Negli scavi del 1968 condotti nella Stoà di Artemis Astias a Iasos è stato riportato alla luce un contenitore ceramico quasi integro negli strati di riempimento di un edificio di età medievale, localizzato davanti all’esedra ovest . Si tratta probabilmente di un’abitazione privata, ma la funzione dell’ambiente non è stata chiarita. Nelle murature che lo delimitano è stata individuata una piccola iscrizione in caratteri cufici, di straordinaria importanza , utilizzata nella parte inferiore sinistra della sua facciata. Originariamente tale iscrizione, databile tra VIII e IX secolo, doveva indicare il domicilio privato di un ‘cliente’, un mawla, appena convertito all’Islam e protetto dal diritto musulmano. La posizione decentrata di questa piccola iscrizione, oltre che la forma del blocco da cui è stata ‘ritagliata’, indicano chiaramente che si tratta di un reimpiego. Tale elemento fornisce un ottimo termine di datazione di posteriorità all’edificio e alla sua frequentazione, che dovette quindi verificarsi nel corso del medioevo, e la forma dell’esemplare ceramico contenuto al suo interno aiuta a definire questo periodo in una maniera più puntuale, probabilmente tra X e XI secolo, come indicano i confronti più vicini che saranno presentati di seguito.
Iasos. L'anfora dall'area del portico di Diokles (inv. 1852) / Enrico Cirelli. - STAMPA. - (2021), pp. 279-283.
Iasos. L'anfora dall'area del portico di Diokles (inv. 1852)
Enrico Cirelli
Primo
2021
Abstract
Negli scavi del 1968 condotti nella Stoà di Artemis Astias a Iasos è stato riportato alla luce un contenitore ceramico quasi integro negli strati di riempimento di un edificio di età medievale, localizzato davanti all’esedra ovest . Si tratta probabilmente di un’abitazione privata, ma la funzione dell’ambiente non è stata chiarita. Nelle murature che lo delimitano è stata individuata una piccola iscrizione in caratteri cufici, di straordinaria importanza , utilizzata nella parte inferiore sinistra della sua facciata. Originariamente tale iscrizione, databile tra VIII e IX secolo, doveva indicare il domicilio privato di un ‘cliente’, un mawla, appena convertito all’Islam e protetto dal diritto musulmano. La posizione decentrata di questa piccola iscrizione, oltre che la forma del blocco da cui è stata ‘ritagliata’, indicano chiaramente che si tratta di un reimpiego. Tale elemento fornisce un ottimo termine di datazione di posteriorità all’edificio e alla sua frequentazione, che dovette quindi verificarsi nel corso del medioevo, e la forma dell’esemplare ceramico contenuto al suo interno aiuta a definire questo periodo in una maniera più puntuale, probabilmente tra X e XI secolo, come indicano i confronti più vicini che saranno presentati di seguito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.