La recidiva del tumore dopo il trapianto di fegato (LT) nei pazienti con epatocarcinoma (HCC) è una delle principali complicanze che porta a una riduzione della sopravvivenza dei pazienti a lungo termine. Tuttavia, i meccanismi che portano alla crescita del tumore, rimangono non completamente compresi. Diversi fattori, tra cui micro-lesioni residue non riconosciute nei linfonodi, epatite attiva, aumento della rigenerazione epatica e trattamento immunosoppressivo, possono promuovere la crescita o la recidiva del cancro. Inoltre, il danno da ischemia/riperfusione (IRI) è stato riconosciuto come un importante iniziale “driver” di disfunzione microvascolare con conseguente ipossia tissutale e infiammazione, che promuove la crescita delle cellule tumorali. Una recente strategia terapeutica utilizzata per ridurre la IRI è la perfusione dinamica ossigenata ipotermica ex vivo dei fegati (HOPE). Ipotesi Ipotizziamo che l'applicazione della perfusione epatica ex-situ prima del LT in riceventi HCC porti a un’ottimizzazione della funzione del trapianto, con diminuzione del danno da IRI e possibile diminuzione della crescita di cellule tumorali. Scopo Lo studio monocentrico randomizzato mira a indagare l’insorgenza della recidiva del tumore dopo LT in pazienti con HCC trapiantati con graft preservati mediante HOPE. Metodologia Saranno arruolati tutti i pazienti con HCC candidati a LT. Gli organi saranno randomizzati in due gruppi con lo scopo di confrontare HOPE e conservazione statica (SCS). Nel gruppo di studio i grafts saranno perfusi ex-vivo, con Belzer-MPS a 4-10°C e paO2 600-700mmHg, dall’inizio della procedura del “back-table” fino all’impianto. Nel gruppo di controllo, i grafts saranno preservati in SCS con Belzer UW a 4°C. Per ogni gruppo, saranno valutati i risultati clinici, i test di funzionalità del trapianto, i referti istologici, l’analisi del perfusato, le caratteristiche del tumore, la recidiva e il follow-up. Conclusioni Attualmente, il tasso di recidiva di HCC può raggiungere circa il 30% a 5 anni e il trattamento proposto potrebbe dimezzare tale rischio in base ad alcuni studi preliminari. Il trattamento con HOPE potrebbe inoltre migliorare la ripresa funzionale dell’organo dopo il trapianto indipendentemente dal rischio di recidiva tumorale.

MATTEO RAVAIOLI (In stampa/Attività in corso). Utilizzo della perfusione ex-vivo in pazienti con epatocarcinoma candidati al trapianto di fegato per ridurre l’incidenza di recidiva del tumore.

Utilizzo della perfusione ex-vivo in pazienti con epatocarcinoma candidati al trapianto di fegato per ridurre l’incidenza di recidiva del tumore

MATTEO RAVAIOLI
In corso di stampa

Abstract

La recidiva del tumore dopo il trapianto di fegato (LT) nei pazienti con epatocarcinoma (HCC) è una delle principali complicanze che porta a una riduzione della sopravvivenza dei pazienti a lungo termine. Tuttavia, i meccanismi che portano alla crescita del tumore, rimangono non completamente compresi. Diversi fattori, tra cui micro-lesioni residue non riconosciute nei linfonodi, epatite attiva, aumento della rigenerazione epatica e trattamento immunosoppressivo, possono promuovere la crescita o la recidiva del cancro. Inoltre, il danno da ischemia/riperfusione (IRI) è stato riconosciuto come un importante iniziale “driver” di disfunzione microvascolare con conseguente ipossia tissutale e infiammazione, che promuove la crescita delle cellule tumorali. Una recente strategia terapeutica utilizzata per ridurre la IRI è la perfusione dinamica ossigenata ipotermica ex vivo dei fegati (HOPE). Ipotesi Ipotizziamo che l'applicazione della perfusione epatica ex-situ prima del LT in riceventi HCC porti a un’ottimizzazione della funzione del trapianto, con diminuzione del danno da IRI e possibile diminuzione della crescita di cellule tumorali. Scopo Lo studio monocentrico randomizzato mira a indagare l’insorgenza della recidiva del tumore dopo LT in pazienti con HCC trapiantati con graft preservati mediante HOPE. Metodologia Saranno arruolati tutti i pazienti con HCC candidati a LT. Gli organi saranno randomizzati in due gruppi con lo scopo di confrontare HOPE e conservazione statica (SCS). Nel gruppo di studio i grafts saranno perfusi ex-vivo, con Belzer-MPS a 4-10°C e paO2 600-700mmHg, dall’inizio della procedura del “back-table” fino all’impianto. Nel gruppo di controllo, i grafts saranno preservati in SCS con Belzer UW a 4°C. Per ogni gruppo, saranno valutati i risultati clinici, i test di funzionalità del trapianto, i referti istologici, l’analisi del perfusato, le caratteristiche del tumore, la recidiva e il follow-up. Conclusioni Attualmente, il tasso di recidiva di HCC può raggiungere circa il 30% a 5 anni e il trattamento proposto potrebbe dimezzare tale rischio in base ad alcuni studi preliminari. Il trattamento con HOPE potrebbe inoltre migliorare la ripresa funzionale dell’organo dopo il trapianto indipendentemente dal rischio di recidiva tumorale.
In corso di stampa
2021
MATTEO RAVAIOLI (In stampa/Attività in corso). Utilizzo della perfusione ex-vivo in pazienti con epatocarcinoma candidati al trapianto di fegato per ridurre l’incidenza di recidiva del tumore.
MATTEO RAVAIOLI
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