Il volume è nato da una collaborazione di ricerca internazionale tra il gruppo di ricerca “Spazio e Attori del Collezionismo” del DAR, il programma Atlas Museo dell’Universidad Complutense di Madrid e l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne sviluppatasi come evoluzione di una serie di seminari internazionali che si sono tenuti dal 17 al 26 novembre 2020 nelle diverse università del progetto Il saggio costituisce un contributo al volume “Atmosfere. Esperienze immersive nell’arte e al museo” co-curato dalla stessa autrice in collaborazione con Javier Arnaldo (Universidad Complutense e Museo del Prado), Dominique Poulot 1 (Université Paris 1) e Anna Rosellini (Unibo). Nel testo si propone una riflessione innovativa sulle funzioni, gli sviluppi e le procedure che nel tempo e in un equilibrio sempre mutevole tra realtà e illusione hanno caratterizzato l'esperienza immersiva nell'arte e al museo. La proposta di ambienti emotivi, di atmosfere, così come i dispositivi utilizzati per allestire collezioni e musei, hanno infatti sempre cercato di comporre insieme valori di conoscenza razionale e di coinvolgimento emotivo e sensoriale. All'interno di una dimensione teorica e in un orizzonte internazionale viene messa in risalto sia l'esperienza del pubblico che quella di artisti e curatori. Dal viaggiatore di Ancien Régime al turista cosmopolita, gli obiettivi auspicati con la realizzazione di esperienze immersive sono stati talvolta ricorrenti: dall'educazione popolare alla propaganda politica, dalla valorizzazione del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico alla conoscenza scientifica. Viene suggerito così un nuovo fil rouge che va dagli allestimenti analogici - sale d'epoca d'altri tempi, diorami, ricostituzioni a diverse scale di siti e luoghi - ai display immersivi con i loro ambienti virtuali. L’autrice indaga con particolare attenzione critica i molteplici strumenti che dalla seconda metà del Settecento si sono sviluppati in Europa riunendo arte e ottica, visione e illusione, conoscenza e divertimento per creare esperienze spettacolari inserite, per lo più, in contesti di sociabilità urbana ancora raramente studiati nell’ambito della Storia dell’Arte e nella Museologia. La “visione immersiva” del patrimonio artistico, paesaggistico e monumentale italiano diventa oggetto privilegiato di una ri-creazione dell’Italia fuori d’Italia ancora oggi troppo poco analiticamente indagata, ma destinata a rivelarsi fondamentale per la costruzione di modelli di transfert culturale e per l’elaborazione di moderni miti e stereotipi sul Paese. Dal punto di vista teorico il testo discute come l’esperienza immersiva e spettacolare del patrimonio italiano, dalle lanterne magiche dei salotti borghesi ai grandi Panorami nelle Rotonde di Londra e Parigi si sviluppi come luogo di incontro di antinomie non solo tra vero e verosimile, ma anche tra contesto e possibilità di transfert, tra cultura alta e svago popolare. Illusione e emozione diventano le opzioni privilegiate per una fruizione a distanza, attraverso esperienze virtuali, della policentrica ricchezza del patrimonio italiano. Prendendo spunto da testi e immagini storiche pubblicate all’estero la ricerca dimostra come, pur sviluppate secondo media e strumenti tecnologici per noi ormai obsoleti, queste esperienze spettacolari e “immersive” abbiano contribuito alla duratura affermazione di opzioni estetiche, ideologiche e anche di genere destinate a traghettare ed a far evolvere l’immagine dell’Italia del Grand Tour verso i diversi orizzonti d’attesa della contemporaneità.

Costa, S. (2021). Cultural Heritage ed esperienze transculturali. Il patrimonio italiano come spettacolo: evocazione, illusione, immersione. Bologna : BUP.

Cultural Heritage ed esperienze transculturali. Il patrimonio italiano come spettacolo: evocazione, illusione, immersione

Sandra Costa
2021

Abstract

Il volume è nato da una collaborazione di ricerca internazionale tra il gruppo di ricerca “Spazio e Attori del Collezionismo” del DAR, il programma Atlas Museo dell’Universidad Complutense di Madrid e l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne sviluppatasi come evoluzione di una serie di seminari internazionali che si sono tenuti dal 17 al 26 novembre 2020 nelle diverse università del progetto Il saggio costituisce un contributo al volume “Atmosfere. Esperienze immersive nell’arte e al museo” co-curato dalla stessa autrice in collaborazione con Javier Arnaldo (Universidad Complutense e Museo del Prado), Dominique Poulot 1 (Université Paris 1) e Anna Rosellini (Unibo). Nel testo si propone una riflessione innovativa sulle funzioni, gli sviluppi e le procedure che nel tempo e in un equilibrio sempre mutevole tra realtà e illusione hanno caratterizzato l'esperienza immersiva nell'arte e al museo. La proposta di ambienti emotivi, di atmosfere, così come i dispositivi utilizzati per allestire collezioni e musei, hanno infatti sempre cercato di comporre insieme valori di conoscenza razionale e di coinvolgimento emotivo e sensoriale. All'interno di una dimensione teorica e in un orizzonte internazionale viene messa in risalto sia l'esperienza del pubblico che quella di artisti e curatori. Dal viaggiatore di Ancien Régime al turista cosmopolita, gli obiettivi auspicati con la realizzazione di esperienze immersive sono stati talvolta ricorrenti: dall'educazione popolare alla propaganda politica, dalla valorizzazione del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico alla conoscenza scientifica. Viene suggerito così un nuovo fil rouge che va dagli allestimenti analogici - sale d'epoca d'altri tempi, diorami, ricostituzioni a diverse scale di siti e luoghi - ai display immersivi con i loro ambienti virtuali. L’autrice indaga con particolare attenzione critica i molteplici strumenti che dalla seconda metà del Settecento si sono sviluppati in Europa riunendo arte e ottica, visione e illusione, conoscenza e divertimento per creare esperienze spettacolari inserite, per lo più, in contesti di sociabilità urbana ancora raramente studiati nell’ambito della Storia dell’Arte e nella Museologia. La “visione immersiva” del patrimonio artistico, paesaggistico e monumentale italiano diventa oggetto privilegiato di una ri-creazione dell’Italia fuori d’Italia ancora oggi troppo poco analiticamente indagata, ma destinata a rivelarsi fondamentale per la costruzione di modelli di transfert culturale e per l’elaborazione di moderni miti e stereotipi sul Paese. Dal punto di vista teorico il testo discute come l’esperienza immersiva e spettacolare del patrimonio italiano, dalle lanterne magiche dei salotti borghesi ai grandi Panorami nelle Rotonde di Londra e Parigi si sviluppi come luogo di incontro di antinomie non solo tra vero e verosimile, ma anche tra contesto e possibilità di transfert, tra cultura alta e svago popolare. Illusione e emozione diventano le opzioni privilegiate per una fruizione a distanza, attraverso esperienze virtuali, della policentrica ricchezza del patrimonio italiano. Prendendo spunto da testi e immagini storiche pubblicate all’estero la ricerca dimostra come, pur sviluppate secondo media e strumenti tecnologici per noi ormai obsoleti, queste esperienze spettacolari e “immersive” abbiano contribuito alla duratura affermazione di opzioni estetiche, ideologiche e anche di genere destinate a traghettare ed a far evolvere l’immagine dell’Italia del Grand Tour verso i diversi orizzonti d’attesa della contemporaneità.
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Atmosfere Esperienze immersive nell'arte e al museo
87
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Costa, S. (2021). Cultural Heritage ed esperienze transculturali. Il patrimonio italiano come spettacolo: evocazione, illusione, immersione. Bologna : BUP.
Costa, Sandra
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/851142
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