Per il mantenimento del voto: gli oggetti ex voto dalla clausura Nell’intervento intendo focalizzare l’attenzione sulla produzione degli oggetti ex voto all’interno dell’ambito claustrale. Se infatti di solito la produzione di questi particolari oggetti è affidata ad artigiani laici specializzati, in situazioni ritenute di particolare criticità il lavoro è commissionato a religiose di clausura. L’intensità mistica della preghiera di queste donne, unita alla loro abituale consuetudine alla manipolazione di oggetti considerati sacri (ostie, reliquie) le rendono un canale privilegiato anche per la realizzazione di oggetti legati alla pratica del voto. Dalla locuzione latina ex voto suscepto, letteralmente per voto fatto, secondo la promessa fatta, per ex voto si intende l’oggetto fatto costruire come ringraziamento per l’ottenimento di una grazia richiesta e ricevuta. Attraverso prolungati lavori di campo a contatto e dentro il mondo claustrale italiano e francese, mi sono resa conto che, legati alla pratica del voto, ci sono anche altri oggetti, chiamati anch’essi ex voto e difficilmente distinguibili dai primi, ma che hanno poco a che fare con essi. Si tratta di oggetti con fattezze materiali uguali agli ex voto ma con caratteristiche, finalità e valore semantico diversi. Essi vengono pensati, fatti costruire e addirittura donati, depositandoli nel luogo di culto, prima della ricezione della grazia. Sono le monache ad occuparsi della loro produzione materiale, di tipo artigianale: si tratta di piccoli oggetti di stampo mistico-religioso (rosari, collane e bracciali con immagini sacre) ma anche di lavori di ricamo, cucito e pittura. Le religiose si presentano come mediatrici con il sacro sia seguendo la persona religiosa credente nella fase della formulazione del voto, quando ancora c’è solo l’intenzione del voto, sia a livello concreto nel momento della fabbricazione del prodotto da donare. L’oggetto, in questo caso, starebbe a suggellare non il momento dell’ottenimento della grazia, ma il momento stesso della formulazione del voto, quasi fosse considerato anch’esso una offerta, diversa e antecedente a quella fatta per l’ottenimento della grazia. Anche in questa fase iniziale sembra che i credenti siano fortemente legati alla materialità, creando oggetti specifici che, seppur di difficile individuazione, rivestono una funzione diversa rispetto agli ex voto tradizionali e meritano, a livello analitico, di essere differenziati. Da tale necessità, propongo di classificarli, anche a livello linguistico, come pro voto, cioè a favore, a vantaggio del voto, affinché riesca ad essere mantenuto (non esaudito).

Ex-voto du cloître : pour la formulation et le maintien du vœu

F. Sbardella
2021

Abstract

Per il mantenimento del voto: gli oggetti ex voto dalla clausura Nell’intervento intendo focalizzare l’attenzione sulla produzione degli oggetti ex voto all’interno dell’ambito claustrale. Se infatti di solito la produzione di questi particolari oggetti è affidata ad artigiani laici specializzati, in situazioni ritenute di particolare criticità il lavoro è commissionato a religiose di clausura. L’intensità mistica della preghiera di queste donne, unita alla loro abituale consuetudine alla manipolazione di oggetti considerati sacri (ostie, reliquie) le rendono un canale privilegiato anche per la realizzazione di oggetti legati alla pratica del voto. Dalla locuzione latina ex voto suscepto, letteralmente per voto fatto, secondo la promessa fatta, per ex voto si intende l’oggetto fatto costruire come ringraziamento per l’ottenimento di una grazia richiesta e ricevuta. Attraverso prolungati lavori di campo a contatto e dentro il mondo claustrale italiano e francese, mi sono resa conto che, legati alla pratica del voto, ci sono anche altri oggetti, chiamati anch’essi ex voto e difficilmente distinguibili dai primi, ma che hanno poco a che fare con essi. Si tratta di oggetti con fattezze materiali uguali agli ex voto ma con caratteristiche, finalità e valore semantico diversi. Essi vengono pensati, fatti costruire e addirittura donati, depositandoli nel luogo di culto, prima della ricezione della grazia. Sono le monache ad occuparsi della loro produzione materiale, di tipo artigianale: si tratta di piccoli oggetti di stampo mistico-religioso (rosari, collane e bracciali con immagini sacre) ma anche di lavori di ricamo, cucito e pittura. Le religiose si presentano come mediatrici con il sacro sia seguendo la persona religiosa credente nella fase della formulazione del voto, quando ancora c’è solo l’intenzione del voto, sia a livello concreto nel momento della fabbricazione del prodotto da donare. L’oggetto, in questo caso, starebbe a suggellare non il momento dell’ottenimento della grazia, ma il momento stesso della formulazione del voto, quasi fosse considerato anch’esso una offerta, diversa e antecedente a quella fatta per l’ottenimento della grazia. Anche in questa fase iniziale sembra che i credenti siano fortemente legati alla materialità, creando oggetti specifici che, seppur di difficile individuazione, rivestono una funzione diversa rispetto agli ex voto tradizionali e meritano, a livello analitico, di essere differenziati. Da tale necessità, propongo di classificarli, anche a livello linguistico, come pro voto, cioè a favore, a vantaggio del voto, affinché riesca ad essere mantenuto (non esaudito).
2021
L’ex-voto ou les métamorphoses du don. El exvoto o las metamorfosis del don
87
114
F. Sbardella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/865032
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