Christiana choreia è una chiave interpretativa delle forme e dei modi con cui gli intellettuali cristiani, dall’Antichità alle soglie del Medioevo, hanno percepito e tentato di regolamentare la danza. Guidato da un’analisi di tipo storico-semantico e storico-culturale, questo libro offre, nelle prime pagine, una ricostruzione delle concezioni che i cristiani avevano ereditato dal mondo antico: in particolare le teorie platoniche relative alla choreia della Città ideale, il concetto di schema e il pregiudizio romano sul mestiere del danzatore, sempre marchiato dallo stigma di infamia. L’ipotesi di fondo è che, soprattutto a partire dalle elaborazioni teoriche e dalla predicazione dei Padri della Chiesa, si sia giunti alla formulazione di un’antropologia cristiana della gestualità coreutica che invitava gli uomini a diventare i perfetti imitatori di una choreia angelica come anticipazione della Città celeste. I punti fermi di questa elaborazione erano le teorie cristiane sulla rappresentazione, che non ammettevano altri spettacoli se non quello che tutti gli uomini avrebbero dovuto agire sulla scena del mondo al cospetto di Dio, e l’elaborazione filosofica di una metafora dei corpi degli uomini come strumenti musicali che, con la loro gestualità, avrebbero dovuto produrre all’unisono la melodia armonica ritmata dal Nuovo Canto, che è Logos incarnato e schema per eccellenza. Christiana choreia era dunque uno strumento cognitivo che consentiva di disciplinare le forme, i tempi e i modi di appartenenza alla comunità cristiana.
Tronca, D. (2022). Christiana choreia. Danza e cristianesimo tra Antichità e Medioevo. Roma : Viella.
Christiana choreia. Danza e cristianesimo tra Antichità e Medioevo
Donatella Tronca
2022
Abstract
Christiana choreia è una chiave interpretativa delle forme e dei modi con cui gli intellettuali cristiani, dall’Antichità alle soglie del Medioevo, hanno percepito e tentato di regolamentare la danza. Guidato da un’analisi di tipo storico-semantico e storico-culturale, questo libro offre, nelle prime pagine, una ricostruzione delle concezioni che i cristiani avevano ereditato dal mondo antico: in particolare le teorie platoniche relative alla choreia della Città ideale, il concetto di schema e il pregiudizio romano sul mestiere del danzatore, sempre marchiato dallo stigma di infamia. L’ipotesi di fondo è che, soprattutto a partire dalle elaborazioni teoriche e dalla predicazione dei Padri della Chiesa, si sia giunti alla formulazione di un’antropologia cristiana della gestualità coreutica che invitava gli uomini a diventare i perfetti imitatori di una choreia angelica come anticipazione della Città celeste. I punti fermi di questa elaborazione erano le teorie cristiane sulla rappresentazione, che non ammettevano altri spettacoli se non quello che tutti gli uomini avrebbero dovuto agire sulla scena del mondo al cospetto di Dio, e l’elaborazione filosofica di una metafora dei corpi degli uomini come strumenti musicali che, con la loro gestualità, avrebbero dovuto produrre all’unisono la melodia armonica ritmata dal Nuovo Canto, che è Logos incarnato e schema per eccellenza. Christiana choreia era dunque uno strumento cognitivo che consentiva di disciplinare le forme, i tempi e i modi di appartenenza alla comunità cristiana.File | Dimensione | Formato | |
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