Il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo consente di identificare le linee generali e di indirizzo che caratterizzeranno tale politica europea nei prossimi anni . Come autorevolmente osservato, la sua pubblicazione ha anticipato – rimarcando quindi una certa indipendenza – l’individuazione di linee di indirizzo da parte del Consiglio europeo, solitamente presentate ad inizio legislatura ai sensi dell’art.68 TFUE. Diversamente da quanto accaduto in passato, la pubblicazione del Patto è stata accompagnata da un cronoprogramma, da proposte di atti legislativi e da alcune raccomandazioni. Tra le proposte presentate, assume rilievo quella sul meccanismo di gestione dell’immigrazione e l’asilo, che richiederà il ricorso ad una doppia base giuridica visto che disciplina diversi aspetti che rientrano in entrambe le parti di questa politica bicefala. Oltre ad essa, quella su EURODAC, sulla gestione delle crisi e sul sistema di accertamento, ovvero di screening. Diversamente, le Raccomandazione adottate hanno contenuto auspici o inviti all’approvazione in tempi rapidi di proposte già oggetto di discussione e accordo, come nel caso di quella sulle vie legali di accesso , oppure hanno svelato la difficoltà a trovare l’accordo politico in ambiti specifici, come nel caso degli orientamenti sul contrasto all’immigrazione irregolare , al momento ancora oggetto di una direttiva e di una decisione quadro risalenti al periodo antecedente l’adozione del Trattato di Lisbona. Tra i diversi elementi presi in considerazione, che consentono di affermare l’assenza di elementi di novità sostanziale, vale la pena concentrarsi sulle criticità riconducibili a tre macro-aree: la prima, strettamente collegata alla solidarietà tra Stati membri, con attenzione alle ipotizzate disposizioni che la dovrebbero rendere maggiormente effettiva anche alla luce del rispetto del principio di sussidiarietà, regolatore dell’esercizio delle competenze da parte delle Istituzioni dell’Unione; la seconda, che riguarda la tutela dei diritti delle persone che si trovano coinvolte nella procedura di frontiera che, alla luce della proposta della Commissione, vedrà trasformare la propria natura da volontaria, quindi sulla base di una scelta discrezionale degli Stati membri, ad obbligatoria; infine, la terza che – guardando sempre alla protezione internazionale – compie riferimento ai criteri funzionali all’individuazione della competenza statale a gestire le domande d’asilo o di protezione sussidiaria. Tali criteri, nel corso del tempo, si sono dimostrati inadeguati a fronteggiare criticità ed emergenze verificatesi nel corso degli anni.
M. Borraccetti (2021). Un nuovo patto per una nuova politica europea dell'immigrazione e dell'asilo?. Piacenza : La Tribuna.
Un nuovo patto per una nuova politica europea dell'immigrazione e dell'asilo?
M. Borraccetti
2021
Abstract
Il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo consente di identificare le linee generali e di indirizzo che caratterizzeranno tale politica europea nei prossimi anni . Come autorevolmente osservato, la sua pubblicazione ha anticipato – rimarcando quindi una certa indipendenza – l’individuazione di linee di indirizzo da parte del Consiglio europeo, solitamente presentate ad inizio legislatura ai sensi dell’art.68 TFUE. Diversamente da quanto accaduto in passato, la pubblicazione del Patto è stata accompagnata da un cronoprogramma, da proposte di atti legislativi e da alcune raccomandazioni. Tra le proposte presentate, assume rilievo quella sul meccanismo di gestione dell’immigrazione e l’asilo, che richiederà il ricorso ad una doppia base giuridica visto che disciplina diversi aspetti che rientrano in entrambe le parti di questa politica bicefala. Oltre ad essa, quella su EURODAC, sulla gestione delle crisi e sul sistema di accertamento, ovvero di screening. Diversamente, le Raccomandazione adottate hanno contenuto auspici o inviti all’approvazione in tempi rapidi di proposte già oggetto di discussione e accordo, come nel caso di quella sulle vie legali di accesso , oppure hanno svelato la difficoltà a trovare l’accordo politico in ambiti specifici, come nel caso degli orientamenti sul contrasto all’immigrazione irregolare , al momento ancora oggetto di una direttiva e di una decisione quadro risalenti al periodo antecedente l’adozione del Trattato di Lisbona. Tra i diversi elementi presi in considerazione, che consentono di affermare l’assenza di elementi di novità sostanziale, vale la pena concentrarsi sulle criticità riconducibili a tre macro-aree: la prima, strettamente collegata alla solidarietà tra Stati membri, con attenzione alle ipotizzate disposizioni che la dovrebbero rendere maggiormente effettiva anche alla luce del rispetto del principio di sussidiarietà, regolatore dell’esercizio delle competenze da parte delle Istituzioni dell’Unione; la seconda, che riguarda la tutela dei diritti delle persone che si trovano coinvolte nella procedura di frontiera che, alla luce della proposta della Commissione, vedrà trasformare la propria natura da volontaria, quindi sulla base di una scelta discrezionale degli Stati membri, ad obbligatoria; infine, la terza che – guardando sempre alla protezione internazionale – compie riferimento ai criteri funzionali all’individuazione della competenza statale a gestire le domande d’asilo o di protezione sussidiaria. Tali criteri, nel corso del tempo, si sono dimostrati inadeguati a fronteggiare criticità ed emergenze verificatesi nel corso degli anni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.