Il contesto lavorativo in cui pensare, progettare e realizzare inserimenti di persone con disabilità può incidere sul successo o meno dell’inclusione lavorativa? Se sì, in che modo? Quanto conosciamo i contesti aziendali che, oggi, danno la loro disponibilità per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità? A partire dal significato dell’essere adulti oggi e dall’importanza del lavoro di ciascuno – comprese le persone con disabilità – il contributo si prefigge di proporre una riflessione circa il senso del lavoro nello sviluppo dell’uomo occidentale contemporaneo e circa i cambiamenti che possono emergere da questa opportunità. Affrontare il tema del lavoro per le persone con disabilità significa anche, però, mettere in evidenza la distanza e le criticità esistenti tra queste due realtà che – ancora troppo spesso – risultano di fatto essere due mondi che dialogano con difficoltà. Eppure, a livello di letteratura di riferimento, è indubbio come il contesto lavorativo favorisca l’emergere di abilità integranti, grazie alle quali le persone hanno la possibilità di acquisire maggiore autonomia e autodeterminazione e di possedere, anche al di fuori del contesto lavorativo, i giusti mezzi per usufruire dei servizi che offre la comunità (Soresi, Nota, 2007). Tra i possibili strumenti di dialogo tra mondo del lavoro e disabilità ve ne sono alcuni con caratteristiche che fanno la differenza nella realtà odierna e spesso, anziché organizzare un Progetto di Vita, tenderebbero a proporre una serie di programmi che vengono solitamente ridotti a semplici tecniche dove tutti sono autorizzati ad intervenire e, in molti casi, non esiste una regia che ne sottolinei il senso e la finalità (Lepri, 2011). Si tratta di veri e propri mediatori. Alcuni di questi mediatori hanno indubbiamente assunto una valenza emblematica nel periodo pandemico che stiamo vivendo e la loro capacità o meno di agire ha determinato la riduzione o meno di vere e proprie cause di disabilitazione. Quando hanno avuto successo hanno permesso che nel lavoro entrasse il concetto di abilitazione, con l’intento di aiutare la persona a fare uso delle proprie doti e capacità, acquisendo stima di sé (Zappaterra, 2012). Presentando i dati emersi da interviste semistrutturate a testimoni privilegiati attraverso una ricerca sviluppata tra il settembre 2019 e l’ottobre 2020, in questo contributo verranno esposte le valenze pedagogiche di alcuni di questi mediatori tra cui: responsabile dei processi di inserimento delle persone con disabilità, la rete, la collaborazione pubblico-privato.

Rete a servizio dell’inclusione lavorativa di persone con disabilità. “Nuove” forme per un mediatore strategico.

Friso Valeria
2021

Abstract

Il contesto lavorativo in cui pensare, progettare e realizzare inserimenti di persone con disabilità può incidere sul successo o meno dell’inclusione lavorativa? Se sì, in che modo? Quanto conosciamo i contesti aziendali che, oggi, danno la loro disponibilità per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità? A partire dal significato dell’essere adulti oggi e dall’importanza del lavoro di ciascuno – comprese le persone con disabilità – il contributo si prefigge di proporre una riflessione circa il senso del lavoro nello sviluppo dell’uomo occidentale contemporaneo e circa i cambiamenti che possono emergere da questa opportunità. Affrontare il tema del lavoro per le persone con disabilità significa anche, però, mettere in evidenza la distanza e le criticità esistenti tra queste due realtà che – ancora troppo spesso – risultano di fatto essere due mondi che dialogano con difficoltà. Eppure, a livello di letteratura di riferimento, è indubbio come il contesto lavorativo favorisca l’emergere di abilità integranti, grazie alle quali le persone hanno la possibilità di acquisire maggiore autonomia e autodeterminazione e di possedere, anche al di fuori del contesto lavorativo, i giusti mezzi per usufruire dei servizi che offre la comunità (Soresi, Nota, 2007). Tra i possibili strumenti di dialogo tra mondo del lavoro e disabilità ve ne sono alcuni con caratteristiche che fanno la differenza nella realtà odierna e spesso, anziché organizzare un Progetto di Vita, tenderebbero a proporre una serie di programmi che vengono solitamente ridotti a semplici tecniche dove tutti sono autorizzati ad intervenire e, in molti casi, non esiste una regia che ne sottolinei il senso e la finalità (Lepri, 2011). Si tratta di veri e propri mediatori. Alcuni di questi mediatori hanno indubbiamente assunto una valenza emblematica nel periodo pandemico che stiamo vivendo e la loro capacità o meno di agire ha determinato la riduzione o meno di vere e proprie cause di disabilitazione. Quando hanno avuto successo hanno permesso che nel lavoro entrasse il concetto di abilitazione, con l’intento di aiutare la persona a fare uso delle proprie doti e capacità, acquisendo stima di sé (Zappaterra, 2012). Presentando i dati emersi da interviste semistrutturate a testimoni privilegiati attraverso una ricerca sviluppata tra il settembre 2019 e l’ottobre 2020, in questo contributo verranno esposte le valenze pedagogiche di alcuni di questi mediatori tra cui: responsabile dei processi di inserimento delle persone con disabilità, la rete, la collaborazione pubblico-privato.
2021
La responsabilità della pedagogia nelle trasformazioni dei rapporti sociali. Storia, linee di ricerca e prospettive.
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Friso Valeria
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