Negli ultimi decenni il problema della salvaguardia del patrimonio storico-artistico, in Italia e nel mondo, è divenuto sempre più sentito ed attuale. Infatti, a questa costante crescita culturale ha corrisposto un accelerato sviluppo tecnologico, che ha visto la discesa in campo di molteplici metodologie e strumentazioni, sempre più efficaci e meno invasive nei confronti dei beni indagati. In questo contributo intendiamo dare una sintetica rassegna su alcune applicazioni a scopo conservativo di metodologie multispettrali di tipo non distruttivo, da noi condotte negli ultimi anni su mosaici, affreschi, strutture archeologiche, paramenti murari e graffiti a Ravenna, Roma e Pompei. Semplificando, si tratta di raccogliere, con opportune camere di ripresa, e poi studiare, anche con l’ausilio di svariate tecniche matematiche, la radiazione riflessa o emessa da un corpo, non solo nell’ambito dello spettro visibile, che il nostro occhio può percepire, ma anche sfruttando le bande del vicino infrarosso (IR) e del vicino ultravioletto (UV), a noi invisibili. In questa sede non possiamo descrivere nel dettaglio le singole tecniche utilizzate, ma, tuttavia, a titolo esemplificativo, ci sia consentito di fare alcuni cenni sulla riflettografia che, fra l’altro, è stata la prima metodica da noi sperimentata. Essa è un’indagine multispettrale di impiego usuale nello studio dei dipinti su tela; inoltre, in vari casi si dimostra utile per le pitture murali, e recentemente è stata anche da noi applicata in modo estensivo per la conoscenza e la conservazione di superfici musive parietali. Infatti, questo tipo di monitoraggio, oggettivo (se eseguito con una metodologia sistematica e ben documentata) e completamente non invasivo, oltreché permettere l’eventuale individuazione di elementi sub-superficiali (pentimenti, disegni preparatori, interventi di restauro superficiali e/o profondi, ecc.) attraverso l’utilizzo di immagini acquisite nella banda infrarossa dello spettro, può anche fornire all’utilizzatore esperto una descrizione qualitativa dei materiali superficiali in esame. La possibilità di comparare almeno otto diverse immagini, corrispondenti ad altrettante bande spettrali, per ogni singola regione (in altri termini, sarebbe come analizzare lo stesso soggetto da otto punti di vista distinti), contiene una grande quantità di informazioni, non di rado sottovalutate: se ci è consentito un paragone, per lo studioso paziente e competente lo studio delle diverse immagini riflettografiche assomiglia all’ascolto di un coro da parte di un esperto di musica, il quale con la propria esperienza e perizia tecnica è in grado di distinguere le partiture delle singole voci elaborando una sorta di stratigrafia del brano musicale. Prima di descrivere l’ambito delle nostre ricerche desideriamo, infine, spendere qualche parola per cercare di chiarire il significato del titolo scelto. La prima parte fa’ ovviamente riferimento all’oggetto delle nostre indagini, anche se il termine immagine è da intendersi in senso esteso: una rappresentazione dell'opera d'arte consentita dalle strumentazioni impiegate, non necessariamente mimetica dell'opera in esame (come suggerito dall'etimologia di immagine), ma in alcuni casi molto differente rispetto a ciò che lo sguardo di un osservatore potrebbe percepire. La seconda parte intende sottolineare un aspetto importante delle nostre ricerche, che nel corso degli anni abbiamo sempre più imparato a valorizzare; infatti, in virtù dei mezzi tecnici e matematici a disposizione, oggi è possibile produrre una gran quantità di dati e quindi di immagini del bene indagato, ma da questo non deriva automaticamente un aumento dell'informazione realmente utile per la conoscenza e la conservazione. Il rischio è quello di perdersi in descrizioni troppo analitiche, non cogliendo alla fine gli aspetti sintetici capaci di suggerirci qualcosa che ancora non si era intuito o non era stato adeguatamente penetrato e, soprattutto, in grado di guidarci per conservare il più possibile l'integrità dell'opera per chi verrà dopo di noi. Ecco allora che occorre, in certi casi, per interpretare le immagini non solo una metodologia precisa - che certamente è essenziale- ma anche una speciale attitudine, nutrita da una vasta esperienza, una sapienza in certo qual modo artigianale, che per vari aspetti ci pare essere prossima all'arte; di questa, infatti, condivide alcuni aspetti, come la fantasia, l'intuizione rapida e penetrante oppure la pazienza di sperimentare e di farsi guidare senza pregiudizi da quanto a poco a poco si scopre verso nuove soluzioni. In conclusione, anche se è difficile non rimanere affascinati dalle straordinarie possibilità offerte dalle moderne tecnologie, potenziate dall'elaborazione su computer sempre più potenti, a nostro parere rimarrà sempre indispensabile, per ottenere progressi reali, l'apporto di interpreti formati e maturi, nel senso sopra accennato.

Le immagini dell’arte e l’arte delle immagini

N. SANTOPUOLI;L. SECCIA
2002

Abstract

Negli ultimi decenni il problema della salvaguardia del patrimonio storico-artistico, in Italia e nel mondo, è divenuto sempre più sentito ed attuale. Infatti, a questa costante crescita culturale ha corrisposto un accelerato sviluppo tecnologico, che ha visto la discesa in campo di molteplici metodologie e strumentazioni, sempre più efficaci e meno invasive nei confronti dei beni indagati. In questo contributo intendiamo dare una sintetica rassegna su alcune applicazioni a scopo conservativo di metodologie multispettrali di tipo non distruttivo, da noi condotte negli ultimi anni su mosaici, affreschi, strutture archeologiche, paramenti murari e graffiti a Ravenna, Roma e Pompei. Semplificando, si tratta di raccogliere, con opportune camere di ripresa, e poi studiare, anche con l’ausilio di svariate tecniche matematiche, la radiazione riflessa o emessa da un corpo, non solo nell’ambito dello spettro visibile, che il nostro occhio può percepire, ma anche sfruttando le bande del vicino infrarosso (IR) e del vicino ultravioletto (UV), a noi invisibili. In questa sede non possiamo descrivere nel dettaglio le singole tecniche utilizzate, ma, tuttavia, a titolo esemplificativo, ci sia consentito di fare alcuni cenni sulla riflettografia che, fra l’altro, è stata la prima metodica da noi sperimentata. Essa è un’indagine multispettrale di impiego usuale nello studio dei dipinti su tela; inoltre, in vari casi si dimostra utile per le pitture murali, e recentemente è stata anche da noi applicata in modo estensivo per la conoscenza e la conservazione di superfici musive parietali. Infatti, questo tipo di monitoraggio, oggettivo (se eseguito con una metodologia sistematica e ben documentata) e completamente non invasivo, oltreché permettere l’eventuale individuazione di elementi sub-superficiali (pentimenti, disegni preparatori, interventi di restauro superficiali e/o profondi, ecc.) attraverso l’utilizzo di immagini acquisite nella banda infrarossa dello spettro, può anche fornire all’utilizzatore esperto una descrizione qualitativa dei materiali superficiali in esame. La possibilità di comparare almeno otto diverse immagini, corrispondenti ad altrettante bande spettrali, per ogni singola regione (in altri termini, sarebbe come analizzare lo stesso soggetto da otto punti di vista distinti), contiene una grande quantità di informazioni, non di rado sottovalutate: se ci è consentito un paragone, per lo studioso paziente e competente lo studio delle diverse immagini riflettografiche assomiglia all’ascolto di un coro da parte di un esperto di musica, il quale con la propria esperienza e perizia tecnica è in grado di distinguere le partiture delle singole voci elaborando una sorta di stratigrafia del brano musicale. Prima di descrivere l’ambito delle nostre ricerche desideriamo, infine, spendere qualche parola per cercare di chiarire il significato del titolo scelto. La prima parte fa’ ovviamente riferimento all’oggetto delle nostre indagini, anche se il termine immagine è da intendersi in senso esteso: una rappresentazione dell'opera d'arte consentita dalle strumentazioni impiegate, non necessariamente mimetica dell'opera in esame (come suggerito dall'etimologia di immagine), ma in alcuni casi molto differente rispetto a ciò che lo sguardo di un osservatore potrebbe percepire. La seconda parte intende sottolineare un aspetto importante delle nostre ricerche, che nel corso degli anni abbiamo sempre più imparato a valorizzare; infatti, in virtù dei mezzi tecnici e matematici a disposizione, oggi è possibile produrre una gran quantità di dati e quindi di immagini del bene indagato, ma da questo non deriva automaticamente un aumento dell'informazione realmente utile per la conoscenza e la conservazione. Il rischio è quello di perdersi in descrizioni troppo analitiche, non cogliendo alla fine gli aspetti sintetici capaci di suggerirci qualcosa che ancora non si era intuito o non era stato adeguatamente penetrato e, soprattutto, in grado di guidarci per conservare il più possibile l'integrità dell'opera per chi verrà dopo di noi. Ecco allora che occorre, in certi casi, per interpretare le immagini non solo una metodologia precisa - che certamente è essenziale- ma anche una speciale attitudine, nutrita da una vasta esperienza, una sapienza in certo qual modo artigianale, che per vari aspetti ci pare essere prossima all'arte; di questa, infatti, condivide alcuni aspetti, come la fantasia, l'intuizione rapida e penetrante oppure la pazienza di sperimentare e di farsi guidare senza pregiudizi da quanto a poco a poco si scopre verso nuove soluzioni. In conclusione, anche se è difficile non rimanere affascinati dalle straordinarie possibilità offerte dalle moderne tecnologie, potenziate dall'elaborazione su computer sempre più potenti, a nostro parere rimarrà sempre indispensabile, per ottenere progressi reali, l'apporto di interpreti formati e maturi, nel senso sopra accennato.
2002
Matematica, Arte, Tecnologia, Cinema
149
160
M. EMMER E M. MANARESI; N. SANTOPUOLI; L. SECCIA
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