulta? Per rispondere a questa domanda proveremo, nelle pagine che seguono, a raccontare cosa fa – in pratica – il/la linguista che compie le sue ricerche nel campo della “Linguistica Clinica” (d’ora in poi, LC), ovvero la branca delle scienze del linguaggio che, parafrasando la definizione proposta da David Crystal, applica teorie e metodi linguistici all’analisi e al trattamento dei disturbi della lingua parlata, scritta e segnata.

I disturbi del linguaggio e la ricerca in linguistica clinica / Gloria Gagliardi. - STAMPA. - (2022), pp. 135-148.

I disturbi del linguaggio e la ricerca in linguistica clinica

Gloria Gagliardi
2022

Abstract

Nelle primissime lezioni di linguistica generale gli studenti apprendono, sulla scia di Ferdinand de Saussure, che in virtù del suo carattere complesso, multiforme ed “eteroclito” l’analisi del linguaggio umano si colloca all’intersezione di molti campi del sapere, mutuando nozioni e metodologie da discipline tra loro assai diverse, tra cui la filosofia, l’antropologia, la sociologia, l’informatica e – last but not least – la psicologia e le neuroscienze cognitive. Tra le altre cose, infatti, il linguaggio è un oggetto mentale, la facoltà cognitiva per eccellenza. In quanto tale il suo studio ha attirato, a partire dal secolo scorso, una crescente attenzione dei ricercatori, supportata negli ultimi decenni dalla possibilità di osservare in tempo reale lo stato di attivazione delle diverse aree cerebrali grazie a tecniche sempre più sofisticate di neuroimaging (es. tomografia a emissione di positroni e risonanza magnetica funzionale). In tale contesto, quale contributo può fornire una disciplina umanistica come la linguistica alla comprensione del funzionamento della facoltà del linguaggio e dei processi patologici che possono determinare un suo sviluppo anomalo durante l’infanzia, oppure la disgregazione in età adulta? Per rispondere a questa domanda proveremo, nelle pagine che seguono, a raccontare cosa fa – in pratica – il/la linguista che compie le sue ricerche nel campo della “Linguistica Clinica” (d’ora in poi, LC), ovvero la branca delle scienze del linguaggio che, parafrasando la definizione proposta da David Crystal, applica teorie e metodi linguistici all’analisi e al trattamento dei disturbi della lingua parlata, scritta e segnata.
2022
Metodi e prospettive della ricerca linguistica
135
148
I disturbi del linguaggio e la ricerca in linguistica clinica / Gloria Gagliardi. - STAMPA. - (2022), pp. 135-148.
Gloria Gagliardi
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