L'importanza del divertimento, nell'età infantile, pur accettata e condivisa da tutti, non trova, spesso, il giusto spazio nella vita del bambino. Nell'approccio alla pratica sportiva, in aggiunta, l'ombra dell'adulto sembra proiettarsi sul bambino con forme distorte, inconsciamente pericolose, dovute alle esagerate aspettative riposte negli atleti in erba e nelle loro prestazioni. I genitori, come primi educatori, rappresentano figure determinanti nella partecipazione allo sport dei bambini. Tali figure non possono essere abbandonate a se stesse, lasciate in preda a emozioni incontrollate originanti comportamenti inaccettabili o diseducativi che, in un coinvolgimento esagerato, richiamano l’abito del tifoso più che del supporter. Cosa veicola il desiderio di successo per il proprio figlio? E' realmente vero che i genitori, in generale, sono così esasperati come si mormora, oppure sono i pochi casi eclatanti che tendono a generalizzare comportamenti isolati? Il contributo, dopo aver definito la figura genitoriale nel mondo sportivo giovanile, riflette sul pericolo del genitore che si identifica con il figlio e quanto, di questa identificazione, influisce sulla partecipazione all'esperienza sportiva del giovane. Una indagine, da noi condotta in Emilia Romagna e Marche, viene comparata con una indagine americana sul comportamento genitoriale durante le gare dei propri figli. I dati raccolti forniscono interessanti indicazioni, nella fascia 6-10 anni, rispetto alle aspettative e al comportamento dei genitori italiani rispetto a quelli americani. Le indicazioni che emergono suggeriscono, supportate dalla bibliografia di riferimento, la necessità di coinvolgere il genitore, nell’esperienza sportiva del proprio figlio, attraverso varie strategie che aiutino l’adulto ad essere partner consapevole di un processo formativo che non è a carico di una sola persona, l’allenatore, ma distribuito su tutti gli adulti di riferimento, ciascuno per il proprio ruolo e competenza. Come l’esasperazione e le troppe aspettative di successo sono comportamenti deprecabili, da parte di un genitore, è altresì vero che la scarsa attenzione, verso le attività del proprio figlio, è altrettanto pericolosa in riferimento al corretto sviluppo di autostima del bambino.
Ceciliani A. (2010). Genitori e sport: un equilibrio possibile.. MILANO : Franco Angeli.
Genitori e sport: un equilibrio possibile.
CECILIANI, ANDREA
2010
Abstract
L'importanza del divertimento, nell'età infantile, pur accettata e condivisa da tutti, non trova, spesso, il giusto spazio nella vita del bambino. Nell'approccio alla pratica sportiva, in aggiunta, l'ombra dell'adulto sembra proiettarsi sul bambino con forme distorte, inconsciamente pericolose, dovute alle esagerate aspettative riposte negli atleti in erba e nelle loro prestazioni. I genitori, come primi educatori, rappresentano figure determinanti nella partecipazione allo sport dei bambini. Tali figure non possono essere abbandonate a se stesse, lasciate in preda a emozioni incontrollate originanti comportamenti inaccettabili o diseducativi che, in un coinvolgimento esagerato, richiamano l’abito del tifoso più che del supporter. Cosa veicola il desiderio di successo per il proprio figlio? E' realmente vero che i genitori, in generale, sono così esasperati come si mormora, oppure sono i pochi casi eclatanti che tendono a generalizzare comportamenti isolati? Il contributo, dopo aver definito la figura genitoriale nel mondo sportivo giovanile, riflette sul pericolo del genitore che si identifica con il figlio e quanto, di questa identificazione, influisce sulla partecipazione all'esperienza sportiva del giovane. Una indagine, da noi condotta in Emilia Romagna e Marche, viene comparata con una indagine americana sul comportamento genitoriale durante le gare dei propri figli. I dati raccolti forniscono interessanti indicazioni, nella fascia 6-10 anni, rispetto alle aspettative e al comportamento dei genitori italiani rispetto a quelli americani. Le indicazioni che emergono suggeriscono, supportate dalla bibliografia di riferimento, la necessità di coinvolgere il genitore, nell’esperienza sportiva del proprio figlio, attraverso varie strategie che aiutino l’adulto ad essere partner consapevole di un processo formativo che non è a carico di una sola persona, l’allenatore, ma distribuito su tutti gli adulti di riferimento, ciascuno per il proprio ruolo e competenza. Come l’esasperazione e le troppe aspettative di successo sono comportamenti deprecabili, da parte di un genitore, è altresì vero che la scarsa attenzione, verso le attività del proprio figlio, è altrettanto pericolosa in riferimento al corretto sviluppo di autostima del bambino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.