A poco pi di cinquant’anni dalla prima elezione dei consigli regionali, le regioni italiane sembrano ancora in cerca di una propria identità. Nello stop and go del loro processo di sviluppo, tra progetti d’ispirazione federale, elezione diretta dei presidenti, riforme respinte o inattuate, dinamiche di ricentralizzazione e pulsioni verso l’autonomia differenziata, il loro rapporto con lo Stato appare a tutt’oggi indeterminato e costellato di numerose frizioni dovute a un complicato quadro di competenze intrecciate, al crescente protagonismo dei cosiddetti governatori e alla mancanza di sedi stabili di confronto e mediazione. Le vicende legate alla gestione della pandemia Covid-19 hanno del resto riacceso i riflettori sull’assetto confuso, e a tratti conflittuale, dei rapporti tra Stato e regioni in Italia, mettendo in luce l’esigenza di un riordino sia sul piano della distribuzione dei poteri che dal punto di vista dei meccanismi di coordinamento nell’azione di policy making. Partendo da queste premesse, il capitolo si propone di fare il punto sullo stato del regionalismo italiano. Dopo un excursus diacronico finalizzato a ripercorrere l’evoluzione del rapporto tra Stato e regioni dal Secondo dopoguerra ad oggi, con riferimento tanto alle numerose riforme quanto ai cleavages territoriali, l’attenzione è rivolta al grado di autonomia di cui godono oggi i governi regionali e al loro rendimento istituzionale, concludendo con alcune ipotesi sulle traiettorie di riforma che potrebbero essere intraprese nel prossimo futuro.
Brunetta Baldi, Stefania Profeti (2022). Le regioni nel sistema politico: venti splendide cinquantenni?. Milano : Mondadori Università.
Le regioni nel sistema politico: venti splendide cinquantenni?
Brunetta Baldi;Stefania Profeti
2022
Abstract
A poco pi di cinquant’anni dalla prima elezione dei consigli regionali, le regioni italiane sembrano ancora in cerca di una propria identità. Nello stop and go del loro processo di sviluppo, tra progetti d’ispirazione federale, elezione diretta dei presidenti, riforme respinte o inattuate, dinamiche di ricentralizzazione e pulsioni verso l’autonomia differenziata, il loro rapporto con lo Stato appare a tutt’oggi indeterminato e costellato di numerose frizioni dovute a un complicato quadro di competenze intrecciate, al crescente protagonismo dei cosiddetti governatori e alla mancanza di sedi stabili di confronto e mediazione. Le vicende legate alla gestione della pandemia Covid-19 hanno del resto riacceso i riflettori sull’assetto confuso, e a tratti conflittuale, dei rapporti tra Stato e regioni in Italia, mettendo in luce l’esigenza di un riordino sia sul piano della distribuzione dei poteri che dal punto di vista dei meccanismi di coordinamento nell’azione di policy making. Partendo da queste premesse, il capitolo si propone di fare il punto sullo stato del regionalismo italiano. Dopo un excursus diacronico finalizzato a ripercorrere l’evoluzione del rapporto tra Stato e regioni dal Secondo dopoguerra ad oggi, con riferimento tanto alle numerose riforme quanto ai cleavages territoriali, l’attenzione è rivolta al grado di autonomia di cui godono oggi i governi regionali e al loro rendimento istituzionale, concludendo con alcune ipotesi sulle traiettorie di riforma che potrebbero essere intraprese nel prossimo futuro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.