Il volume, curato assieme a Marina Caporale, Cristina Demaria, Anna Maria Lorusso e Francesco Mazzucchelli, trae origine dal seminario, realizzato con il contributo da me ottenuto dell’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Bologna che, nel 2020, ha scelto Il Falso come tema da promuovere con diverse iniziative di studio e approfondimento. Le relazioni e i contributi che propone rispecchiano la visione sul tema dei curatori, che intendono dar conto di come la categoria del falso – oggi attualissima – possa essere colta solo se declinata in ambiti disciplinari diversi. Da qui il titolo, Le forme del falso, che in queste pagine sono indagate attraverso letture plurali, eppure non in contraddizione e capaci di comporre un quadro organico, quasi corale. Vista l’affiliazione accademica dei curatori, due sono le prospettive portanti dell’iniziativa: quella giuridica e quella semiotica. Convinti del possibile dialogo fra i diversi approcci e metodi, con i contributi del volume si è cercato di realizzare una riflessione capace di tenere in considerazione sia categorie generali sia prospettive specifiche individuate dalla dottrina e dai principali studi scientifici sviluppatisi nel tempo, ponendoli a confronto con le sfide emerse nei tempi più recenti. In particolare il diritto fonda la sua ragion d’essere sull’affermazione di una verità definita, accertata e riconosciuta dall’ordinamento. La verità giuridica non è perciò sempre coerente con la concezione filosofica del Vero ed è, a volte, solo approssimata e non coincidente con la verità fattuale (si pensi, tra tante, alla “verità processuale”). Il che, di per sé solo, avvicina la verità precaria eppure concreta del diritto a una possibile declinazione del Falso, come falso è tutto ciò che è solamente veridico. A ben vedere, l’idea di una verità presunta, ma ufficiale, contrasta con l’assunto ideale che regge uno dei fondamenti costituzionali dei sistemi democratici contemporanei: la libertà di espressione del pensiero, che origina e prende corpo solo quando nel pensiero politico si realizza che “non esiste una verità sola” e dunque ha senso l’ascolto e il dialogo tra chi della realtà ha interpretazione diversa e propone soluzioni differenti. Opinioni forse, ma anche “verità” ugualmente meritevoli di considerazione in ragione di un’uguale dignità e capacità di ciascuno. Risulta così che una verità giuridicamente affermata non sempre possa essere opposta alla falsità, al “falso” in senso giuridicamente proprio, il cui perimetro può essere tracciato seguendo le fattispecie attraverso cui lo si previene, persegue e sanziona nei diversi ambiti.

LE FORME DEL FALSO

Cristina Demaria;Daniele Donati;Francesco Mazzucchelli
2022

Abstract

Il volume, curato assieme a Marina Caporale, Cristina Demaria, Anna Maria Lorusso e Francesco Mazzucchelli, trae origine dal seminario, realizzato con il contributo da me ottenuto dell’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Bologna che, nel 2020, ha scelto Il Falso come tema da promuovere con diverse iniziative di studio e approfondimento. Le relazioni e i contributi che propone rispecchiano la visione sul tema dei curatori, che intendono dar conto di come la categoria del falso – oggi attualissima – possa essere colta solo se declinata in ambiti disciplinari diversi. Da qui il titolo, Le forme del falso, che in queste pagine sono indagate attraverso letture plurali, eppure non in contraddizione e capaci di comporre un quadro organico, quasi corale. Vista l’affiliazione accademica dei curatori, due sono le prospettive portanti dell’iniziativa: quella giuridica e quella semiotica. Convinti del possibile dialogo fra i diversi approcci e metodi, con i contributi del volume si è cercato di realizzare una riflessione capace di tenere in considerazione sia categorie generali sia prospettive specifiche individuate dalla dottrina e dai principali studi scientifici sviluppatisi nel tempo, ponendoli a confronto con le sfide emerse nei tempi più recenti. In particolare il diritto fonda la sua ragion d’essere sull’affermazione di una verità definita, accertata e riconosciuta dall’ordinamento. La verità giuridica non è perciò sempre coerente con la concezione filosofica del Vero ed è, a volte, solo approssimata e non coincidente con la verità fattuale (si pensi, tra tante, alla “verità processuale”). Il che, di per sé solo, avvicina la verità precaria eppure concreta del diritto a una possibile declinazione del Falso, come falso è tutto ciò che è solamente veridico. A ben vedere, l’idea di una verità presunta, ma ufficiale, contrasta con l’assunto ideale che regge uno dei fondamenti costituzionali dei sistemi democratici contemporanei: la libertà di espressione del pensiero, che origina e prende corpo solo quando nel pensiero politico si realizza che “non esiste una verità sola” e dunque ha senso l’ascolto e il dialogo tra chi della realtà ha interpretazione diversa e propone soluzioni differenti. Opinioni forse, ma anche “verità” ugualmente meritevoli di considerazione in ragione di un’uguale dignità e capacità di ciascuno. Risulta così che una verità giuridicamente affermata non sempre possa essere opposta alla falsità, al “falso” in senso giuridicamente proprio, il cui perimetro può essere tracciato seguendo le fattispecie attraverso cui lo si previene, persegue e sanziona nei diversi ambiti.
2022
129
9791254770153
Marina Caporale, Cristina Demaria, Daniele Donati, Anna Maria Lorusso, Francesco Mazzucchelli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/882639
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