Ocula è nata nel 2000 e il numero zero è stato pubblicato in dicembre di quell’anno, il primo del nuovo millennio. Allora nel nostro settore non vi era nessuna rivista online attiva, non esistevano i blog e neppure Facebook, Twitter e YouTube. Il web 2.0 era solo un termine appena inventato e quasi sconosciuto. Dal punto di vista della strategia mediatica, Ocula è nata con una visione precisa: rendere disponibili i contenuti a tutti senza costi e nel modo più semplice. Così, si è scelto di diffondere gli articoli in PDF come oggetti testuali autonomi, riconoscibili come parti di una rivista ma leggibili e stampabili con facilità grazie allo standard A4. L’architettura del sito è stata successivamente migliorata con la creazione di un CMS che lo ha reso dinamico. Il motore del sito e il suo design sono opera di Davide Gasperi, che possiede competenze di programmazione e di semiotica e sostiene tecnicamente la struttura di Ocula. La grafica è opera sua con la collaborazione di tutti i redattori e in particolare di Salvatore Zingale. Con Ocula abbiamo messo in pratica quanto la teoria semiotica ci insegnava sulla comunicazione, e oggi possiamo essere soddisfatti del nostro lavoro. Non abbiamo mai avuto bisogno né di tecnici né di designer esterni. L’impostazione scientifica Tutti i redattori di questa rivista, quasi tutti anche fondatori, sono stati allievi di Umberto Eco e della scuola semiotica bolognese: Massimo Bonfantini, Omar Calabrese, Marco De Marinis, Paolo Fabbri, Patrizia Magli, Ugo Volli e Patrizia Violi. Il lavoro di divulgazione di Eco, che ha influenzato anche la sua narrativa, ci porta a riconoscere che si può in buona misura, anche se non del tutto, rendere comprensibile ai non esperti l’approccio semiotico, spesso ritenuto oscuro e riservato agli iniziati. Tuttavia, la stessa vicenda intellettuale di Umberto Eco segna un limite oltre il quale lo studio dei segni non può essere popolarizzato senza perdere la propria capacità euristica. Come la psicoanalisi, la semiotica ha dato vita a concetti suoi propri (pensiamo a ‘langue/parole’, ‘interpretante’, ‘semiosfera’…) che devono essere assimilati, metabolizzati, prima di poterne fare uso. Anche questo, e forse più di ogni altro, è il fine di una buona divulgazione. Ocula, dunque, si è collocata in quella zona di frontiera dove la semiotica rigorosamente intesa incontra la cultura delle nuove professioni, il progetto, le altre scienze sociali. Il sottotitolo della testata “occhio semiotico sui media” sottolinea l’attenzione ai temi dell’attualità, che nei media si costruisce e si riempie di senso.
Mascio Antonella (In stampa/Attività in corso). Ocula.
Ocula
Mascio Antonella
In corso di stampa
Abstract
Ocula è nata nel 2000 e il numero zero è stato pubblicato in dicembre di quell’anno, il primo del nuovo millennio. Allora nel nostro settore non vi era nessuna rivista online attiva, non esistevano i blog e neppure Facebook, Twitter e YouTube. Il web 2.0 era solo un termine appena inventato e quasi sconosciuto. Dal punto di vista della strategia mediatica, Ocula è nata con una visione precisa: rendere disponibili i contenuti a tutti senza costi e nel modo più semplice. Così, si è scelto di diffondere gli articoli in PDF come oggetti testuali autonomi, riconoscibili come parti di una rivista ma leggibili e stampabili con facilità grazie allo standard A4. L’architettura del sito è stata successivamente migliorata con la creazione di un CMS che lo ha reso dinamico. Il motore del sito e il suo design sono opera di Davide Gasperi, che possiede competenze di programmazione e di semiotica e sostiene tecnicamente la struttura di Ocula. La grafica è opera sua con la collaborazione di tutti i redattori e in particolare di Salvatore Zingale. Con Ocula abbiamo messo in pratica quanto la teoria semiotica ci insegnava sulla comunicazione, e oggi possiamo essere soddisfatti del nostro lavoro. Non abbiamo mai avuto bisogno né di tecnici né di designer esterni. L’impostazione scientifica Tutti i redattori di questa rivista, quasi tutti anche fondatori, sono stati allievi di Umberto Eco e della scuola semiotica bolognese: Massimo Bonfantini, Omar Calabrese, Marco De Marinis, Paolo Fabbri, Patrizia Magli, Ugo Volli e Patrizia Violi. Il lavoro di divulgazione di Eco, che ha influenzato anche la sua narrativa, ci porta a riconoscere che si può in buona misura, anche se non del tutto, rendere comprensibile ai non esperti l’approccio semiotico, spesso ritenuto oscuro e riservato agli iniziati. Tuttavia, la stessa vicenda intellettuale di Umberto Eco segna un limite oltre il quale lo studio dei segni non può essere popolarizzato senza perdere la propria capacità euristica. Come la psicoanalisi, la semiotica ha dato vita a concetti suoi propri (pensiamo a ‘langue/parole’, ‘interpretante’, ‘semiosfera’…) che devono essere assimilati, metabolizzati, prima di poterne fare uso. Anche questo, e forse più di ogni altro, è il fine di una buona divulgazione. Ocula, dunque, si è collocata in quella zona di frontiera dove la semiotica rigorosamente intesa incontra la cultura delle nuove professioni, il progetto, le altre scienze sociali. Il sottotitolo della testata “occhio semiotico sui media” sottolinea l’attenzione ai temi dell’attualità, che nei media si costruisce e si riempie di senso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.