La sede centrale della Cassa di Risparmio di Rimini viene inaugurata nel 1912 ed è opera dell’architetto elvetico Polito Somazzi già autore del più famoso Grand Hotel di Rimini. Il progetto ripropone il modello del fiorentino palazzo Strozzi, opera di Benedetto da Maiano (1489): nella lettera di incarico infatti veniva chiesto al progettista di ispirarsi “all’architettura fiorentina della seconda metà del secolo XV” come era già accaduto per la sede della Cassa di Risparmio di Pistoia opera dell’ arch.Tito Azzolini. (Fig.1, 2) L’incarico conferito al Polistudio di Riccione ed a chi scrive (consulenza per le opere di restauro) prevedeva la redazione del progetto di restauro e conservazione del paramento lapideo dell’edificio del Somazzi. I prospetti in pietra del palazzo, i cui ultimi interventi di manutenzione datavano 1970, risultavano interessati da diffusi fenomeni di esfoliazione e disgregazione dei conci del rivestimento con conseguente distacco specie sul lato Est (più esposto all’azione eolica). Particolarmente critico, infine, appariva lo stato di conservazione delle sculture angolari in quanto soggette all’azione combinata di cause estrinseche naturali ad azione prolungata nel tempo (fattori metereologici, climatici ed inquinamento naturale). Dopo l’analisi della documentazione di archivio, conservata presso la sede della Cassa di Risparmio, e la scoperta presso la Biblioteca dell’Accademia di Architettura di Mendrisio dei disegni originali della fabbrica riminese, sono iniziate le campagne di indagini mineralogico-petrografiche del materiale lapideo naturale ed artificiale - esame al microscopio stereoscopico per analisi qualitative del materiale, identificazione di componenti accessori, grado di cementazione, colore e strutture particolari; analisi microchimiche per caratterizzare qualitativamente il tipo di legante utilizzato;analisi mineralogica per diffrattometria ai raggi X; analisi mineralogico-petrografica in sezione sottile, eseguite dal Laboratorio Diagnostico di Microchimica e Microscopia , TECORE (Unibo). Visto lo stato di conservazione delle colonnine delle bifore che segnano il piano nobile del Palazzo sono state eseguite anche ulteriori Indagini soniche vibrazionali per verificare la presenza di cavità all’interno dell’elemento degradato. Alla luce dei dati raccolti, l’intervento sui paramenti lapidei del palazzo ha avuto inizio con il preconsolidamento dei conci con trattamenti a base di silicato di etile a cui è seguita la rimozione delle patine biologiche (applicazioni di benzalconio cloruro e lavaggi con acqua demineralizzata) e delle le croste (impacchi di carbonato di ammonio). Si è quindi passati alla risarcitura delle piccole lacune con malte a base di calce a granulometria variabile ed al consolidamento mediante impacchi di polpa di cellulosa per meglio veicolare il silicato di etile nei manufatti soggetti a fenomeni di avanzata decoesione ed esfoliazione (leoni portastemmi, basamenti di colonna ecc.). I lavori si sono conclusi con un generale trattamento delle superfici con prodotti impermeabilizzanti a base silossanica.
A.Ugolini, Polistudio (2009). Progetto di restauro del paramento lapideo della sede centrale della Cassa di Risparmio di Rimini..
Progetto di restauro del paramento lapideo della sede centrale della Cassa di Risparmio di Rimini.
UGOLINI, ANDREA;
2009
Abstract
La sede centrale della Cassa di Risparmio di Rimini viene inaugurata nel 1912 ed è opera dell’architetto elvetico Polito Somazzi già autore del più famoso Grand Hotel di Rimini. Il progetto ripropone il modello del fiorentino palazzo Strozzi, opera di Benedetto da Maiano (1489): nella lettera di incarico infatti veniva chiesto al progettista di ispirarsi “all’architettura fiorentina della seconda metà del secolo XV” come era già accaduto per la sede della Cassa di Risparmio di Pistoia opera dell’ arch.Tito Azzolini. (Fig.1, 2) L’incarico conferito al Polistudio di Riccione ed a chi scrive (consulenza per le opere di restauro) prevedeva la redazione del progetto di restauro e conservazione del paramento lapideo dell’edificio del Somazzi. I prospetti in pietra del palazzo, i cui ultimi interventi di manutenzione datavano 1970, risultavano interessati da diffusi fenomeni di esfoliazione e disgregazione dei conci del rivestimento con conseguente distacco specie sul lato Est (più esposto all’azione eolica). Particolarmente critico, infine, appariva lo stato di conservazione delle sculture angolari in quanto soggette all’azione combinata di cause estrinseche naturali ad azione prolungata nel tempo (fattori metereologici, climatici ed inquinamento naturale). Dopo l’analisi della documentazione di archivio, conservata presso la sede della Cassa di Risparmio, e la scoperta presso la Biblioteca dell’Accademia di Architettura di Mendrisio dei disegni originali della fabbrica riminese, sono iniziate le campagne di indagini mineralogico-petrografiche del materiale lapideo naturale ed artificiale - esame al microscopio stereoscopico per analisi qualitative del materiale, identificazione di componenti accessori, grado di cementazione, colore e strutture particolari; analisi microchimiche per caratterizzare qualitativamente il tipo di legante utilizzato;analisi mineralogica per diffrattometria ai raggi X; analisi mineralogico-petrografica in sezione sottile, eseguite dal Laboratorio Diagnostico di Microchimica e Microscopia , TECORE (Unibo). Visto lo stato di conservazione delle colonnine delle bifore che segnano il piano nobile del Palazzo sono state eseguite anche ulteriori Indagini soniche vibrazionali per verificare la presenza di cavità all’interno dell’elemento degradato. Alla luce dei dati raccolti, l’intervento sui paramenti lapidei del palazzo ha avuto inizio con il preconsolidamento dei conci con trattamenti a base di silicato di etile a cui è seguita la rimozione delle patine biologiche (applicazioni di benzalconio cloruro e lavaggi con acqua demineralizzata) e delle le croste (impacchi di carbonato di ammonio). Si è quindi passati alla risarcitura delle piccole lacune con malte a base di calce a granulometria variabile ed al consolidamento mediante impacchi di polpa di cellulosa per meglio veicolare il silicato di etile nei manufatti soggetti a fenomeni di avanzata decoesione ed esfoliazione (leoni portastemmi, basamenti di colonna ecc.). I lavori si sono conclusi con un generale trattamento delle superfici con prodotti impermeabilizzanti a base silossanica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.