È stato notato a più riprese che la declinazione del territorio in senso inizialmente etno-regionalista ed in seguito federalista abbia reso l'offerta politica della Lega Nord particolarmente efficace nel gestire la ristrutturazione neoliberista sullo sfondo della crisi conclamata dello stato-nazione. In particolare, i mutamenti produttivi legati all'emergere della cosiddetta 'fabbrica diffusa' – nonché l'inedita centralità del lavoro autonomo di seconda generazione – hanno fornito al Carroccio il grimaldello politico attraverso il quale proporsi simultaneamente – e paradossalmente – come partito di governo del territorio caratterizzato da una costante retorica antisistema. In questo contesto, il presente contributo intende tematizzare l'affermazione in Emilia-Romagna – ormai ex culla della subcultura rossa tipica della cosiddetta 'Italia di mezzo' – attraverso lo sviluppo e l'articolazione dell'ipotesi secondo la quale essa dipenderebbe in prima istanza da due fattori: i) una crisi pregressa del tessuto sociale sul quale poggiava la tenuta quotidiana di tale subcultura rossa (scomposizione); una ricombinazione di talune sue componenti in chiave di chiusura territoriale e ripiegamento identitario (ricombinazione). Benché una tale, duplice ipotesi debba essere avanzata con una certa cautela – in particolare, alcuni flussi di voto non confermerebbero il travaso di consensi dai partiti della Sinistra tradizionale alla Lega Nord – rimane innegabile una profonda duttilià del populismo leghista, che in Emilia-Romagna mobilita il larga parte retoriche legate al substrato solidaristico storicamente interpretato dalle istituzioni del movimento operaio. L'esplorazione della suddetta ipotesi si avvarrà, infine, di dati empirici – di origine tanto quantitativa che qualitativa – raccolti nei comuni di Bellaria-Igea Marina (RI), Bondeno (FE) e Guastalla (RE).
Leonardi E (2014). Lega Nord e subcultura rossa: la penetrazione leghista in Emilia-Romagna. ITA : Il Mulino.
Lega Nord e subcultura rossa: la penetrazione leghista in Emilia-Romagna
Leonardi E
2014
Abstract
È stato notato a più riprese che la declinazione del territorio in senso inizialmente etno-regionalista ed in seguito federalista abbia reso l'offerta politica della Lega Nord particolarmente efficace nel gestire la ristrutturazione neoliberista sullo sfondo della crisi conclamata dello stato-nazione. In particolare, i mutamenti produttivi legati all'emergere della cosiddetta 'fabbrica diffusa' – nonché l'inedita centralità del lavoro autonomo di seconda generazione – hanno fornito al Carroccio il grimaldello politico attraverso il quale proporsi simultaneamente – e paradossalmente – come partito di governo del territorio caratterizzato da una costante retorica antisistema. In questo contesto, il presente contributo intende tematizzare l'affermazione in Emilia-Romagna – ormai ex culla della subcultura rossa tipica della cosiddetta 'Italia di mezzo' – attraverso lo sviluppo e l'articolazione dell'ipotesi secondo la quale essa dipenderebbe in prima istanza da due fattori: i) una crisi pregressa del tessuto sociale sul quale poggiava la tenuta quotidiana di tale subcultura rossa (scomposizione); una ricombinazione di talune sue componenti in chiave di chiusura territoriale e ripiegamento identitario (ricombinazione). Benché una tale, duplice ipotesi debba essere avanzata con una certa cautela – in particolare, alcuni flussi di voto non confermerebbero il travaso di consensi dai partiti della Sinistra tradizionale alla Lega Nord – rimane innegabile una profonda duttilià del populismo leghista, che in Emilia-Romagna mobilita il larga parte retoriche legate al substrato solidaristico storicamente interpretato dalle istituzioni del movimento operaio. L'esplorazione della suddetta ipotesi si avvarrà, infine, di dati empirici – di origine tanto quantitativa che qualitativa – raccolti nei comuni di Bellaria-Igea Marina (RI), Bondeno (FE) e Guastalla (RE).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.