Il contributo esamina la crescita della spesa sanitaria in rapporto al Pil per comprendere in che misura gli allarmi relativi alla sua insostenibilità nei contesti in cui il finanziamento della stessa è prevalentemente pubblico siano eccessivi o meno. Partendo dalla considerazione secondo cui la spesa per servizi sanitari (beni superiori) aumenta ovunque in modo tendenzialmente superiore al Pil con conseguente aumento della sua quota sul totale del reddito prodotto, ci si sofferma sulle condizioni in cui la crescita economica consente di non comprimere in modo eccessivo la spesa destinata agli altri beni e servizi, di garantire l’equilibrio dei conti pubblici e di sostenere la competitività del paese sui mercati internazionali. Il lavoro esamina in chiave comparata la crescita della spesa sanitaria mostrando che nei contesti in cui i consumi sanitari sono in buona misura programmati e/o autorizzati dai finanziatori delle prestazioni, l’aumento del rapporto tra spesa sanitaria e Pil è una conseguenza di scelte ispirate, almeno in senso lato, a criteri di efficacia nelle valutazioni costi-benefici. In tali contesti non pare giustificabile attribuire una priorità assoluta al contenimento della spesa sanitaria entro un predefinito rapporto rispetto al Pil. Viene infine mostrato che gli oneri derivanti dalla somma della pressione fiscale necessaria per garantire un sistema di copertura pubblica di ultima istanza e dei costi per la copertura assicurativa sostitutiva e/o integrativa sono spesso più gravosi sul sistema produttivo rispetto a un sistema a finanziamento pubblico universale, incidendo maggiormente sulla sua capacità di sostenere la concorrenza internazionale.
Sostenibilità finanziaria e politica del servizio sanitario nazionale
FIORENTINI, GIANLUCA
2009
Abstract
Il contributo esamina la crescita della spesa sanitaria in rapporto al Pil per comprendere in che misura gli allarmi relativi alla sua insostenibilità nei contesti in cui il finanziamento della stessa è prevalentemente pubblico siano eccessivi o meno. Partendo dalla considerazione secondo cui la spesa per servizi sanitari (beni superiori) aumenta ovunque in modo tendenzialmente superiore al Pil con conseguente aumento della sua quota sul totale del reddito prodotto, ci si sofferma sulle condizioni in cui la crescita economica consente di non comprimere in modo eccessivo la spesa destinata agli altri beni e servizi, di garantire l’equilibrio dei conti pubblici e di sostenere la competitività del paese sui mercati internazionali. Il lavoro esamina in chiave comparata la crescita della spesa sanitaria mostrando che nei contesti in cui i consumi sanitari sono in buona misura programmati e/o autorizzati dai finanziatori delle prestazioni, l’aumento del rapporto tra spesa sanitaria e Pil è una conseguenza di scelte ispirate, almeno in senso lato, a criteri di efficacia nelle valutazioni costi-benefici. In tali contesti non pare giustificabile attribuire una priorità assoluta al contenimento della spesa sanitaria entro un predefinito rapporto rispetto al Pil. Viene infine mostrato che gli oneri derivanti dalla somma della pressione fiscale necessaria per garantire un sistema di copertura pubblica di ultima istanza e dei costi per la copertura assicurativa sostitutiva e/o integrativa sono spesso più gravosi sul sistema produttivo rispetto a un sistema a finanziamento pubblico universale, incidendo maggiormente sulla sua capacità di sostenere la concorrenza internazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.