Il panorama dell’architettura del Novecento nella città di Bologna è costellato da innumerevoli presenze autoriali che hanno contribuito ad arricchire il già importante e consolidato patrimonio architettonico della città. Le opere architettoniche di Giuseppe Vaccaro, di Piero Bottoni, di Saverio Muratori, fino ai più recenti interventi di Pier Luigi Cervellati o Aldo Rossi, sono state in grado di confrontarsi con il compatto e complesso tessuto urbano cercando sempre di porsi in continuità con la storia, nel rispetto del contesto culturale all’interno del quale sono state ideate. Da ormai più di un decennio sembra che dalle ‘opere’ ci sia stato uno spostamento verso azioni e strategie di salvaguardia della città e del suo patrimonio pubblico. Le azioni, che oggi danno forma al pensiero, legato alle trasformazioni nell’ambito della città metropolitana di Bologna, sono caratterizzate da un forte legame tra amministrazione pubblica, Università e imprenditori locali, ad evidenziare lo stretto nesso tra architettura e politica, dove le politiche urbane hanno acquisito un forte accento di impegno sociale. Il riuso e il recupero di aree strategiche, un pensiero diffuso sullo spazio pubblico, la progettazione di spazi utili alla collettività sembrano aver superato la logica della ‘nuova costruzione’, portando le azioni di architetti e urbanisti verso un orizzonte di partecipazione e inclusione. Una selezione di quattro progetti evidenzia le diverse strategie e le diverse modalità di collaborazione tra i differenti attori impegnati nell’ambito delle trasformazioni urbane. Gli esempi selezionati illustrano il tema del riuso e della rigenerazione, dagli spazi pubblici ai luoghi industriali, dove gli ultimi rappresentano un terreno fertile per la sperimentazione e l’innovazione sociale, tesi ad un processo di modificazione di usi e di spazi che, una volta ripensati, tornano in vita riutilizzando quello che esiste già.
ANNALISA TRENTIN (2021). Bologna. Riuso e città. Siracusa : LetteraVentidue Edizioni Srl.
Bologna. Riuso e città
ANNALISA TRENTIN
2021
Abstract
Il panorama dell’architettura del Novecento nella città di Bologna è costellato da innumerevoli presenze autoriali che hanno contribuito ad arricchire il già importante e consolidato patrimonio architettonico della città. Le opere architettoniche di Giuseppe Vaccaro, di Piero Bottoni, di Saverio Muratori, fino ai più recenti interventi di Pier Luigi Cervellati o Aldo Rossi, sono state in grado di confrontarsi con il compatto e complesso tessuto urbano cercando sempre di porsi in continuità con la storia, nel rispetto del contesto culturale all’interno del quale sono state ideate. Da ormai più di un decennio sembra che dalle ‘opere’ ci sia stato uno spostamento verso azioni e strategie di salvaguardia della città e del suo patrimonio pubblico. Le azioni, che oggi danno forma al pensiero, legato alle trasformazioni nell’ambito della città metropolitana di Bologna, sono caratterizzate da un forte legame tra amministrazione pubblica, Università e imprenditori locali, ad evidenziare lo stretto nesso tra architettura e politica, dove le politiche urbane hanno acquisito un forte accento di impegno sociale. Il riuso e il recupero di aree strategiche, un pensiero diffuso sullo spazio pubblico, la progettazione di spazi utili alla collettività sembrano aver superato la logica della ‘nuova costruzione’, portando le azioni di architetti e urbanisti verso un orizzonte di partecipazione e inclusione. Una selezione di quattro progetti evidenzia le diverse strategie e le diverse modalità di collaborazione tra i differenti attori impegnati nell’ambito delle trasformazioni urbane. Gli esempi selezionati illustrano il tema del riuso e della rigenerazione, dagli spazi pubblici ai luoghi industriali, dove gli ultimi rappresentano un terreno fertile per la sperimentazione e l’innovazione sociale, tesi ad un processo di modificazione di usi e di spazi che, una volta ripensati, tornano in vita riutilizzando quello che esiste già.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.