Il saggio prende in esame l’evolversi, negli anni tra le due guerre mondiali, dell’elaborazione culturale e strategica dei comunisti italiani, in relazione ai principali eventi e processi che ebbero luogo in quel periodo. Il lessico politico dei comunisti italiani si costruì all’inizio intorno a due lemmi: rivoluzione e crisi. Se il primo, nel giro di pochi anni, uscì fuori da ogni concreta prospettiva politica per entrare in una dimensione mitica, identificandosi con un futuro sempre meno prossimo, il secondo segnò per oltre un ventennio, da molteplici angolature, la lettura del presente e improntò di sé l’elaborazione politica e strategica del partito. Per i comunisti, le società occidentali e capitalistiche furono travolte da una triplice crisi: crisi economica, ritenuta capace di mettere in discussione la stessa possibilità di sopravvivenza delle economie di mercato; crisi politica, derivante dalla crescente debolezza dei sistemi liberali e dall’avanzata dei fascismi; e crisi dell’ordine internazionale, che investì non solo gli equilibri tra le potenze e i rapporti interstatuali, ma anche il sistema di norme, idee e valori che avevano reso possibile l’ordine ottocentesco. A generare la crisi del vecchio ordine furono non solo le contraddizioni interne ai sistemi capitalistici, la crescente sfiducia nei confronti della concezione liberale e i conflitti tra gli Stati, ma anche la minacciosa sfida portata a partire alla fine della grande guerra dal movimento comunista internazionale e dai suoi progetti rivoluzionari, che trovavano nella Russia bolscevica un modello e un’incarnazione. Tuttavia, dopo i primi anni Venti, le speranze rivoluzionarie rifluirono, e la prospettiva di una trasformazione sistematica venne consegnata a un’epoca successiva; le convulsioni interne all’Urss, strettamente connesse al netto arretramento dei movimenti comunisti nel resto dell’Europa, aggravarono la situazione. I comunisti italiani (ed europei) si trovarono dunque di fronte a una sfida drammatica: come confrontarsi con la crisi del capitalismo, del liberalismo e della civiltà borghese, nel momento in cui anche l’unico vero rimedio, la rivoluzione, entrava a sua volta in una grave crisi. Il saggio ripercorre l’elaborazione dei comunisti italiani negli anni tra le due guerre mondiali proprio alla luce del concetto cardine di crisi. La cultura politica e l’analisi del presente, ma anche l’evoluzione della strategia di lotta, sono, quindi, ricostruite in relazione alla triplice crisi dell’ordine borghese e alla parallela crisi della prospettiva rivoluzionaria, intrecciando sempre l’elaborazione dei comunisti italiani con quella sviluppata dal movimento comunista internazionale.

Nella crisi dei vent'anni. Analisi del tempo presente e cultura politica tra le due guerre

Gagliardi
2021

Abstract

Il saggio prende in esame l’evolversi, negli anni tra le due guerre mondiali, dell’elaborazione culturale e strategica dei comunisti italiani, in relazione ai principali eventi e processi che ebbero luogo in quel periodo. Il lessico politico dei comunisti italiani si costruì all’inizio intorno a due lemmi: rivoluzione e crisi. Se il primo, nel giro di pochi anni, uscì fuori da ogni concreta prospettiva politica per entrare in una dimensione mitica, identificandosi con un futuro sempre meno prossimo, il secondo segnò per oltre un ventennio, da molteplici angolature, la lettura del presente e improntò di sé l’elaborazione politica e strategica del partito. Per i comunisti, le società occidentali e capitalistiche furono travolte da una triplice crisi: crisi economica, ritenuta capace di mettere in discussione la stessa possibilità di sopravvivenza delle economie di mercato; crisi politica, derivante dalla crescente debolezza dei sistemi liberali e dall’avanzata dei fascismi; e crisi dell’ordine internazionale, che investì non solo gli equilibri tra le potenze e i rapporti interstatuali, ma anche il sistema di norme, idee e valori che avevano reso possibile l’ordine ottocentesco. A generare la crisi del vecchio ordine furono non solo le contraddizioni interne ai sistemi capitalistici, la crescente sfiducia nei confronti della concezione liberale e i conflitti tra gli Stati, ma anche la minacciosa sfida portata a partire alla fine della grande guerra dal movimento comunista internazionale e dai suoi progetti rivoluzionari, che trovavano nella Russia bolscevica un modello e un’incarnazione. Tuttavia, dopo i primi anni Venti, le speranze rivoluzionarie rifluirono, e la prospettiva di una trasformazione sistematica venne consegnata a un’epoca successiva; le convulsioni interne all’Urss, strettamente connesse al netto arretramento dei movimenti comunisti nel resto dell’Europa, aggravarono la situazione. I comunisti italiani (ed europei) si trovarono dunque di fronte a una sfida drammatica: come confrontarsi con la crisi del capitalismo, del liberalismo e della civiltà borghese, nel momento in cui anche l’unico vero rimedio, la rivoluzione, entrava a sua volta in una grave crisi. Il saggio ripercorre l’elaborazione dei comunisti italiani negli anni tra le due guerre mondiali proprio alla luce del concetto cardine di crisi. La cultura politica e l’analisi del presente, ma anche l’evoluzione della strategia di lotta, sono, quindi, ricostruite in relazione alla triplice crisi dell’ordine borghese e alla parallela crisi della prospettiva rivoluzionaria, intrecciando sempre l’elaborazione dei comunisti italiani con quella sviluppata dal movimento comunista internazionale.
2021
Il comunismo italiano nella storia del Novecento
55
73
Gagliardi
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