Gli asset islamici rappresentano meno dell1% degli asset globali sebbene la popolazione musulmana sia il 23% di quella globale. La ragione di questa divergenza `e da ricondurre alla disparit`a di benessere tra la popolazione musulmana e quella non musulmana. I servizi finanziari vengono perlopiu` erogati nei paesi dove risiedono gli stessi clienti, questo avviene sia a causa delle politiche protezioniste dei paesi a maggioranza musulmana, sia a causa di una mancata apertura da parte dei paesi occidentali. Eppure la popolazione musulmana `e sempre piu` istruita, relativamente giovane, in et`a lavorativa e presumibilmente sta accumulando risparmi. Alcuni paesi Europei hanno preso coscienza di questo enorme potenziale di crescita e alcuni di loro hanno fatto dei passi avanti nell’introdurre misure negli ordinamenti giuridici per regolamentare l’offerta di prodotti finanziari compatibili con la legge islamica. Misure volte da una parte ad attrarre nuovi investimenti esteri, dall’altra a mantenere i capitali gi`a presenti. L’apertura verso questo tema da parte di paesi interessati da importanti flussi migratori deve essere volta a garantire adeguati strumenti finanziari (mutui, fondi pensione, conti corrente...) ai nuovi residenti. Nell’ottica di inclusione `e necessario infatti che questi ultimi siano messi nelle condizioni di poter beneficiare del servizio di raccolta del risparmio ed erogazione dei prestiti svolto dagli intermediari. I principi della religione islamica che si ripercuotono sull’economia sono volti a garantire una distribuzione piu` equa della ricchezza per ottenere giustizia, uguaglianza, equit`a ed equilibrio economico all’interno della societ`a (zakat ). Da qui derivano il divieto di Riba (usura), il divieto di Gharar (incertezza/speculazione), il divieto di Maysir (gioco d’azzardo) e il divieto di investimenti non halal, ovvero il divieto di attivita, prodotti o servizi Haram (non etici), quali l’alcool, il tabacco, la carne suina, la pornografia e le armi. Sebbene questi principi siano universalmente condivisibili, l’apertura verso questo mondo risulta abbastanza complicata, da un lato perch`e gli strumenti didattici a supporto sono pochi (illustrer`o nel secondo capitolo che la letteratura sulla finanza islamica rappresenta un ambito di ricerca ancora di nicchia), dall’altra perch`e lo studio della materia implica per noi occidentali uno sforzo filosofico. Dobbiamo infatti abbandonare il principio ormai consolidato per cui economia, diritto e religione costituiscono ambiti separati e provare ad immergerci in una cultura nella quale la religione `e pervasiva. Questo lavoro si concentra sul settore dei fondi equity islamici (Ief). Si procederà ad un confronto con i fondi etici, categoria nella quale spesso vengono inglobati per la presenza di analogie nelle scelte di investimento. Il lavoro `e strutturato nel seguente modo: Il primo capitolo contiene un’introduzione sulla finanza islamica e un focus sull’industria dei fondi etici; Nel secondo capitolo `e presente una review della letteratura in cui illustro brevemente gli studi sui mercati islamici e le analisi condotte sulle performance dei fondi; Un’analisi empirica strutturata attraverso l’avanzamento di quattro ipotesi in cui si cerca di descrivere alcune caratteristiche delle performance dei fondi e alcuni aspetti comportamentali degli investitori islamici (sempre confrontati con quelli etici); Infine vengono riportare le conclusioni del lavoro di analisi empirica.

Fondi islamici e Fondi Etici, Investitori Islamici e Investitori Etici / Fabrizio Palmucci; Federica Paudice. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 1-59. [10.6092/unibo/amsacta/6810]

Fondi islamici e Fondi Etici, Investitori Islamici e Investitori Etici

Fabrizio Palmucci
Co-primo
;
2021

Abstract

Gli asset islamici rappresentano meno dell1% degli asset globali sebbene la popolazione musulmana sia il 23% di quella globale. La ragione di questa divergenza `e da ricondurre alla disparit`a di benessere tra la popolazione musulmana e quella non musulmana. I servizi finanziari vengono perlopiu` erogati nei paesi dove risiedono gli stessi clienti, questo avviene sia a causa delle politiche protezioniste dei paesi a maggioranza musulmana, sia a causa di una mancata apertura da parte dei paesi occidentali. Eppure la popolazione musulmana `e sempre piu` istruita, relativamente giovane, in et`a lavorativa e presumibilmente sta accumulando risparmi. Alcuni paesi Europei hanno preso coscienza di questo enorme potenziale di crescita e alcuni di loro hanno fatto dei passi avanti nell’introdurre misure negli ordinamenti giuridici per regolamentare l’offerta di prodotti finanziari compatibili con la legge islamica. Misure volte da una parte ad attrarre nuovi investimenti esteri, dall’altra a mantenere i capitali gi`a presenti. L’apertura verso questo tema da parte di paesi interessati da importanti flussi migratori deve essere volta a garantire adeguati strumenti finanziari (mutui, fondi pensione, conti corrente...) ai nuovi residenti. Nell’ottica di inclusione `e necessario infatti che questi ultimi siano messi nelle condizioni di poter beneficiare del servizio di raccolta del risparmio ed erogazione dei prestiti svolto dagli intermediari. I principi della religione islamica che si ripercuotono sull’economia sono volti a garantire una distribuzione piu` equa della ricchezza per ottenere giustizia, uguaglianza, equit`a ed equilibrio economico all’interno della societ`a (zakat ). Da qui derivano il divieto di Riba (usura), il divieto di Gharar (incertezza/speculazione), il divieto di Maysir (gioco d’azzardo) e il divieto di investimenti non halal, ovvero il divieto di attivita, prodotti o servizi Haram (non etici), quali l’alcool, il tabacco, la carne suina, la pornografia e le armi. Sebbene questi principi siano universalmente condivisibili, l’apertura verso questo mondo risulta abbastanza complicata, da un lato perch`e gli strumenti didattici a supporto sono pochi (illustrer`o nel secondo capitolo che la letteratura sulla finanza islamica rappresenta un ambito di ricerca ancora di nicchia), dall’altra perch`e lo studio della materia implica per noi occidentali uno sforzo filosofico. Dobbiamo infatti abbandonare il principio ormai consolidato per cui economia, diritto e religione costituiscono ambiti separati e provare ad immergerci in una cultura nella quale la religione `e pervasiva. Questo lavoro si concentra sul settore dei fondi equity islamici (Ief). Si procederà ad un confronto con i fondi etici, categoria nella quale spesso vengono inglobati per la presenza di analogie nelle scelte di investimento. Il lavoro `e strutturato nel seguente modo: Il primo capitolo contiene un’introduzione sulla finanza islamica e un focus sull’industria dei fondi etici; Nel secondo capitolo `e presente una review della letteratura in cui illustro brevemente gli studi sui mercati islamici e le analisi condotte sulle performance dei fondi; Un’analisi empirica strutturata attraverso l’avanzamento di quattro ipotesi in cui si cerca di descrivere alcune caratteristiche delle performance dei fondi e alcuni aspetti comportamentali degli investitori islamici (sempre confrontati con quelli etici); Infine vengono riportare le conclusioni del lavoro di analisi empirica.
2021
59
Fondi islamici e Fondi Etici, Investitori Islamici e Investitori Etici / Fabrizio Palmucci; Federica Paudice. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 1-59. [10.6092/unibo/amsacta/6810]
Fabrizio Palmucci; Federica Paudice
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/857668
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